Corriere dello Sport Stadio (Toscana)

DONADONI HA VIETATO CONFUSIONE E PAURA

«Bologna, lotta e solidariet­à: momenti così esigono soltanto chiarezza e semplicità»

- Di Giorgio Burreddu

Il Bologna che non c'è più, Roberto Donadoni l'ha visto a cena l'altra sera. «Giusto dieci minuti, io ero sceso giù e lui stava lì e io, figuriamoc­i, mica sono Jack lo Squartator­e, è una questione di educazione, e così ci siamo salutati». Delio Rossi aveva rughe e malinconie più profonde del solito, gli esoneri fanno sempre un po' male, ma la vita va avanti, e anche il campionato. Poi siccome aveva ragione Faulkner («Il passato non è morto e sepolto, in realtà non è neppure passato»), per battere l'Atalanta, il Bologna e Donadoni dovranno ripartire da un concetto vecchio come il cucco: «La determinaz­ione fa il pugno lui, Donadoni -, voglio vedere una squadra con la voglia di lottare e di fare fatica, di aiutare il compagno, per il bene di questa società. Con l'entusiasmo di chi è cosciente delle proprie possibilit­à». Insomma, è sempre una questione di coraggio.

PUNTI IMPORTANTI. Tutto cambia, niente cambia. Perché una volta ancora i rossoblù saranno chiamati a fare i conti con i demoni interiori, quelli che mordono lo stomaco e frenano le gambe, con la paura. A poche ore dal ribaltone in panchina allora viene da chiedersi: sarà abbastanza? Donadoni sorride, i riccioli d'argento luccicano e le parole, quelle, sono forgiate nella saggezza: «Sono qui da poco, il mio è l'approccio di chi cerca di capire più in fretta possibile, ma siamo ancora a una sensazione di contatto». Al Dall'Ara Donadoni esordì con la Nazionale (Italia-Grecia, era il 1986), oggi lo farà sulla panchina del Bologna. «L'errore, in un momento di cambiament­o, sarebbe quello di creare altra confusione. No. Idee chiare. Razionalit­à. Semplicità». Telegrammi al cuore rossoblù, «stimoli giusti - aggiunge Donadoni -, contro un avversario che sta facendo bene, è carico. Dobbiamo avere la consapevol­ezza che per noi ogni punto è fondamenta­le, ogni punto è importante, e ci dobbiamo aggrappare alle nostre forze».

ENERGIE FRESCHE. La risposta è dentro di te, Bologna, sperando che non sia sbagliata e che contro l'Atalanta dia un risultato positivo. Perché il passato è ancora lì, sulla soglia dello spogliatoi­o, e chiedere il suo obolo. Otto sconfitte, due successi appena, la giostra dell'orrore rischia di fare un altro giro considerat­o che l'Atalanta «è una squadra con giocatori svelti, di esperienza, è squadra assortita bene e non a caso ha questa classifica». Per batterla serviranno «energie fresche, ci sarà da spenderne molte», spiega Donadoni. In queste ore ha chiesto un confronto privato con i veterani. Dialogo. «Ma devo capire ancora bene le dinamiche all'interno dello spogliatoi­o». Capire come si è arrivati fino a qui, sei punti in dieci partite, è il primo passo per il vero cambiament­o che Donadoni vuole portare. «Da fuori te la raccontano in un modo, ma poi le cose voglio viverle sulla mia pelle».

TORNARE GRANDI. Per ora l'ombra del passato è quella allungata del Nosferatu, il vampiro con le unghiette e i canini appuntiti travestito da Atalanta, la dea, che, fanno notare a Donadoni, fuori casa i punti non li fa (tre sconfitte su cinque partite). «Ok - risponde lui -, ci si deve toccare?». Macché, niente scaramanzi­e, corregge l'allenatore, «i dati lasciano il tempo che trovano. L'Atalanta è una squadra solida, che sa quello che vuole. Non hanno cambiato tanto. Un vantaggio per loro. A differenza del Bologna, che invece ha cambiato molto e ha giocatori che devono conoscersi fino in fondo». Quel che è stato è stato, scordatevi il passato, si riparte da qui e adesso. O magari prendendo tutto quel buono che serve per far gol. «Destro? C'è la volontà e il desiderio di aiutarlo. Poi aiutati che il ciel ti aiuta, si dice così. Comunque siamo tutti desiderosi di vederlo tornare quello che è sempre stato». Il passato non è morto e sepolto, e allora Destro, si augura Donadoni, tornerà a segnare e il Bologna a fare punti. Per il futuro, beh, di quello si è già trattato. «Con la società si è parlato di mercato, ma un discorso legato alle cose che faremo da qui a quel momento. José Mauri? Qui non ci sono giocatori inferiori a lui». Sono loro il presente, adesso.

«Ho visto Delio in albergo e sono andato a salutarlo Mica sono Jack lo Squartator­e»

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