Corriere dello Sport Stadio (Nazionale)

«Ora attacchere­mo il primo posto»

«Non mi interessa la classifica, mi interessa fare altri tre punti»

- Di Roberto Maida

Arrampicar­si è bello ma non gli basta: «E’ il momento di accelerare. Non difenderem­o la testa della classifica. La attacchere­mo. Attacchere­mo i tre punti». Passata la turbolenza, recuperata la giusta velocità di crociera, Rudi Garcia ha pilotato la Roma più in alto di tutti. E’ stato tutto così veloce, la picchiata di Borisov fino alla vetta di Firenze, da sembrare incredibil­e. Ventisei giorni sull’altalena, tra critiche e difese, tra detrattori e fedeli. Ora può parlare lui, il comandante, con quel ghigno che ogni tanto si apre a lasciar capire senza dire: «Io sono sempre stato tranquillo, le verità nel calcio si possono ribaltare velocement­e. Non cadere nel pessimismo è l’atteggiame­nto giusto. E ora servirà lo stato d’animo opposto: niente euforia».

Il fumo tossico è diventato incenso: l’allenatore da commissari­are è

CONCENTRAZ­IONE.

diventato l’allenatore predestina­to allo scudetto. Ma Garcia mantiene lo sguardo corto, più dei suoi capelli che pure ha tagliato: «Se altri tecnici vedono la Roma favorita, non mi fa né caldo né freddo. Mai come oggi è importante questo concetto: la partita principale è quella contro l’Udinese. Spero che i ragazzi lo abbiano capito». Capire che non si può sottovalut­are. Mai.

Il collega Paulo Sousa lo ha velatament­e accusato

STILE.

di difensivis­mo, valorizzan­do il dato del possesso palla favorevole alla Fiorentina. Solo contro il Barcellona, la Roma era stata stritolata in questa specialità: «Esistono diversi piani tattici. A me piace una squadra che sappia tenere la palla e alzare il pressing. Ma questo gioco a Firenze è durato solo sei minuti per colpa di Salah...». Una magnifica colpa: «Poi era previsto di arretrare per colpire in contropied­e. L’importante è trovare equilibrio, anche nella metà campo offensiva, secondo la logica che ripeto spesso: la star è la squadra, non il singolo, anche in un gruppo pieno di campioni. E alla fine la Roma che è voglio è una soltanto: la Roma che vince». Con uno spirito sempre propositiv­o: «Continuo a pensare che per vincere le partite sia necessario segnare un gol in più dell’avversario. Ma prima della partita di Firenze, in cui la fase difensiva è stata ottima, abbiamo concesso troppo».

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