Corriere dello Sport Stadio (Nazionale)
ICARDI-HANDA INTER PRIMA
A Bologna torna la legge dell’1-0 (in dieci)
Ljajic, assist a Maurito dopo il rosso a Melo Miracolo del portiere su Destro. Mancini espulso
L’Inter è di nuovo in testa al campionato, magari per una notte ma è in testa. Non può esserlo per il gioco, perché anche ieri, a Bologna, non se n’è visto. Forse per il carattere con cui si esalta quando sembra sul punto del tracollo: in 10, a Palermo, aveva dato il meglio di sé e difeso senza problemi l’1-1; in 10 (espulso Felipe Melo a mezz’ora dalla fine sullo 0-0) a Bologna ha segnato il gol della vittoria e del primato. Ma di sicuro è al comando perché nessuna squadra italiana ha la sua cattiveria: due occasioni, un gol.
Il Bologna è l’esatto contrario dell’Inter. Stava giocando benino in parità numerica, con un uomo in più si è fermato e preso il gol si è sciolto. Solo Destro poteva ritirarlo su, ma si è mangiato la rete del pari davanti ad Handanovic (prodezza dello sloveno). Era entrato da poco, era fresco, non è proprio il suo momento.
MEGLIO IL BOLOGNA. Dopo nemmeno 10 minuti veniva da chiedersi come fosse possibile la metamorfosi del Bologna. Rispetto a tre giorni fa sembrava una squadra vera, con difetti, ma squadra. La risposta andava cercata dall’altra parte, nell’Inter: non stava giocando come il Carpi, non stava proprio giocando. Passeggiava. E pur passeggiando sbagliava un pallone dietro l’altro.
Nemmeno il Bologna credeva a quanto gli stava capitando: incontrare un’avversaria seconda in classifica che giocava peggio del Carpi, ultimo in classifica. Il ritmo e la buona qualità di Giaccherini, unito ai movimenti di Mounier, alla regìa da vecchio del diciottenne Diawara e alla sicurezza della difesa mettevano in difficoltà giocatori come Kondogbia, Juan Jesus e Santon.
SENZA AMBIZIONI. Tutta l’Inter stava giocando una partita svagata, così vuota da sembrare un allenamento, anzi, un riscaldamento. Partivano ogni tanto i lancioni di Ranocchia ed erano fuori misura; allora Brozovic, che Mancini ha schierato alle spalle di Icardi, cercava di cucire centrocampo e attacco ma andava a sbattere sul solido trio centrale di Rossi; l’alternativa finale era lo spunto del volenteroso Ljajic, partito a sinistra, poi spostato a destra e infine al centro, ma il serbo, in attesa del colpo dell’assist, dribblava in orizzontale senza mai trovare un varco nell’attenta copertura bolognese. Alla fine del primo tempo c’era un dato che spiegava con esattezza il tipo di partita dell’Inter: erano quattro i palloni toccati da Icardi e il primo, al 20', era andato lui a prenderselo nel cerchio di centrocampo. Quella squadra faceva tristezza. Era senza ritmo, senza velocità, senza gioco, e ci può pure stare, ma era anche senza ambizioni e senza convinzione e questo non può andar bene.
LE SCELTE DI ROSSI. Rispetto alla partita di Palermo, Mancini aveva cambiato sei giocatori lasciando fuori il più talentuoso, Jovetic, pronto per la Roma. Ancora più drastica era la scelta di Rossi che aveva portato in panchina Destro, senza gol da 798' (compresi quelli di ieri), per far giocare Mancosu. Per essere chiari, non è che la vivacità e in certi momenti anche l’inattesa qualità del Bologna abbiano prodotto chissà cosa. Qualche pericolo davanti ad Handanovic, ma nessuna autentica occasione da gol.
E alla fine, solo un tiro in porta, quello di Destro. Ma se una squadra è debole dentro, succede quello che è successo al Bologna: errore di Gastaldello che ha regalato la palla Perisic, poi l’attacco rapido in “ic”, Brozovic, mancato intervento di Ferrari, assist di Ljajic e appoggio in rete di Icardi. Che aveva segnato un mese fa, quando l’Inter aveva vinto la sua ultima partita.