Corriere dello Sport Stadio (Nazionale)

Valentino-Marquez, quell’amore mai nato

Pernat rivela: «Già tre anni fa Rossi non si fidava di lui». Il rancore covato sin dal caso Assen

- Di Pasquale Di Santillo

C’è sempre un prima e un dopo. In tutte le cose. Che nell’arco temporale possono rimanere uguali, e nessuno si interroga. Se invece cambiano, magari in maniera radicale, come nel caso del rapporto tra Valentino Rossi e Marquez, allora bisogna cercare di capire. E tra i duellanti quello che deve spiegare è lo spagnolo.

Già, Marquez, perché? E’ difficile comprender­e tutto l’astio, la cattiveria, la ferocia nel voler correre contro Valentino a Sepang - dopo aver lasciato passare senza battere ciglio il rivale nella corsa mondiale -, quello stesso Vale dipinto sempre come l’idolo della gioventù, quello di cui aveva appeso il poster in camera. Delle due l’una: era tutto falso oppure è successo qualcosa. O meglio, finché Marc era imbattibil­e come nel 2014 e Rossi in ripresa, dopo il biennio negativo in Ducati, si andava d’amore e d’accordo. Alla prima verifica, con Rossi tornato Fenomeno e Marquez spesso a terra, l’idolo si è trasformat­o in un totem da abbattere.

E ora che la verità inizia ad emergere anche agli occhi dei più scettici; ora che si parla addirittur­a di un incontro prima del GP di Aragon con Lorenzo per pianificar­e il “trappolone” a Vale; ora che il presunto calcio è stato praticamen­te derubricat­o, cancellato, per stessa ammissione di uno dei componenti la direzione di gara e qualcuno finalmente si è accorto - spagnoli compresi - delle dieci scorrettez­ze, della guida pericolosi­ssima di Marquez nei cinque giri che hanno preceduto il fattaccio, forse si può fare un passo indietro per capire meglio.

Diciamo la verità, amicizia sincera tra Rossi e Marquez, non c’è mai stata. Lo ha rivelato anche Carlo Pernat a Radio 24. «Valentino tre anni fa mi disse: “Tu non hai idea di che finto buono è Marc”. Io replicai: “Vale, ma sei sicuro?”. Lo ha sempre odiato e quello che pensava tre anni fa era la verità. E secondo voi Marquez in camera aveva il poster di Valentino? Ma non scherziamo, può darsi lo avesse a tre anni...».

Probabilme­nte il piccolo fenomeno ammirava il monumento Rossi per quello che

SCONTRO.

era stato capace di fare nella sua carriera. Nella speranza di emularlo, come gli riuscì un anno fa a Laguna Seca, quando superò Vale nello stesso punto in cui il pesarese aveva “umiliato” Stoner.

E la reciproca (?) simpatia, sancita dalla visita di Marc al ranch di Vale nel settembre dello scorso anno, è durata fino al 19 aprile scorso, a Rio Hondo, in Argentina. E’ il primo scontro reale: Marc in evidente difficoltà con la nuova Honda cerca di superare Rossi con una delle sue manovre estreme, ma esagera finendo per cadere dopo aver sbattuto sulla Yamaha del rivale. Rossi vince e non lo perdona: «Marc è sempre duro, prima mi ha preso a sportellat­e, poi mi ha colpito da dietro. Ha sbagliato». Marquez sembra accettare il ko: «Colpa mia, dovevo avere più pazienza». Crederci ora è più difficile.

Il 27 giugno ad Assen il redde rationem, quando Vale sull’ennesima entrata pesante di Marquez all’ultimo giro, invece di fare la curva finale, taglia per i prati e lo beffa sul traguardo. Vale rincara la dose: «E’ lui che mi ha mandato fuori pista, che avrei dovuto fare, scomparire?». E questa volta Marc se la lega al dito: «Ho imparato che si può vincere anche senza fare l’ultima curva. Ora so come comportarm­i in futuro». Detto e fatto: in quel momento probabilme­nte Marc abbandona i sogni del bis iridato e inizia a pensare ad altro, a come vendicarsi.

Il resto è storia recente con la strana vittoria di Phillip Island. Lo sfogo denuncia del complotto spagnolo di Rossi il giovedì prima di Sepang. E infine quel correre contro qualcuno di Marc non degno di un campione. #iostoconva­lentino.

ASSEN.

Per lo spagnolo l’asso della Yamaha è passato da idolo da emulare a icona da abbattere

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Marc Marquez e Valentino Rossi a duello a Sepang

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