Corriere dello Sport Stadio (Toscana)
Donadoni-Rossi patto per il Bologna
A cena insieme, per un confronto inconsueto ma utile
Ci sono foto che valgono più di tante parole. Ci sono foto cosidette rubate, perché poi si tratta di fatti privati; ma quando entrano in circolo e diventano pubbliche portano con sé un valore aggiunto. E’ il caso della foto che vedete a destra, e che ritrae Roberto Donadoni seduto allo stesso tavolo con Delio Rossi. E’ successo giovedì sera, in una sala dell’hotel Calzavecchio, la base del Bologna nelle partite in casa. Donadoni aveva appena svolto il suo primo allenamento, nel pomeriggio aveva timbrato la sua conferenza di presentazione al Dall’Ara per poi riunirsi più tardi con Corvino, Fenucci e Di Vaio e provare a inquadrare la situazione attuale di un Bologna terzultimo in classifica e con la zavorra di otto sconfitte su dieci partite. Rossi invece stava salutando Bologna per scendere a Roma, dove vive con la famiglia e dove è già tornato oggi; quella è stata la sua ultima cena. Che ci facevano insieme? Si confrontavano, per il bene del Bologna. E’ questo il valore aggiunto. E’ questo il dettaglio che fa la differenza. E che rende onore, prima ancora che ai due tecnici, a due uomini veri. Non è così consueta, una scena di questo tipo. Ma è da qui che il Bologna riparte. Dal passaggio di consegne di un tecnico (Rossi) che ha provato a dare la sua impronta alla squadra e che ha dovuto interrompere il suo lavoro per mancanza di risultati; ad un altro tecnico (Donadoni) che riparte proprio da là, senza rivoluzioni e senza stravolgere l’ambiente, almeno nella fase iniziale del suo lavoro. Se la società, con il suo cambio, voleva comunque dare continuità ad un certo tipo di lavoro e non disperdere quanto seminato da Rossi, allora l’obiettivo è stato centrato. Senza appesantire di ulteriori significati la civile (per la disponibilità dei due) e utile (per il Bologna) chiacchierata tra i due allenatori; piace qui sottolineare come il passaggio-soft dall’uno all’altro sia ora il piedistallo su cui in questi giorni si può provare a ricostruire
il Bologna.
LA PRIMA VOLTA. E dunque: il primo Bologna di Roberto Donadoni, quello che domani affronterà l’Atalanta, sarà nelle intenzioni una squadra equilibrata e geometrica in mezzo, con più capacità di offendere, e comunque non molto lontana da quella su cui stava lavorando Delio Rossi, quindi niente rivoluzioni, non ora almeno. Azzerare le gerarchie significa dare una chance a tutti, così ha detto Donadoni ai giocatori, rivolgendosi soprattutto a quelli - da Acquafresca a Crisetig - che in questi due mesi di campionato hanno vissuto nell’ombra. Al di là del modulo adottato, per ora si lavora su un 4-3-3 che può trasformarsi in un 4-3-1-2, l’idea base di Donadoni è quella di aggiungere peso specifico e soluzioni in attacco, lì dove il Bologna pena, solo sei i gol segnati, ma non sono molte di più le occasioni create. C’è un dato che sconforta: l’unico attaccante puro (Mounier non si può considerare tale) che è andato in gol in queste prime dieci partite è stato Mancosu (1ª giornata, all’Olimpico contro la Lazio), ed è il record negativo della serie A: nessuno ha fatto peggio.
Liberare Destro dalla responsabilità, aprirgli spazio in area. Come? Due possibilità: continuare con il 4-3-3, piazzando sulle fasce Giaccherini e Mounier; oppure virare sul 4-3-1-2, mandando in campo un trequartista (Brienza, ma anche Giaccherini può ricoprire quel ruolo) con due attaccanti veri. Non c’è molto da scegliere. Detto che su Destro è doveroso insistere; l’altro posto se lo giocano Acquafresca e Mancosu. La verità? Prima di trasformare il Bologna nella squadra che ha in testa (con il 3-5-2), Donadoni sta cercando di tirare fuori tutto il potenziale del vecchio Bologna di Rossi: è questa la prima mossa per svoltare.
In attesa del 3-5-2 che ha in mente, si procede in maniera soft. Provato anche il 4-3-3 di Delio
Prima di dare la sua impronta, Roberto tirerà fuori il potenziale della vecchia squadra
Hotel Calzavecchio, base del Bologna. Roberto Donadoni e Delio Rossi - colti da un tifoso - si confrontano sul Bologna. Non è così frequente che chi subentra e chi esce siedano allo stesso tavolo il giorno successivo al passaggio di consegne: ma ciò fa onore ai due allenatori