Corriere dello Sport Stadio (Nazionale)
Rossi: E’ la paura il grande problema
«In partite come quella fra Bologna e Inter non c’è bisogno di giovani, ma di giocatori». E Saputo guarda
«Ho letto la Bibbia. Sono andato al passo di Davide contro Golia: mi sono affidato a qualcuno più in alto di me». Allora qualcuno gliela butta lì: a chi, Saputo? Non fa differenza che sia l'altissimo o il mega diretto regalattico con l'acquario dei dipendenti in ufficio. Delio Rossi e il Bologna sono chiamati alla missione impossibile parte 2 in pochi giorni, questa volta contro l'Inter, per salvare capra e cavoli, per non ricominciare il valzer dei nomi, insomma per salvare la panchina. L'amministratore delegato Claudio Fenucci spergiura che da lì Rossi non si muove. Ma se dovesse perdere saremmo punto e a capo: dieci partite, otto steccate, due no. E allora, il gigante nerazzurro come lo abbatti? Con la fionda? «Per queste partite c'è bisogno di giocatori, non di giovani», dice Rossi. Anzi, meglio. «La paura spiega -, è quello il problema più grande. Perché magari hai fatto discrete prestazioni, poi prendi le botte nella testa e nel momento in cui i punti contano davvero affronti la partita preoccupato. Ma non è che se vai alla guerra con la paura rischi di morire di meno».
PIU' CORAGGIO. Poche ore dopo il successo contro il Carpi il soldato Delio è lo stesso di sempre. Fucile in spalla, faccia che non tradisce tensione, e tra citazioni filosofiche e proverbi l'allenatore tocca il nocciolo della questione rossoblù: «Vorrei vedere meno preoccupazione. Un po' di coraggio e di spavalderia». Essù, in fondo la squadra di Mancini ha dei problemi, imbattibile non è. «Vorrei averli io i problemi che ha lui. Ha problemi diversi. Quella che affrontiamo è la partita della vita, e devi fare la partita perfetta, avere un pizzico di fortuna e sperare che loro non siano al massimo». Sta di fatto che in questo breve arco temporale potrebbe essere successo di tutto. Persino che la scintilla, quel clic nella testa che serve al Bologna per farsi del bene, l'abbia accesa il pomeriggio giocato al Braglia. «Non ho mai pensato che le partite le vince l'allenatore con gli schermi. Le partite le vincono i giocatori. Un allenatore non fa mica l'inventore, non tira fuori le pepite d'oro dalle rape bianche».
IL FUTURO. Eppure domani potrebbe essere (di nuovo) troppo tardi per le alchimie, «anche se ci mancano 2-3 punti». E' in programma l'assemblea dei soci, il giorno in cui Saputo infarcirà il club con altri 30 milioni. Una sconfitta potrebbe essere una pallottola d'argento per Delio (a quel punto ecco Donadoni). Di questo se ne occuperà dopo perché, dice lui, «sono concentrato sul presente e sul futuro. Se non fossi più l'allenatore mi dispiacerebbe e mi interesserà il dopo, mi lego all'ambiente e ai ragazzi che ho allenato». Fare punti con l'Inter anche per allontanare le critiche («Ho grande rispetto, quindi non lo ascolto. Il punto è che la critica una volta che ha denunciato ha finito. Invece il mio compito inizia lì, per far sì che le critiche non ci siano più»), e guardare orizzonti di gloria. «In questa squadra vedo grandi potenzialità. Inespresse. Non ho il bilancino, io non faccio il farmacista, non lo so quando le esprimeremo al massimo».
GIOCATORI. Di sicuro, aggiunge ancora Rossi, «i campionati si decidono a marzo, e ci devi arrivare attaccato al treno». Quel treno che alcuni ancora non hanno preso. Crisetig, che «non è sparito e tornerà presto a far parlare di sé», o magari Brighi e Acquafresca. «Ma arriverà il momento per tutti. Quando le cose non vanno bene, chi non gioca ha sempre ragione, quando le cose vanno bene non ci si accorge mai di chi manca». Di sicuro c'è Mattia Destro, però. Non segna da quasi settecento minuti. «Bisognerebbe che cambiasse il nome, che pensasse di essere il signor Bianchi». Mmm. Bianchi no. A Bologna c'è già passato. «Facciamo Neri, allora. Andiamo all'anagrafe e gli cambiamo il nome». Magari Davide o Golia.
«La paura condiziona perché magari hai fatto buone prove poi, quando serve...»
«Mi piacerebbe vedere meno preoccupazione più coraggio e più spavalderia»
Di fronte al magnate canadese un’altra sconfitta potrebbe anche essere decisiva...