Corriere dello Sport Stadio (Toscana)

«E’ UN’INTER DA SCUDETTO»

«I ragazzi lavorano tanto, la tradizione del club impone di provarci. Non abbiamo Coppe. E sognare è bellissimo»

- di Andrea Ramazzotti

Mancini, come è stato il ritorno dopo il ko di Napoli? (Sorride) «Faticoso perché siamo arrivati tardi…»

E’ passata la rabbia per la sconfitta? «Il dispiacere per il risultato subito dopo la partita è forte, ma poi uno metabolizz­a e cerca di pensare solo alle cose positive».

Sarri sostiene che l’Inter ha avuto solo un’occasione in 90'. «Non mi risulta che sia andata così. Il Napoli è stato bravo e Higuain ha fatto la differenza con un gol straordina­rio dopo un minuto. Passare subito in svantaggio ci ha messo in difficoltà nel primo quarto d’ora, poi la partita è stata normale ed equilibrat­a. Credo che la nostra sia stata una delle migliori prestazion­i di questo campionato e le cose positive sono state parecchie».

Cosa c’è invece da rivedere? «A Napoli ci può stare di essere messi un po’ sotto. Anzi, pensavo ci mettessero molto più sotto... Andare sullo 0-1 dopo 60 secondi ti scombussol­a, ma poi, a parte i primi 15' in cui loro hanno tenuto più la palla, siamo stati bravi».

Sui due gol subiti c’è stata qualche vostra disattenzi­one? «Sul primo c’è stata una svirgolata di Murillo, ma Higuain si è inventato il gol da campione. Sul secondo è partito nel momento in cui i nostri centrali stavano salendo perché ha capito che Albiol di testa poteva mettere la palla lì e poi ha calciato in diagonale. E’ stato lui che ha fatto la differenza, non i nostri errori».

A mente fredda sull’arbitraggi­o di Orsato è sempre critico come lunedì sera? «Sì, la penso esattament­e come ieri. Il primo di Nagatomo non era assolutame­nte un fallo da ammonizion­e e anche il secondo era un mezzo fallo perché Yuto non va diretto sull’uomo».

Quanti punti vi hanno portato via le espulsioni secondo lei ingiuste di Murillo contro il Palermo e Nagatomo contro il Napoli? «Non so, ma non voglio parlare di questo. Il mio discorso è più generale e riguarda anche tutte le altre squadre. Prima di cacciare un giocatore o di ammonirlo, il fallo deve essere davvero da ammonizion­e».

Forse l’Inter è più a rischio di ammonizion­i ed espulsioni perché è una squadra fisica? «Forse, ma le statistich­e dicono che facciamo meno falli di tutti e non abbiamo né giocatori che simulano né che picchiano».

Felipe Melo però in campo... si fa sentire, non crede? «Sì, è aggressivo e ci sta che faccia qualche fallo, ma non è cattivo. Assolutame­nte».

Nel dopo partita del San Paolo, parlando con De Marco a Mediaset, è stato abbastanza duro con la categoria arbitrale. Teme ripercussi­oni? Gli arbitri a volte sono... permalosi. «Che gli arbitri sono permalosi lo dite voi. Se un ex arbitro (De Marco, ndr) va in tv, non deve difendere gli ex colleghi, ma spiegare il regolament­o e le dinamiche che portano a un fischio. Un avvocato difensore della categoria arbitrale non serve a nessuno, come non servono gli ex calciatori che fanno i commentato­ri e cercano di tenere sempre il piede in due scarpe».

L’Inter è la squadra di Serie A che fa meno falli, ma ha subito 4 rossi in 14 giornate. Dovete imparare ad essere più furbi? «Dobbiamo imparare... a simulare, ma non ne siamo capaci perché ho una squadra composta da bravi ragazzi, calciatori che non fanno le cose che non vanno fatte».

In Italia c’è chi si allena a simulare? «C’è chi è predispost­o a simulare. E non solo in area... Questa è la patria dei simulatori perché da noi fischiano al primo contatto, mentre in Inghilterr­a, in un campionato più duro, anche se non ho con me le statistich­e credo ci siano meno espulsioni. In Italia si fischia e si ammonisce per niente. Tutto questo è sbagliato e gli arbitri dovrebbero imparare a fischiare di meno, senza farsi condiziona­re dal pubblico. Purtroppo questo è sempre stato un problema della Serie A».

Lei da calciatore ha mai simulato? «Sì mi è capitato, ma non l’ho mai fatto in maniera spontanea».

Sono i simulatori la cosa che trova più insopporta­bile del nostro calcio? «No, peggio... le interviste nel dopo partita. Sono sgradevoli: in Inghilterr­a durano 15' e vai a casa, in Serie A un’ora e mezzo di domande. Senza che i club ne traggano vantaggi economici».

Higuain è il miglior centravant­i “puro” al mondo? «Higuain in Italia è come Messi nel mondo. In Serie A c’è lui e tutti gli altri... dietro: fa 1-2 gol a partita e può essere decisivo a ogni palla che tocca».

Avere Higuain dà un vantaggio al Napoli nella corsa per lo scudetto? «In questo momento credo di sì. Sta dando al Napoli quello che le altre squadre non hanno».

Perché gli azzurri, che più o meno hanno lo stesso organico dello scorso anno, adesso stanno volando? «Hanno cambiato il modulo e dopo anni in cui giocano insieme, sono migliorati. Sarri ha fatto un buon lavoro e Higuain segna come in passato».

Quando sostiene che ci sono formazioni più attrezzate nella corsa per il titolo lo dice per togliere pressione all’Inter? «Napoli, Roma, Fiorentina e Juventus sono più attrezzate di noi perché giocano insieme da tanto tempo. La Juve ha cambiato tre pedine di un certo calibro, ma ha messo dentro 4-5 calciatori importanti, le altre si conoscono da più anni. Se saremo bravi a restare in alto fino in fondo, vedremo quello che succederà». La Juve è già rientrata in corsa per il titolo? «Sì e non mi ha stupito perché credevo che sarebbe tornare nel gruppo di testa. I 7 punti di distacco dal Napoli sono recuperabi­li perché magari allungherà la sua serie o ne farà un’altra così».

La Roma invece non è stata capace di fare l’ultimo salto di qualità. Perché? «La Roma è una squadra forte, ma Roma è… Roma. E questo vale per la Roma e per la Lazio. Un giorno sei qua (mima in alto, ndr), un giorno sei sotto il tavolo. Intendiamo­ci questa è la più bella città del mondo e ci sono stato benissimo per 7 anni, ma lavorarci per tecnici e giocatori non è semplice. Ciò premesso, i gialloross­i sono in corsa piena per lo scudetto. Magari loro tra due giornate vinceranno a Napoli e noi conquister­emo i tre punti (a Udine, ndr)... Almeno trascorrer­emo un Natale di festa. Il campionato, però finisce all’ultima giornata: dopo aver recuperato 8 punti a 6 giornate dalla fine allo United e dopo averne “mangiati” 9 alla Juve con la Lazio, ho imparato che nel calcio può succedere di tutto».

Si aspettava un impatto simile sul nostro calcio di Paulo Sousa? «La Fiorentina gioca bene, ma giocava bene anche lo scorso anno. Giocando insieme da tanto tempo, arriva un momento in cui le cose diventano automatich­e. Ai viola sta accadendo adesso».

Alla Lazio sta succedendo il contrario. Perché? «La Lazio lo scorso anno ha fatto tanto, forse troppo. Non si può sempre andare oltre il proprio limite».

Da ex laziale le dispiace vedere l’Olimpico biancocele­ste sempre più vuoto? «Mi spiace di questa situazione perché la Lazio è un grande club. Speriamo che l’Olimpico torni a riempirsi: nella Lazio ho vissuto momenti indimentic­abili e quella è stata la squadra più forte nella quale ho giocato».

Adesso che siete entrambi a Milano, come sta vivendo l’amicizia con Mihajlovic? «Siamo entrambi impegnati e siamo andati a cena qualche volta, ma ci siamo visti più volte per i derby amichevoli che per cena-

re insieme».

Da interista dentro, lei sarebbe mai andato al Milan come ha fatto Mihajlovic? «Non mi hanno mai cercato e adesso credo che sia abbastanza difficile che lo facciano, ma se uno fa questo mestiere non può escludere niente».

Chi sono i migliori giovani allenatori italiani? «La nostra scuola resta la migliore. Montella e Di Francesco sono bravi e danno alle loro squadre qualcosa di importante».

I nostri tecnici piacciono anche all’estero: Ranieri è primo con il Leicester... «Mi fa piacere per Ranieri e per il Leicester dove ho giocato per un mese, prima di andare alla Fiorentina».

Sorpreso dalla sua Inter seconda nonostante gli 11 volti nuovi rispetto al 2014-15? «Per costruire una squadra ci vuole tempo, ma se nel frattempo arrivano anche i risultati...».

Firmerebbe per il secondo posto finale? «No. E’ difficile firmare per il secondo posto per uno sportivo».

Nel 2004 lei ha ricostruit­o un’Inter vincente. Le piace essere considerat­o l’uomo della seconda ricostruzi­one? «L’Inter nel 2010-11 ha finito un ciclo e, dopo aver vinto tutto, se ne sono andati giocatori chiave. Per ricostruir­e ci vogliono tempo e il lavoro di allenatori e dirigenti. Piano piano l’Inter arriverà a rivincere il campionato».

Per Mancini sarebbe un’impresa più grande vincere il primo scudetto dopo 18 anni di digiuno come nel 2006-2007 o il primo titolo dopo il triplete, magari già questa stagione? «Sono stato felice di aver vinto dopo tanti anni, ma il lavoro c’è stato anche da parte di chi mi ha preceduto. Adesso spero che possa andare allo stesso modo, anche se faccio un po’ più fatica perché per me questa è la seconda volta all’Inter. E se da una parte ho il vantaggio di conoscere l’ambiente, ripetersi dove hai fatto bene è sempre abbastanza complicato».

Ha fatto un voto in caso di scudetto dell’In-

Il tecnico nerazzurro

è venuto in redazione

il giorno successivo al ko di Napoli Dopo Napoli-Inter «Per Sarri fino al 90’ avevamo avuto una sola occasione? No non è così. Dopo l’1-0 temevo che ci mettessero più sotto»

Dopo Napoli-Inter/2 «La differenza l’ha fatta solo Higuain, in chiave scudetto l’uomo in più. Ripeto: Orsato su Nagatomo ha sbagliato»

Il campionato «La Juve è tornata, lo sapevo Come la Roma, la Fiorentina e il Napoli si conoscono di più Noi stiamo ricostruen­do»

La polemica arbitrale «Un ex arbitro in tv non deve difendere i colleghi. Lo direi anche di un ex calciatore che tenesse i piedi in due scarpe»

Le due romane «La Lazio è stata la squadra migliore in cui ho giocato La Roma è forte ma questa città manca di equilibrio»

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BARTOLETTI ?? Di fianco l’ingresso in redazione del tecnico nerazzurro che è arrivato
con un nutrito staff dirigenzia­le: il corporate director Michael Williamson il direttore
della comunicazi­one Robert
Faulkner, il responsabi­le dei rapporti con i media Luigi...
FOTOSERVIZ­IO BARTOLETTI Di fianco l’ingresso in redazione del tecnico nerazzurro che è arrivato con un nutrito staff dirigenzia­le: il corporate director Michael Williamson il direttore della comunicazi­one Robert Faulkner, il responsabi­le dei rapporti con i media Luigi...

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