Corriere dello Sport Stadio (Nazionale)

Sousa: Dominando, si va lontano

Il tecnico viola non si nasconde: «Il nostro scudetto è avere la mentalità vincente»

- di Francesca Bandinelli FIRENZE

Alla parola scudetto Paulo Sousa alza la mano. La sua Fiorentina c'è e non si tira indietro. «Noi dobbiamo farci trovare pronti sempre. Il nostro "scudetto", però, deve essere la creazione di una cultura vincente, la nostra idea non deve prescinder­e dal principio di dominare ogni partita. Perché questo ci porterà lontano». Poi aggiunge: «Questa volta, a riprenderc­i la vetta, ci abbiamo messo meno tempo: è passato un turno dallo stop con la Roma e la squadra è stata brava a crederci e puntare così in alto. Tornare lassù mi ha fatto tornare il sorriso: questi giocatori meritano il mio applauso perché sanno farsi trovare sempre pronti e in un calcio dove conta il concetto di squadra più del singolo questo è fondamenta­le».

IL VOCABOLARI­O DI SOUSA. Sousa usa sempre le stesse parole: ambizione e coraggio. Le ha ripetute, come un mantra, fin dall'inizio della preparazio­ne ed oggi la Fiorentina è diventata sinonimo di entrambi i concetti. «Quando ti ritrovi ad essere lassù in cima alla classifica e cominci a starci, ecco che poi ci credi sempre di più. Per vincere, però, devi essere fedele ai tuoi principi di gioco ed è questa la nostra caratteris­tica. Siamo poi riusciti a farci abbracciar­e dall'affetto della gente: quando ti giri verso gli spalti capisci che non puoi tradire la fiducia di nessuno. Per noi è motivo di orgoglio e vogliamo rafforzare sempre di più questo legame». L'allenatore che, dopo lo scetticism­o iniziale, ha saputo far cambiare idea a una città intera, è diventato il vate. Firenze si fida del portoghese. Si diverte e sogna, restando con i piedi ben saldati a terra. Alla gente basta guardare i numeri per essere felice: 14 i tiri fatti dai viola dentro l'area (2 quelli del Frosinone), 814 passaggi totali (contro i 293 degli avversari) e quasi il 93% di passaggi riusciti. «Io non ho mai parlato di zona Champions - ha continuato Sousa -, ma non mi meraviglio dei risultati della squadra. Le tante amichevoli internazio­nali, per altro contro avversari importanti, ci hanno aiutato a crescere e a consolidar­e la fiducia nei nostri mezzi. Anche con Napoli, la squadra che ci ha messo più in difficoltà, e Roma siamo stati protagonis­ti, pure se non tutti i dettagli si sono risolti a nostro favore. Vogliamo essere protagonis­ti sempre, pur consapevol­i che ciascuno degli avversari che incontrere­mo potrà metterci in difficoltà».

MI FIDO DI LEZZE. Babacar, dice, è uscito per un affaticame­nto muscolare, «ma con quella rete, su rigore, ha chiuso la gara e sono stato contento», mentre Rebic ha saputo tirare fuori i denti. «Ha avuto fortuna, ma spesso la fortuna devi essere bravo a cercartela. Fin qui il croato ha vissuto in anni di anarchia. Nasce come punta, ma ha bisogno di essere guidato». Per questo Sousa non ha smesso di punzecchia­rlo. Quanto al debutto di Lezzerini, il suo è stato un premio al lavoro del suo terzo portiere: «Vogliamo ridurre... il ponte tra il settore giovanile e il profession­ismo. Ha qualità ed io ho voluto fargli capire che ho fiducia in lui. Suarez? Alla base della prestazion­e individual­e c'è sempre la squadra».

RENZI E LA CAPOLISTA. Dopo aver assistito alla partita tra Affrico e Pontassiev­e in versione papà, il presidente del Consiglio Matteo Renzi con la famiglia è tornato al Franchi per tifare Fiorentina. Vicino a lui c'erano anche il patron Andrea Della Valle e il sindaco di Firenze Dario Nardella. Lasciando lo stadio, poi si è lasciato scappare una battuta: «Domani (oggi, ndr) - ha detto a Italpress - ho una riunione con il ministro dell'Economia Padoan e non vedo l'ora di dirgli "Salutate la Capolista"».

«Quando ti ritrovi lassù poi alla fine cominci a crederci sempre di più, ma restando se stessi»

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