Corriere dello Sport Stadio (Toscana)
Juve, un mese da scudetto
Vincendo le ultime quattro gare Allegri è tornato in corsa
La sera della la sconfitta di Reggio Emilia contro il Sassuolo, il capitano Gigi Buffon, livido di rabbia, richiamò la squadra al sentimento-Juve e meglio ancora al dovere-Juve. Il giorno dopo, l’allenatore Massimiliano Allegri radunò i giocatori a Vinovo e fece un discorso chiaro: «Ragazzi, noi siamo il Chievo. E’ chiaro che noi siamo il Chievo? Non è un’opinione, è un dato di fatto, prendete la classifica e guardatela, abbiamo gli stessi punti del Chievo. E il Chievo, per vincere le partite, deve sudare».
IL RIMONTONE. Il discorso fu così chiaro che da quel giorno la Juve è tornata se stessa, prima con una certa timidezza, come se le bruciature fossero così dolorose sulla pelle da non pensare a una guarigione rapida. Poi con sempre maggiore convinzione. La vittoria nel derby, quella a Empoli partendo dallo 0-1, il successo con sorpasso sul Milan e infine l’urlo di Palermo, con i 3 gol di Mandzukic, Sturaro e Zaza. Alla 10ª giornata la Juventus era undicesima, adesso è quinta. Ha scavalcato il Torino, la Samp, il Milan, l’Atalanta e la Lazio a cui ha preso undici punti nel mese di novembre. Ma il dato che conta di più è il vantaggio rosicchiato alla Roma (8 punti), al Napoli (2) alla Fiorentina (4) e anche all’Inter (3).
LE PREVISIONI DI MAX. Allegri è proprio un personaggio particolare. Se non fosse stato un allenatore, probabilmente avrebbe fatto il marinaio (o l’ammiraglio, se facciamo un paragone di ruoli). Si è abituato ad annusare il vento sulla terrazza Mascagni a Livorno. Prima dell’inizio del campionato, lanciò l’avvertimento: «Vedo una brutta aria intorno alla Juve, le vittorie non si conquistano col nome ma con la fatica». Eravamo a Danzica, dopo l’amichevole col Lech, aveva intuito che non fuori, ma dentro la Juve c’era una convinzione sbagliata: noi vinciamo perché è così da 4 anni e nessuno può fermarci. Più tardi, nel momento massimo della crisi, ha spinto in senso opposto, avendo capito che il vento era cambiato. «I conti si faranno a Natale». Eccoci a Natale, mancano 3 giornate e la Juve è di nuovo in corsa.
IL CAMBIO DI PASSO. La squadra non incanta e del resto non ha mai davvero incantato, per la qualità del gioco, in questo suo quinquennio di trionfi. La Juve stabilisce la sua differenza nella testa, nella forza, nell’equilibrio, nelle ambizioni che, con Allegri, sono cresciute anche in Europa. A Palermo abbiamo rivisto la squadra di un anno fa, di due anni fa, di tre anni fa. Lo stesso spirito, la stessa cattiveria. Il primo tempo è stato incolore, è vero che poteva segnare con Sturaro e Bonucci, ma anche il Palermo ha avuto la sua occasione con Gilardino. Nella ripresa, ha affondato i colpi. Prima era una squadra nevrotica, ora è paziente, cuce senza strappi, lavora con solerzia senza forzare il gioco, aspetta il momento buono che, come negli anni scorsi, prima o poi arriva.
L’ALVEO NATURALE. Si è ricomposta, potremmo dire ritrovata, nel suo vecchio modulo, quello della difesa a 3. Ma in questo caso, più di un modulo, si deve parlare di un’intesa che supera qualunque altra difesa della Serie A: nessuno conosce meglio di Barzagli, Bonucci e Chiellini i propri compagni di reparto. Partendo da questo trio, Allegri può decidere l’atteggiamento da tenere in campo alternando gli esterni. Può spingere di più sull’attacco con Cuadrado a destra e Alex Sandro a sinistra, può coprirsi di più con Lichtsteiner ed Evra. Sono tutte coppie che offrono garanzie simili. Non è un caso se, rispetto alla gara col Manchester di mercoledì, ha cambiato a Palermo proprio le due ali, passando da Lichtsteiner-Alex Sandro a Cuadrado-Evra.
LA COPPIA MIGLIORE. Sul piano tecnico, la svolta va rintracciata nella coppia d’attacco. Allegri ha puntato deciso su Dybala-Mandzukic che giocano insieme, da titolari, da 3 partite consecutive. Dybala ha segnato contro il Milan, Mandzukic contro il City e domenica sera a Palermo, dove ha beneficiato dell’assist dell’argentino. Hanno giocato 446' uno accanto all’altro segnando 9 gol, con una media di 1 rete ogni 49 minuti. E a proposito del naso di Allegri, proprio alla vigilia di Juve-Manchester City, alla domanda sul motivo della partenza a rilento di Mandzukic aveva risposto: «Alla fine dell’annata i suoi gol li farà». Il naso del marinaio.
Alla 10ª giornata i bianconeri erano all’11° posto. Allegri disse: «Noi siamo il Chievo...» Recuperati punti a tutte le squadre Impressionante la progressione su Roma e Lazio