Corriere dello Sport Stadio (Nazionale)
DELIO ROSSI «COMINCIA IL FUTURO»
«Mi auguro che questa gara contro il Carpi non sia l’ultima, ma la prima di nuovo ciclo. Un club deve cambiare tecnico quando i giocatori non lo seguono»
«Io penso positivo. Mi auguro che per me non sia l'ultima, anzi: che sia la prima di un nuovo ciclo». Lui pensa positivo, Delio Rossi, l'allenatore che come gli omini dei videogames ha perso una vita finendo giù dal burrone, poi la sagoma lampeggia lampeggia finché riappare, toh è ancora lì, dove l'avevamo lasciato. L'ultima possibilità l'allenatore se la gioca oggi contro il Carpi (a Modena), dopodiché insert coin, mettete una monetina e per il Bologna comincerà un'altra partita, perché il campionato mica si ferma qui (purtroppo o per fortuna, chissà). Certo quella del Braglia è «una gara molto delicata, contro una diretta concorrente, e noi abbiamo la necessità di fare punti», dice Rossi. Tutto vero. Ma è anche la partita del giudizio universale. E venne il giorno. In un sabato non proprio qualunque, certamente italiano («perché il calcio è uno sport democratico, la meno esatta tra le scienze, tutti hanno ragione, specialmente chi può solo guardare e non deve fare delle scelte»), un sabato in cui il peggio non sembra essere minimamente passato, e non passerà nemmeno battendo gli avversari perché dopo c'è l'Inter e tutte le altre in fila. Però è un sabato in cui il Bologna può guardarsi allo specchio. In Cenerentola vedrebbe una società scintillante, un chairman plurimiliardario, un futuro raggiante. E vissero tutti felici e contenti. Ma qui siamo in Taxi Driver, signori: paranoie e ultimo posto in classifica, è tutto quello che riflette lo specchio delle nostre brame.
LA SVOLTA. Riconoscersi è comunque il primo passo per cambiare, e così Rossi più che i punti vuole vedere quella «scintilla» che sin qui proprio non c'è stata. «Prima di tutto viene la prestazione, e se non ci fosse mai stata penso che mi avrebbero già allontanato. Chiaro, devono arrivare anche i punti. Io non penso che sia meglio giocare male e vincere. Ti va bene una o due volte, mica sempre. A noi sta capitando di giocare discretamente e di non fare risultato». Vincere come forma terapeutica, per rimettere il treno del campionato sui binari anziché farlo deragliare. E' l'ultima chance per il Bologna. E' l'ultima chance per Rossi, che perdendo sconterebbe un altro esonero, dopo quello di Firenze e l'altro alla Sampdoria, una macchia ingloriosa e ingiusta di una carriera brillante, piena di successi. Gli chiedono come abbia fatto a vivere questa settimana all'ombra di un altro allenatore. Lui ci pensa su quel tanto che basta, poi allarga la bocca in un sorriso aguzzo e dice: «Credo che una società debba cambiare allenatore quando i giocatori non lo seguono più. Io però faccio l'allenatore, non il presidente. Mi sento messo in discussione dai risultati, non dalla dirigenza».
LA SQUADRA. Uomo di mondo, allenatore navigato, Delio conosce le dinamiche e il logorio del calcio moderno («se perdi sette partite su otto è normale che inizino a circolare i nomi di altri allenatori, sarebbe strano il contrario»), ma riconosce anche che per la prima volta avrà quasi tutta la rosa. Non Ferrari, che nel pomeriggio ha dato forfait. Ma comunque l'integrità del centrocampo (tolto Zuculini) è già qualcosa a cui aggrapparsi. Compreso quel Giaccherini che «non è di un cristallo di Boemia, non è una vetreria, e non è detto che debba per forza capitare un altro infortunio». E naturalmente Mattia Destro, emblema di questa stagione che doveva essere scoppiettante e invece è un pop-corn. «Contro il Palermo credo che Destro abbia giocato una discreta partita - dice Rossi -, la squadra ha creato per lui, ma lui può e deve fare meglio. Il suo problema sono le aspettative, perché il ragazzo ha un passato importante, e uno tende a guardare le cose da una prospettiva diversa. Ha bisogno di ritrovarsi. La medicina potrebbe essere quella di farlo giocare o dargli un turno di riposo, lo deciderò io».
AVVERSARI. Il destino invece ha già deciso di scherzare, con quel solito senso dell'umorismo incomprensibile. Un anno fa il Carpi rappresentò l'irraggiungibile. Questa volta potrebbe voler dire anche peggio. Una sconfitta significherebbe perdere contatto con le possibilità di salvezza. «Le squadre in difficoltà sono come dei malati in convalescenza - spiega Rossi -, la cosa migliore sarebbe prendere un cardiotonico e ricominciare immediatamente a correre, ma non funziona così: serve una fase di riabilitazione, una crescita graduale». Il tempo però è finito. E non basta nemmeno più il carattere: «È una componente fondamentale - chiude Rossi -, alcuni collettivi ne hanno di più e altri di meno, ce n'è sempre bisogno ma da solo non basta se poi non giochi bene a calcio».