Corriere dello Sport Stadio (Nazionale)
Sarri: Higuain immenso, è il più forte di tutti
«E’ il migliore. Ed è ancora all’80%... Merito mio? Bisogna ringraziare il papà e la mamma»
Clic: ma è un lampo, non il mouse che va in giro su google per saccheggiare i vocabolari; è l’illuminazione - persino negli occhi - nel riveder la scenasimbolo d’una serata magica e poi provare a sintetizzarla in un aggettivo, un sostantivo o persino un appellativo. Quel fenomeno paranormale che a Verona fa una cosa che voi umani è assai più d’un fuoriclasse, dunque va ben di là del campione e sta a larghissima distanza dalle stelle, che sbiadiscono dinnanzi a Sarri persosi intanto a gustarsi, mnemomicamente, il suo Higuain: «Per me è immenso». L’immensità è nella capacità di danzare tra lo spazio e il tempo, di scorgere all’orizzonte Ghoulam ch’è partito a sinistra, di aspettare che la traiettoria diventi arcuata, vada dove sta andando el Pipita, che intanto ha lasciato sul posto Cesar e qualsiasi idea di banalità: pum, il corpo - il tronco - è retto, fa tutto la torsione della gamba, che d’impatto scatena la ricerca d’una identità attraverso l’ammirazione di Maurizio Sarri. «Lui ha proprietà tecniche assolute e che appartiene a pochi e quando va a calciare la porta la vede spesso. Perché lì è la natura».
La Grande Bellezza è nell’ormai consueta capacità di romanzare il calcio, di renderlo sublime, di tinteggiarlo a modo suo, attraverso un arcobaleno che in due mesi gli ha permesso di strapazzare il manuale del bomber (come a
GRAZIE.
Varsavia), di segnare attraverso una composizione di gesti (il destro, il sinistro, al volo, d’esterno, con lo scavetto, con il cucchiaino) da restare storditi e costringere Sarri ad andare a rifugiare nell’ironia. «Mi chiedete quanto ci sia di mio su questo momento di Higuain: io penso che ci sia molto, moltissimo, della mamma e del babbo di Gonzalo». L’arte è nel codice genetico, è l’eredità trasmessa da el Pipa, Jorge, in gioventù calciatore, e da Nancy, pittrice, che se ne è venuta in Italia la settimana scorsa e s’è goduto i prodigi d’un figliolo divenuto il Re (calcistico) della Napoli del Terzo Millennio, l’uomo dei sogni d’una città che s’è perdutamente innamorata del talento e se lo gusta ripetutamente, in un avvio di stagione senza precedenti - nove reti complessive - nel quale vanno aggiunto gli assist (modello san Siro per Insigne) che sono «pennellate» d’autore.
Higuain è il valore aggiunto in campo ma anche fuori, perché è figura avvolgente; è il centravanti moderno che, nel caso, sa rendersi vintage; è il bomber che la Nazionale argentina ha appena richiamato d’urgenza, dopo avervi rinunciato nell’ultima sessione che le era riservata, perché con il Brasile e
LA NAZIONALE.
con la Colombia (il 12 ed il 17 novembre) non può esserci un’Argentina senza il suo Pipita. Higuain è - ma lo era già al Real Madrid - la sintesi del calcio (nei sedici metri ma anche al di là) che sta rappresentandosi agli occhi di Sarri, rapito dalla imprevedibilità d’un attaccante che cento ne fa ed altrettante ne pensa: «Per me è il più forte del mondo ed ha espresso soltanto l’ottanta per cento della sua forza. Per questo dobbiamo ringraziare il suo babbo e la sua mamma». Higuain è il leader tecnico dal quale non si prescinde, il totem che induce Napoli ad andarsene a spasso con la fantasia, a pensare che nulla sia impossibile avendo in sé «l’immenso», nel quale c’è pure il verde, il bianco e il rosso...