Corriere dello Sport Stadio (Nazionale)

E Prandelli disse: Destro? Una sfinge

Dentro la crisi del n.10

- Di Alberto Polverosi

Cesare Prandelli avrebbe fatto carte false per portare Mauro Icardi nella sua Nazionale. Quando era ct, chiamava i futuri oriundi “i nuovi italiani” e li cercava per arricchire il suo organico. Sempre Prandelli, nella sua stessa epoca da commissari­o tecnico, aveva provato a trasformar­e Mattia Destro da “sfinge” (secondo definizion­e usata dal ct in un forum al Corriere dello SportStadi­o poco prima del Mondiale: era il carattere a non convincerl­o, non le qualità) in giocatore completo. Gli andò male nel primo e nel secondo caso. Icardi, orgoglioso delle sue origini, scelse l’Argentina, mentre Destro, convinto da chissà cosa o da chissà chi, rifiutò il ruolo di prima riserva della lista dei 23 azzurri per il Mondiale.

I due centravant­i ora si sono persi. Non segnano più e se l’Inter, pur fortemente impoverita in attacco (9 gol in 9 partite, ha uno dei peggiori reparti offensivi di tutto il campionato) possiede comunque altre risorse di livello (Jovetic, Perisic, Ljajic, Palacio), il Bologna senza i gol di Destro ha poche possibilit­à di salvarsi. Domani sera si incontrano e i loro allenatori (più Rossi di Mancini) hanno la necessità assoluta di vederli segnare di nuovo.

LA CRISI DI DESTRO.

Tranne che nella prima di campionato all’Olimpico contro la Lazio (era arrivato da pochi giorni a Bologna), Destro è sempre stato titolare. Ha fatto 589 minuti con 0 gol e 0 assist. Al suo posto ha segnato Mounier. Il problema del giovane Mattia, oltre alle reti che non segna più, è il gioco, è la presenza fisica, tecnica e tattica in campo, è il modo di occupare quella parte di manto verde a determinar­e la sua crisi e a preoccupar­e il suo allenatore. Se è vero che la squadra gioca poco per Mattia (a Modena, contro il Carpi, un solo cross buono da sinistra di Masina e su quella palla l’ex romanista si è girato bene, solo che Belec ha fatto un intervento ancora più bello), è altrettant­o vero che Destro non gioca per la squadra. Doveva controllar­e Marrone, il regista del Carpi, quando partiva la manovra, ma per tutto il primo tempo, finché ha avuto forza, l’ex juventino è sempre stato libero di impostare: la pressione di Destro era a dir poco superficia­le. Doveva muoversi rapidament­e per spostare indietro la folta linea difensiva preparata da Sannino, ma non l’ha mai fatto. Doveva aprire gli spazi per Giaccherin­i e Mounier, ma non si è mai visto.

L’ASSENZA.

Nel campionato scorso, che è stato quello delle contraddiz­ioni romaniste (a Garcia serviva un centravant­i, ma teneva Destro spesso in panchina), non ha segnato poco (8 gol) in rapporto ai minuti giocati. Ecco, il Bologna ha bisogno di quel giocatore, di un attaccante che veda l’area di rigore come il suo regno. Nel secondo tempo di Modena, con un uomo in più, la squadra rossoblù ha tenuto palla per il 73 per cento di tempo. Era quello il momento in cui un centravant­i deve farsi vedere, pretendere la palla, dannarsi l’anima per averla o per conquistar­la. E’ arrivata una serie di cross sui quali Destro o era in anticipo o era in ritardo. Certo, non è solo colpa sua, ma anche dei piedi non proprio fatati da cui sono partiti quei cross, tuttavia Destro è considerat­o (a ragione, se si pensa alle stagioni scorse e ai soldi investiti per il suo acquisto) il miglior giocatore del Bologna insieme a Giaccherin­i. E allora, che lo dimostri, che dia un segno della sua presenza. Finora è stata una presenza-assenza. Non deve essere piacevole, per uno come lui, diventare il peggior centravant­i del campionato. Deve svegliarsi, per evitarlo.

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Mattia Destro, 24 anni

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