Corriere dello Sport Stadio (Toscana)
DONADONI HA VIETATO CONFUSIONE E PAURA
«Bologna, lotta e solidarietà: momenti così esigono soltanto chiarezza e semplicità»
Il Bologna che non c'è più, Roberto Donadoni l'ha visto a cena l'altra sera. «Giusto dieci minuti, io ero sceso giù e lui stava lì e io, figuriamoci, mica sono Jack lo Squartatore, è una questione di educazione, e così ci siamo salutati». Delio Rossi aveva rughe e malinconie più profonde del solito, gli esoneri fanno sempre un po' male, ma la vita va avanti, e anche il campionato. Poi siccome aveva ragione Faulkner («Il passato non è morto e sepolto, in realtà non è neppure passato»), per battere l'Atalanta, il Bologna e Donadoni dovranno ripartire da un concetto vecchio come il cucco: «La determinazione fa il pugno lui, Donadoni -, voglio vedere una squadra con la voglia di lottare e di fare fatica, di aiutare il compagno, per il bene di questa società. Con l'entusiasmo di chi è cosciente delle proprie possibilità». Insomma, è sempre una questione di coraggio.
PUNTI IMPORTANTI. Tutto cambia, niente cambia. Perché una volta ancora i rossoblù saranno chiamati a fare i conti con i demoni interiori, quelli che mordono lo stomaco e frenano le gambe, con la paura. A poche ore dal ribaltone in panchina allora viene da chiedersi: sarà abbastanza? Donadoni sorride, i riccioli d'argento luccicano e le parole, quelle, sono forgiate nella saggezza: «Sono qui da poco, il mio è l'approccio di chi cerca di capire più in fretta possibile, ma siamo ancora a una sensazione di contatto». Al Dall'Ara Donadoni esordì con la Nazionale (Italia-Grecia, era il 1986), oggi lo farà sulla panchina del Bologna. «L'errore, in un momento di cambiamento, sarebbe quello di creare altra confusione. No. Idee chiare. Razionalità. Semplicità». Telegrammi al cuore rossoblù, «stimoli giusti - aggiunge Donadoni -, contro un avversario che sta facendo bene, è carico. Dobbiamo avere la consapevolezza che per noi ogni punto è fondamentale, ogni punto è importante, e ci dobbiamo aggrappare alle nostre forze».
ENERGIE FRESCHE. La risposta è dentro di te, Bologna, sperando che non sia sbagliata e che contro l'Atalanta dia un risultato positivo. Perché il passato è ancora lì, sulla soglia dello spogliatoio, e chiedere il suo obolo. Otto sconfitte, due successi appena, la giostra dell'orrore rischia di fare un altro giro considerato che l'Atalanta «è una squadra con giocatori svelti, di esperienza, è squadra assortita bene e non a caso ha questa classifica». Per batterla serviranno «energie fresche, ci sarà da spenderne molte», spiega Donadoni. In queste ore ha chiesto un confronto privato con i veterani. Dialogo. «Ma devo capire ancora bene le dinamiche all'interno dello spogliatoio». Capire come si è arrivati fino a qui, sei punti in dieci partite, è il primo passo per il vero cambiamento che Donadoni vuole portare. «Da fuori te la raccontano in un modo, ma poi le cose voglio viverle sulla mia pelle».
TORNARE GRANDI. Per ora l'ombra del passato è quella allungata del Nosferatu, il vampiro con le unghiette e i canini appuntiti travestito da Atalanta, la dea, che, fanno notare a Donadoni, fuori casa i punti non li fa (tre sconfitte su cinque partite). «Ok - risponde lui -, ci si deve toccare?». Macché, niente scaramanzie, corregge l'allenatore, «i dati lasciano il tempo che trovano. L'Atalanta è una squadra solida, che sa quello che vuole. Non hanno cambiato tanto. Un vantaggio per loro. A differenza del Bologna, che invece ha cambiato molto e ha giocatori che devono conoscersi fino in fondo». Quel che è stato è stato, scordatevi il passato, si riparte da qui e adesso. O magari prendendo tutto quel buono che serve per far gol. «Destro? C'è la volontà e il desiderio di aiutarlo. Poi aiutati che il ciel ti aiuta, si dice così. Comunque siamo tutti desiderosi di vederlo tornare quello che è sempre stato». Il passato non è morto e sepolto, e allora Destro, si augura Donadoni, tornerà a segnare e il Bologna a fare punti. Per il futuro, beh, di quello si è già trattato. «Con la società si è parlato di mercato, ma un discorso legato alle cose che faremo da qui a quel momento. José Mauri? Qui non ci sono giocatori inferiori a lui». Sono loro il presente, adesso.
«Ho visto Delio in albergo e sono andato a salutarlo Mica sono Jack lo Squartatore»