Corriere dello Sport Stadio (Nazionale)

Brignone gigantesca la neve è subito azzurra

Trionfo a Sölden, è il primo della carriera

- Di Fulvio Solms

Figurarsi se lo sport italiano non abbia bisogno di un’altra Fede per potersi entusiasma­re: in fondo l’elemento che tiene a galla Pellegrini e Brignone è pur sempre l’acqua. E ora ricomponia­moci: la vittoria della figlia di Ninna Quario a Sölden vale doppio, perché se la prima manche ha detto che Federica quest’anno ha gambe e tecnica, la seconda ha rivelato che c’è anche la testa.

Aveva così tanta voglia di vincere che, quando finalmente ci è riuscita, l'ha fatto col botto. Federica Brignone agguanta il suo primo successo in Coppa del Mondo nel gigante inaugurale di Sölden, in Austria, proprio dove quattro anni fa si ritrovò in testa a metà gara e vide sfumare tutto nella seconda per una banale caduta.

La stessa situazione si è riproposta ieri, ma stavolta la 25enne nata a Milano e diventata una stella sulle nevi valdostane non ha sbagliato e, dopo una prima discesa imperiale, ha sfruttato al meglio il disegno del tecnico azzurro Gianluca Rulfi nella seconda, così da godersi l'Inno di Mameli dal gradino più alto all'ottavo podio in carriera.

L'ultima italiana a vincere in gigante era stata Denise Karbon il 26 gennaio 2008 e la neomamma altoatesin­a era sta anche l'unica, fino a ieri, a imporsi sul Rettenbach, nell'ottobre di otto anni fa. Un'eternità.

L'ha inseguita tanto questa vittoria, ma si sarebbe aspettata di ottenerla in questo modo?

«Mica male partire così, eh? Alla fine della prima manche credevo che avessero sbagliato il mio tempo».

Come ha fatto ad inventarsi un tale capolavoro?

«Mi ero allenata bene e mi sentivo in forma come non mai. Mi sono concentrat­a su me stessa, non pensando al risultato né ad altri fattori. Se me l'avessero detto alla vigilia, non ci avrei creduto. Ovvio, ci speravo e parto sempre per dare il massimo, ma non immaginavo di essere così davanti a metà gara».

Come è riuscita a mantenere la freddezza tra le due manches, soprattutt­o dopo quanto le era accaduto quattro anni fa?

«Ci ho pensato a quel giorno ed ero un po' stressata perché l'immagine continuavo a vederla nella mia testa. Dall'altra parte però, mi sono detta che non doveva succedere di nuovo e che in quel caso ero stata sfortunata. Ho sciato come se fosse stata un'altra prima manche, come se stessi partendo da zero e con nessun margine da amministra­re perché bastava un minimo errore per perderlo tutto».

E ha sciato da Federica: con grinta.

«Non ho mollato fino in fondo perché sentivo di avere ancora energie. Ho spinto fino all'ultima porta ed è venuta questa vittoria: era il mio giorno».

C'è stato qualche momento in cui ha temuto che non lo fosse?

«Sì, già nella prima manche all'ingresso del muro a un tratto ho pensato: "Oddio, dove sto finendo?". Oppure all'inizio della seconda, in cui ho fatto qualche errorino, proprio nel primo muretto. Poi però, ho cercato di non tenere troppo e quando ho tagliato il traguardo speravo solo di vedere la luce verde. Non cercavo altro».

E quando ha realizzato di avercela fatta, che cosa le è passato per la testa?

«Non l'ho ancora capito, penso che lo farò nei prossimi giorni, con un po' più di tranquilli­tà. A caldo è stata un'emozione bellissima e, quando mi hanno fatto indossare il pettorale rosso, ero veramente commossa».

Quali sono i compliment­i che le hanno fatto più piacere?

«Sentire la Shiffrin che mi dice "amazing skiing" è stato molto bello, così come ricevere le congratula­zioni di Tina Maze, che era qui ad assistere alla gara».

Prima in gigante, davanti a tutte in Coppa del Mondo: quantomeno tra le porte larghe crede di poterlo difendere il primato?

«Non ci penso, voglio vive- re gara per gara. Non è che adesso di colpo tutto sarà facile, le altre cercherann­o di migliorars­i e così farò io: continuerò a lavorare e cercherò di tenermi il pettorale rosso. So che sarà dura, potrei anche perderlo subito, ma magari col tempo riacquista­rlo. Non voglio pormi obiettivi a lungo termine e poi a fine stagione tirerò una riga. Di sicuro, cercherò di salire tante volte sul podio e magari di vincere ancora».

«Mica male partire così, eh? Ero incredula, temevo che il mio tempo fosse sbagliato»

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Federica Brignone, 25 anni, in azione
 ??  ?? Federica Brignone, 25 anni, in cima alla piramide della squadra azzurra
Federica Brignone, 25 anni, in cima alla piramide della squadra azzurra

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