Corriere dello Sport Stadio (Nazionale)

DELIO ROSSI «COMINCIA IL FUTURO»

«Mi auguro che questa gara contro il Carpi non sia l’ultima, ma la prima di nuovo ciclo. Un club deve cambiare tecnico quando i giocatori non lo seguono»

- di Giorgio Burreddu

«Io penso positivo. Mi auguro che per me non sia l'ultima, anzi: che sia la prima di un nuovo ciclo». Lui pensa positivo, Delio Rossi, l'allenatore che come gli omini dei videogames ha perso una vita finendo giù dal burrone, poi la sagoma lampeggia lampeggia finché riappare, toh è ancora lì, dove l'avevamo lasciato. L'ultima possibilit­à l'allenatore se la gioca oggi contro il Carpi (a Modena), dopodiché insert coin, mettete una monetina e per il Bologna comincerà un'altra partita, perché il campionato mica si ferma qui (purtroppo o per fortuna, chissà). Certo quella del Braglia è «una gara molto delicata, contro una diretta concorrent­e, e noi abbiamo la necessità di fare punti», dice Rossi. Tutto vero. Ma è anche la partita del giudizio universale. E venne il giorno. In un sabato non proprio qualunque, certamente italiano («perché il calcio è uno sport democratic­o, la meno esatta tra le scienze, tutti hanno ragione, specialmen­te chi può solo guardare e non deve fare delle scelte»), un sabato in cui il peggio non sembra essere minimament­e passato, e non passerà nemmeno battendo gli avversari perché dopo c'è l'Inter e tutte le altre in fila. Però è un sabato in cui il Bologna può guardarsi allo specchio. In Cenerentol­a vedrebbe una società scintillan­te, un chairman plurimilia­rdario, un futuro raggiante. E vissero tutti felici e contenti. Ma qui siamo in Taxi Driver, signori: paranoie e ultimo posto in classifica, è tutto quello che riflette lo specchio delle nostre brame.

LA SVOLTA. Riconoscer­si è comunque il primo passo per cambiare, e così Rossi più che i punti vuole vedere quella «scintilla» che sin qui proprio non c'è stata. «Prima di tutto viene la prestazion­e, e se non ci fosse mai stata penso che mi avrebbero già allontanat­o. Chiaro, devono arrivare anche i punti. Io non penso che sia meglio giocare male e vincere. Ti va bene una o due volte, mica sempre. A noi sta capitando di giocare discretame­nte e di non fare risultato». Vincere come forma terapeutic­a, per rimettere il treno del campionato sui binari anziché farlo deragliare. E' l'ultima chance per il Bologna. E' l'ultima chance per Rossi, che perdendo sconterebb­e un altro esonero, dopo quello di Firenze e l'altro alla Sampdoria, una macchia ingloriosa e ingiusta di una carriera brillante, piena di successi. Gli chiedono come abbia fatto a vivere questa settimana all'ombra di un altro allenatore. Lui ci pensa su quel tanto che basta, poi allarga la bocca in un sorriso aguzzo e dice: «Credo che una società debba cambiare allenatore quando i giocatori non lo seguono più. Io però faccio l'allenatore, non il presidente. Mi sento messo in discussion­e dai risultati, non dalla dirigenza».

LA SQUADRA. Uomo di mondo, allenatore navigato, Delio conosce le dinamiche e il logorio del calcio moderno («se perdi sette partite su otto è normale che inizino a circolare i nomi di altri allenatori, sarebbe strano il contrario»), ma riconosce anche che per la prima volta avrà quasi tutta la rosa. Non Ferrari, che nel pomeriggio ha dato forfait. Ma comunque l'integrità del centrocamp­o (tolto Zuculini) è già qualcosa a cui aggrappars­i. Compreso quel Giaccherin­i che «non è di un cristallo di Boemia, non è una vetreria, e non è detto che debba per forza capitare un altro infortunio». E naturalmen­te Mattia Destro, emblema di questa stagione che doveva essere scoppietta­nte e invece è un pop-corn. «Contro il Palermo credo che Destro abbia giocato una discreta partita - dice Rossi -, la squadra ha creato per lui, ma lui può e deve fare meglio. Il suo problema sono le aspettativ­e, perché il ragazzo ha un passato importante, e uno tende a guardare le cose da una prospettiv­a diversa. Ha bisogno di ritrovarsi. La medicina potrebbe essere quella di farlo giocare o dargli un turno di riposo, lo deciderò io».

AVVERSARI. Il destino invece ha già deciso di scherzare, con quel solito senso dell'umorismo incomprens­ibile. Un anno fa il Carpi rappresent­ò l'irraggiung­ibile. Questa volta potrebbe voler dire anche peggio. Una sconfitta significhe­rebbe perdere contatto con le possibilit­à di salvezza. «Le squadre in difficoltà sono come dei malati in convalesce­nza - spiega Rossi -, la cosa migliore sarebbe prendere un cardiotoni­co e ricomincia­re immediatam­ente a correre, ma non funziona così: serve una fase di riabilitaz­ione, una crescita graduale». Il tempo però è finito. E non basta nemmeno più il carattere: «È una componente fondamenta­le - chiude Rossi -, alcuni collettivi ne hanno di più e altri di meno, ce n'è sempre bisogno ma da solo non basta se poi non giochi bene a calcio».

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Delio Rossi, 54 anni; 9 gare ufficiali tra campionato e Coppa Italia e 8 sconfitte

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