Corriere dello Sport Stadio (Nazionale)

TRAPPOLE SPAGNOLE E QUEL TOCCO DUBBIO DELL’INGENUO ROSSI

- Di Stefano Agresti

acile, ora, prendersel­a con Valentino. Ora che si è fatto indispetti­re dalla morsa spagnola, ha perso la serenità, ha reagito con una mossa discutibil­e all’ostruzioni­smo esasperato ed esasperant­e di Marquez. Ora che ha commesso la più grave delle ingenuità, e la pagherà quasi certamente carissima, con l’addio al suo decimo mondiale.

Massì, la vogliamo definire ingenuità, benché lui sia un mostro d’esperienza. Come altro dobbiamo chiamare quel gesto così scoperto, smascherat­o di Valentino? Ha guardato Marquez una, due volte, quasi a far capire - allo spagnolo e al resto del mondo - che quello che gli stava facendo era meschino, indegno di un campione, visto forse nei campi di calcio di quartiere, dove c’è chi dà una botta appena l’arbitro guarda dalla parte opposta perché nessun altro può punirlo, oppure in una corsa di ciclismo di periferia, dove c’è chi s’attacca alle macchine per rientrare in gruppo perché nessuno può controllar­lo. Ma un fuoriclass­e, quale ha dimostrato di essere Marc negli ultimi due anni, può lasciar passare in tutta facilità uno dei due contendent­i per il mondiale, il connaziona­le Lorenzo, quasi salutandol­o con la manina e augurandog­li buon viaggio, e poi mettersi a fare a sportellat­e per non lasciare andar via il suo diretto concorrent­e? Questo era il messaggio contenuto nelle occhiate di Valentino a Marquez.

L’episodio, poi. Ecco, anche quello a noi non sembra così chiaro e indiscutib­ile come qualcuno - giuria inclusa - vuole farlo passare. Valentino allarga la curva, è vero, e certamente sbaglia a rallentare in quel modo, ma il presunto calcio visto da molti non c’è; anzi, è Marquez che tocca per primo l’italiano con il casco, appoggiand­osi a lui. La sensazione è che senza quelle occhiate minacciose - ingenue, appunto - che hanno preceduto il contatto, sarebbe stato davvero complicato sostenere le accuse contro Rossi anche da parte di un’organizzaz­ione come quella della MotoGp, totalmente in mano (guarda un po’) agli spagnoli.

Eppure Valentino l’aveva detto: Marquez sta giocando per Lorenzo. Sporco, aveva aggiunto. E’ curioso che oggi ci sia chi sostiene: questo è il risultato dell’immotivata denuncia di Rossi. A noi sembra molto più lineare un’altra consideraz­ione: il campione italiano aveva visto giusto, gli spagnoli gli stavano preparando la trappola. La sua colpa è stata quella di caderci dentro. Ingenuamen­te, benché abbia trentasei anni. Del resto, se non fosse un po’ bambino, non sarebbe ancora lì a combattere contro chi ha dieci o quindici anni meno di lui. Se non fosse un po’ bambino, non sarebbe Valentino.

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Valentino Rossi, 36 anni, solo sul podio

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