Corriere dello Sport Stadio (Toscana)
VETTEL «BEN FATTO VALENTINO»
«Avrei reagito come lui e può ancora farcela Sembrava dover crollare ma è un lottatore»
Il pilota è pilota, c’è poco da fare. Nel petto un pistone che batte per qualsiasi cosa faccia brum brum. Provate a dare a Hamilton, a Iannone, a Kubica, a Zanardi, a Cairoli - citiamo a caso eh?, ma giochiamo facile - un qualsiasi mezzo a motore e dirgli vai, spingilo, divertiti. Lo faranno e si sentiranno felici riscoprendosi bambini, liberi da tutti i condizionamenti che inevitabilmente ti detta il tuo mondo, quello che ti permette di guadagnare una montagna di soldi ma ti chiede di muoverti in modo conforme.
Si sentiva libero Michael Schumacher quando solcava la Route 66 a cavallo di una Harley-Davidson, si è sentito libero Sebastian Vettel la settimana scorsa realizzando una fuga analoga: via assieme ad alcuni amici in sella a un “Maiale” (è il soprannome sporco delle Harley) preso in affitto per potersi spostare da Austin a San Antonio. Meno di cento miglia, ma che bello!
E si è sentito libero ieri, dopo che Carlo Vanzini di Sky gli ha posto due domande: “Come ti senti arrivando in un posto del tutto nuovo per la Formula 1, e quale messaggio vorresti rivolgere a Valentino Rossi dopo quel che è successo a Sepang?”.
BEN FATTO. Sul viso di Seb è sbocciato un sorriso: «Rispondo subito con piacere alla seconda. Sono convinto che Rossi possa ancora vincere. Subito dopo la gara sembrava dovesse crollare ma lui è un combattente. Ha fatto assolutamente la cosa giusta. Conosco anche Marquez e Lorenzo, bravissimi ragazzi, però io avrei fatto come Vale». Franco e diretto: non a caso è tra i pochissimi amici di Kimi Raikkonen, uno che interrompe i silenzi di rado, e solo per dire quel che gli frulla per la testa.
Piloti. Sanno cosa si prova. Conoscono il senso del correre. Così per Vettel è stato naturale immedesimarsi nel pluriridato Rossi che si sta giocando il Mondiale e viene affrontato direttamente, marcato stretto, tormentato da un campione del mondo che si svela Bimbominchia ed è del tutto disinteressato a gareggiare per vincere - ciò che sarebbe stato nelle possibilità di Marquez - ma ha come unico scopo il creargli un danno. CORRERE CONTRO. Replay sono stati proposti da più prospettive e uno di questi - illuminante - contiene il sonoro del motore di Marquez: basta un’infarinatura di brum brum per capire che quel borbottio che si fa urlo lacerante per tornare in un istante lenta ebollizione è una sentenza di Cassazione, e spiega quanto Marquez non abbia corso per sé ma contro qualcuno. Figurarsi se suoni del genere non li sappia leggere uno come Vettel.
Sull’argomento ci sarà stata certamente una grande sintonia tra lui e Maurizio Arrivabene, che quando lavorava per il grande sponsor finanziava Ferrari e Ducati, e che ebbe a che fare direttamente con Valentino Rossi nei suoi due poco fortunati anni (2011 e 2012) di sofferenza in sella alla Rossa a due ruote.
Anche Raikkonen - appassionato di moto e proprietario di qualche preziosa rielaborazione di Harley dal valore superiore ai 100.000 euro - si è espresso sul tema, ma è rimasto più abbottonato: «Ho letto diverse cose e so che in Malesia sono successe cose un po’ strane. Ci sono delle regole, ma possono essere interpretare in maniera differente. Spero che Valentino alla fine riesca a lottare per il Mondiale, sarebbe bello per la MotoGP».
Il problema vero oggi, nel motomondiale, non è l’interpretazione delle regole ma l’assenza del capitolo comportamento ostruzionistico. POSTO Secondo Snai, che quota la possibilità 3.5, Rossi a Valencia risalirà fino all’11º posto dopo il primo giro, tra il 5º e il 10º dopo il secondo (quota 3), tra il 5º e il 7º dopo il terzo (3) e a ridosso dei primi dopo il quarto (2.5) Mano mano che saltano fuori i replay presi da diverse prospettive, incluso quello della camera car di Marquez in cui suono del motore chiarisce il comportamento malandrino del pilota, la realtà apparsa inoppugnabile subito dopo Sepang viene rivista, reinterpretata e diversamente giudicata.
Il calcio che era sembrato la pistola fumante, alla fine, non era un calcio. Tra quelli che hanno voluto approfondire la questione c’è Carlo Pernat, già manager di Rossi e Capirossi e oggi procuratore di Iannone. Sessantasette anni, profondissimo conoscitore del mondo della moto compresi vizi e virtù dei piloti, Pernat ha osservato sui social: «A ripensarci bene e dopo
«Io spero che Valentino ce la faccia comunque A Valencia può rimontare tranquillamente fino al quinto posto, poi...»