Corriere dello Sport Stadio (Nazionale)
KALINIC Gol e sudore in silenzio
Il croato ha messo a segno finora cinque reti in otto giornate, ma è il sacrificio a renderlo davvero prezioso
Ha voglia di sorridere ancora. E di restare lassù, in cima alla classifica. «Vogliamo tornare sulla via della vittoria»: Nikola Kalinic va dritto al centro della questione. Lo fa a suon di hashtag, dalla sua pagina Instagram: domani partita importante e intanto si concentra. E' il terzo attaccante più prolifico della Serie A: un gol ogni 109 minuti su 543 fin qui giocati, uno ogni 40 palloni toccati. Meglio di lui hanno fatto solo i gemelli diversi del Napoli, Insigne da una parte (una rete ogni 94 minuti sui 566 complessivi messi insieme fin qui) e Higuain (una ogni 108 minuti sui 649 disputati).
L'attaccante croato arrivato dalla lontana Ucraina in poche settimane ha conquistato tutti. Non Sousa, che lo seguiva da nove anni e che la scorsa stagione, quando era allenatore del Basilea, aveva già provato a far di tutto pur di portarlo in Svizzera. Ha cancellato in pochi attimi il ricordo logoro e sbiadito di Mario Gomez - che lontano da Firenze è tornato a segnare sia in campionato sia in Europa -: gli è bastato il tempo della prima amichevole, la vigilia di ferragosto, per prendersi il trono e rovesciare tutte le prospettive. Undici i suoi tiri nello specchio della porta avversaria, con una percentuale di precisione balistica da primato, il 73%, ma la differenza, lui, l'ha fatta soprattutto nel gioco. Col Milan ha subìto il fallo costato ad Ely l'espulsione e dalla punizione fischiata è nato il vantaggio viola. Oggi, due mesi dopo il debutto
GARANZIA SOUSA.
in campionato, l'errore marchiano commesso quella notte davanti a Diego Lopez che avrebbe potuto portare la Fiorentina in vantaggio, nessuno lo ricorda più. Perché quell'attaccante senza ciuffo da sistemare, attaccatissimo alla famiglia e mai sopra le righe, è andato oltre ogni aspettativa. Cinque milioni e mezzo l'investimento fatto: la sua resa è inarrestabile. Pure col Torino, nonostante il ko, è dalla ribattuta di Padelli su un suo tiro (di testa) che Alonso trova la rete del momentaneo vantaggio, mentre contro il Bologna la differenza l'ha fatta subentrando, tutto in 34 minuti. Compreso il volo al secondo posto.
L'UOMO PIU' SEMPLICE.
Con l'Inter, poi, ha scritto la storia. Prima conquista un rigore e costringe Miranda dopo una manciata di minuti a farsi da parte, rosso e via, poi tre gol a San Siro, hat-trick, pallone in valigia e un viaggio di ritorno da uomo più semplice che c'è, sorrisi senza eccessi, con la consapevolezza di aver finalmente riacceso i riflettori su se stesso. Gol e assist la sua dieta perfetta, con la Fiorentina e pure con la Nazionale, dove ha cancellato l'assenza di Mandzukic e regalato alla Croazia la qualificazione ai prossimi Europei di Francia. A Napoli ha fatto reparto praticamente da solo: sfiora un gol, realizza quello dopo e sale a cinque reti nella classifica marcatori. Cinque centri fin qui, messi a segno tutti di destro e tutti da dentro l'area di rigore, rapace come nessuno. Ora cerca il salto definitivo, quello della consacrazione: non per se stesso. Solo per Firenze, la città che gli ha restituito tutto, l'occasione e l'atmosfera.