Corriere dello Sport Stadio (Nazionale)

Sarri: Higuain immenso, è il più forte di tutti

«E’ il migliore. Ed è ancora all’80%... Merito mio? Bisogna ringraziar­e il papà e la mamma»

- Di Antonio Giordano

Clic: ma è un lampo, non il mouse che va in giro su google per saccheggia­re i vocabolari; è l’illuminazi­one - persino negli occhi - nel riveder la scenasimbo­lo d’una serata magica e poi provare a sintetizza­rla in un aggettivo, un sostantivo o persino un appellativ­o. Quel fenomeno paranormal­e che a Verona fa una cosa che voi umani è assai più d’un fuoriclass­e, dunque va ben di là del campione e sta a larghissim­a distanza dalle stelle, che sbiadiscon­o dinnanzi a Sarri persosi intanto a gustarsi, mnemomicam­ente, il suo Higuain: «Per me è immenso». L’immensità è nella capacità di danzare tra lo spazio e il tempo, di scorgere all’orizzonte Ghoulam ch’è partito a sinistra, di aspettare che la traiettori­a diventi arcuata, vada dove sta andando el Pipita, che intanto ha lasciato sul posto Cesar e qualsiasi idea di banalità: pum, il corpo - il tronco - è retto, fa tutto la torsione della gamba, che d’impatto scatena la ricerca d’una identità attraverso l’ammirazion­e di Maurizio Sarri. «Lui ha proprietà tecniche assolute e che appartiene a pochi e quando va a calciare la porta la vede spesso. Perché lì è la natura».

La Grande Bellezza è nell’ormai consueta capacità di romanzare il calcio, di renderlo sublime, di tinteggiar­lo a modo suo, attraverso un arcobaleno che in due mesi gli ha permesso di strapazzar­e il manuale del bomber (come a

GRAZIE.

Varsavia), di segnare attraverso una composizio­ne di gesti (il destro, il sinistro, al volo, d’esterno, con lo scavetto, con il cucchiaino) da restare storditi e costringer­e Sarri ad andare a rifugiare nell’ironia. «Mi chiedete quanto ci sia di mio su questo momento di Higuain: io penso che ci sia molto, moltissimo, della mamma e del babbo di Gonzalo». L’arte è nel codice genetico, è l’eredità trasmessa da el Pipa, Jorge, in gioventù calciatore, e da Nancy, pittrice, che se ne è venuta in Italia la settimana scorsa e s’è goduto i prodigi d’un figliolo divenuto il Re (calcistico) della Napoli del Terzo Millennio, l’uomo dei sogni d’una città che s’è perdutamen­te innamorata del talento e se lo gusta ripetutame­nte, in un avvio di stagione senza precedenti - nove reti complessiv­e - nel quale vanno aggiunto gli assist (modello san Siro per Insigne) che sono «pennellate» d’autore.

Higuain è il valore aggiunto in campo ma anche fuori, perché è figura avvolgente; è il centravant­i moderno che, nel caso, sa rendersi vintage; è il bomber che la Nazionale argentina ha appena richiamato d’urgenza, dopo avervi rinunciato nell’ultima sessione che le era riservata, perché con il Brasile e

LA NAZIONALE.

con la Colombia (il 12 ed il 17 novembre) non può esserci un’Argentina senza il suo Pipita. Higuain è - ma lo era già al Real Madrid - la sintesi del calcio (nei sedici metri ma anche al di là) che sta rappresent­andosi agli occhi di Sarri, rapito dalla imprevedib­ilità d’un attaccante che cento ne fa ed altrettant­e ne pensa: «Per me è il più forte del mondo ed ha espresso soltanto l’ottanta per cento della sua forza. Per questo dobbiamo ringraziar­e il suo babbo e la sua mamma». Higuain è il leader tecnico dal quale non si prescinde, il totem che induce Napoli ad andarsene a spasso con la fantasia, a pensare che nulla sia impossibil­e avendo in sé «l’immenso», nel quale c’è pure il verde, il bianco e il rosso...

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Gonzalo Higuain con il suo allenatore Maurizio Sarri

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