Corriere dello Sport Stadio (Nazionale)
Ehi campione che farai dopo?
Bnl e Coni lanciano il progetto EduCare per preparare al domani gli atleti di oggi
Di Michael Jordan ne nasce uno ogni cent’anni: il suo patrimonio non ha confini, da leggenda del basket planetario è passato in un lampo a dirigere da presidente la franchigia Charlotte Hornets nel post carriera. Lo stesso vale in ambito femminile, dove Maria Sharapova si può permettere il lusso di produrre caramelle girando i circuiti con la racchetta in mano, da Montecarlo a New York. Esempi che stonano con la realtà: perché la maggior parte degli atleti non sa cosa fare quando arrivano i titoli di coda sulla vita sportiva, quando accanto al loro nome si inserisce la parola “ex”. Tanto corta quanto brutta.
Per questo motivo è stato lanciato il progetto “EduCare Sport” da Bnl Gruppo BNP Paribas, in collaborazione con il Coni (insieme dall’Olimpiade di Roma 1960, da oltre 50 anni). Il programma prevede una serie d’incontri gratuiti su temi legati al “dopo carriera” (andranno in scena da gennaio in poi tra Milano, Treviso, Bologna, Formia e Roma) per formare gli atleti su argomenti economico-finanziari e motivazionali. Si parlerà di possibili formule di credito, microcredito e strumenti a sostegno dell’imprenditoria (info su educare.bnl.it). Insomma, servono idee, progetti e voglia di imporsi fuori da un campo, una piscina o un tatami.
«Questa è la giusta direzione, ci sono già molte aziende che investono nello sport a livello di corporate. Questo progetto è diverso e concreto. Il tema è: cosa si deve fare da grandi? In questa direzione Bnl mette in condizione gli atleti di affrontare il futuro in maniera efficace e ottimistica. Molti potranno giocarsi la carta di un’attività imprenditoriale, accompagnati in maniera pratica. Siamo in fase di star up, sono certo però che se ne parlerà a livello internazionale. Sembra quasi ovvio, scontato, invece è innovativo al massimo»,
CONI E BNL.
ha detto in apertura Giovanni Malagò, padrone di casa nel Salone d’Onore del Coni.
Sulla stessa lunghezza le parole di Luigi Abete, presidente di Bnl: «L’obiettivo è quello di entrare nel mondo dello sport offrendo un’opportunità a chi ha un problema da affrontare a livello di prospettiva futura. Faremo quello che deve fare un’impresa: fare progetti intorno alla persona, con un’identità forte».
Alla presentazione, una sorta di talk show diretto da Antonello Piroso, ha preso la parola anche la psicologa Marisa Muzio: «Il patrimonio di competenze è inconsapevole per chi fa sport agonistico: coraggio, responsabilità, decisioni e saper lavorare per obiettivi sono le caratteristiche di un top manager. Caratteristiche che non si devono disperdere, che si possono incanalare in altre direzioni. Inoltre lo sport impone un continuo momento di conoscenza con te stesso».
DENTRO LA MENTE.
In Italia c’è chi si è già creato una seconda vita. Cambiando abitudini, ritmi, misurandosi con clienti, fornitori e numeri. Jury Chechi, dopo aver dominato agli anelli (due medaglie olimpiche), ha aperto un agriturismo vicino Ascoli, dove produce vino. La scalata più impressionate è quella di Alberto Nobis: nel 1990 alzava una Coppa Campioni di pallavolo a Modena, oggi è a.d. di Dhl e in passato ha lavorato come “finance controller” per Heinz.
Dalle mete alla cucina: è il percorso di Fabio Ongaro e Salvatore Perugini, due carriere vissute in mischia, che hanno lanciato il marchio “UnoDue” (i numeri di maglia di quando giocavano a rugby) nel ramo della ristorazione. Tutti insieme hanno portato sotto i riflettori le loro esperienze extrasportive dimostrando che le luci della ribalta posso continuare a brillare anche da imprenditori o manager di successo.
Malagò: «Sembra scontato, invece è un’idea innovativa» Abete: «Si progetta sulle persone»
ESEMPI VINCENTI.
«Non ero preparato al dopo carriera, ma l’agriturismo sta andando bene»