Corriere dello Sport Stadio (Nazionale)
Sousa: Dominando, si va lontano
Il tecnico viola non si nasconde: «Il nostro scudetto è avere la mentalità vincente»
Alla parola scudetto Paulo Sousa alza la mano. La sua Fiorentina c'è e non si tira indietro. «Noi dobbiamo farci trovare pronti sempre. Il nostro "scudetto", però, deve essere la creazione di una cultura vincente, la nostra idea non deve prescindere dal principio di dominare ogni partita. Perché questo ci porterà lontano». Poi aggiunge: «Questa volta, a riprenderci la vetta, ci abbiamo messo meno tempo: è passato un turno dallo stop con la Roma e la squadra è stata brava a crederci e puntare così in alto. Tornare lassù mi ha fatto tornare il sorriso: questi giocatori meritano il mio applauso perché sanno farsi trovare sempre pronti e in un calcio dove conta il concetto di squadra più del singolo questo è fondamentale».
IL VOCABOLARIO DI SOUSA. Sousa usa sempre le stesse parole: ambizione e coraggio. Le ha ripetute, come un mantra, fin dall'inizio della preparazione ed oggi la Fiorentina è diventata sinonimo di entrambi i concetti. «Quando ti ritrovi ad essere lassù in cima alla classifica e cominci a starci, ecco che poi ci credi sempre di più. Per vincere, però, devi essere fedele ai tuoi principi di gioco ed è questa la nostra caratteristica. Siamo poi riusciti a farci abbracciare dall'affetto della gente: quando ti giri verso gli spalti capisci che non puoi tradire la fiducia di nessuno. Per noi è motivo di orgoglio e vogliamo rafforzare sempre di più questo legame». L'allenatore che, dopo lo scetticismo iniziale, ha saputo far cambiare idea a una città intera, è diventato il vate. Firenze si fida del portoghese. Si diverte e sogna, restando con i piedi ben saldati a terra. Alla gente basta guardare i numeri per essere felice: 14 i tiri fatti dai viola dentro l'area (2 quelli del Frosinone), 814 passaggi totali (contro i 293 degli avversari) e quasi il 93% di passaggi riusciti. «Io non ho mai parlato di zona Champions - ha continuato Sousa -, ma non mi meraviglio dei risultati della squadra. Le tante amichevoli internazionali, per altro contro avversari importanti, ci hanno aiutato a crescere e a consolidare la fiducia nei nostri mezzi. Anche con Napoli, la squadra che ci ha messo più in difficoltà, e Roma siamo stati protagonisti, pure se non tutti i dettagli si sono risolti a nostro favore. Vogliamo essere protagonisti sempre, pur consapevoli che ciascuno degli avversari che incontreremo potrà metterci in difficoltà».
MI FIDO DI LEZZE. Babacar, dice, è uscito per un affaticamento muscolare, «ma con quella rete, su rigore, ha chiuso la gara e sono stato contento», mentre Rebic ha saputo tirare fuori i denti. «Ha avuto fortuna, ma spesso la fortuna devi essere bravo a cercartela. Fin qui il croato ha vissuto in anni di anarchia. Nasce come punta, ma ha bisogno di essere guidato». Per questo Sousa non ha smesso di punzecchiarlo. Quanto al debutto di Lezzerini, il suo è stato un premio al lavoro del suo terzo portiere: «Vogliamo ridurre... il ponte tra il settore giovanile e il professionismo. Ha qualità ed io ho voluto fargli capire che ho fiducia in lui. Suarez? Alla base della prestazione individuale c'è sempre la squadra».
RENZI E LA CAPOLISTA. Dopo aver assistito alla partita tra Affrico e Pontassieve in versione papà, il presidente del Consiglio Matteo Renzi con la famiglia è tornato al Franchi per tifare Fiorentina. Vicino a lui c'erano anche il patron Andrea Della Valle e il sindaco di Firenze Dario Nardella. Lasciando lo stadio, poi si è lasciato scappare una battuta: «Domani (oggi, ndr) - ha detto a Italpress - ho una riunione con il ministro dell'Economia Padoan e non vedo l'ora di dirgli "Salutate la Capolista"».
«Quando ti ritrovi lassù poi alla fine cominci a crederci sempre di più, ma restando se stessi»