Corriere dello Sport Stadio (Toscana)

«Higuain in Italia adesso è come Messi nel mondo»

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ter? «L’ho fatto lo scorso anno e sapete com’è andata. Stavolta niente voto».

Ci dia qualche motivo per cui l’Inter può puntare al tricolore. «Perché crederci non costa niente e sognare è la cosa più bella che si può fare. Perché l’Inter ha una grande storia e una tradizione che le consente di giocarsela fino in fondo. Perché penso che i nostri giocatori stiano facendo un grande lavoro e non si fermeranno fino alla fine. E perché non avremo le coppe europee: a marzo questo potrebbe essere un vantaggio, a livello fisico e mentale, se le altre saranno ancora in corsa. Detto questo, il nostro obiettivo è qualificar­ci per la prossima Champions League, meglio con il secondo posto che con il terzo almeno evitiamo i play off».

Per costruire una squadra che possa far bene il prossimo anno in Europa quanti altri innesti servirebbe­ro? «Difficile dirlo anche perché bisogna vedere qual è l’obiettivo: passare la fase a gironi, arrivare fino in fondo... Al City pensavano di avere sempre una rosa almeno da semifinale e nonostante questo andavamo fuori prima. Ogni squadra ha un suo processo di maturazion­e e comprare 8-9 giocatori a stagione non sempre aiuta: alla Samp abbiamo fatto bene con 1-2 innesti a estate, cementando il gruppo che avevamo costruito».

Che voto darebbe alle prime 14 giornate di campionato dell’Inter? «6».

Non è un po’ severo? «No, è una sufficienz­a piena. Con 6 a scuola si viene promossi».

Come ha fatto a cambiare la testa dell’Inter così in fretta? «Lo scorso anno rivoluzion­are tutto in poco tempo non era semplice. Adesso si stanno vedendo i risultati di quel lavoro».

Le dà fastidio se qualcuno dice che l’Inter gioca male? «Meglio giocare male e vincere che perdere dando spettacolo».

Reputa eccessive le critiche che avete ricevuto finora? «Non mi danno fastidio. Ognuno vede le partite a suo modo e la pensa come vuole».

Sacchi sostiene che l’Inter giochi un calcio antico. Esiste un calcio giovane e uno antico? «Non mi interessa fare polemica. Non c’è un depositari­o della verità nel calcio: non lo è Sacchi e non lo sono neppure io... Ognuno dà la sua opinione e tutte sono da rispettare. Come tecnico sono uno che guarda la realtà: se avessi Gullit, Van Basten, Maldini, Baresi, Donadoni e tutti gli altri campioni di quel grande Milan giocherei un certo calcio, ma a disposizio­ne ho un’altra rosa e quando affronto una formazione più forte che non posso mettere sotto perché ha più certezze ed è insieme da più anni, mi adatto. Sarebbe da fessi comportars­i in un altro modo. Una squadra cresce se fa i risultati anche all’inizio, quando non è al 100%. Rimanere attaccati alle prime può essere importante in vista della crescita futura».

A proposito di crescita, Icardi quanto può migliorare? «Mauro è giovane ed è il classico attaccante da area di rigore che fa sempre 20 gol. Ha un tipo di gioco che necessita dell’aiuto della squadra, ma ha margini di migliorame­nto importanti».

Finora ha segnato poco. Sia lui che Dzeko. «Edin ha bisogno di tempo per capire il calcio italiano. In Premier si gioca in maniera più aggressiva, ma ti lasciano spazi. In Italia c’è più tattica. Vedrete che farà 20 reti. Come Mauro».

E’ difficile far coesistere sul campo Icardi e Jovetic? «Hanno bisogno di giocare insieme 6 mesi e non è detto che bastino per trovare un’intesa».

Perché Jovetic sembra più adatto alla Serie A che alla Premier League? «E’ una punta tecnica ideale per l’Italia e la Spagna, ma in Inghilterr­a ha comunque vinto un campionato».

Contro Frosinone e Napoli si è visto il vero Ljajic, quello che lei ha voluto all’Inter? «A lui avevamo pensato anche a giugno, ma non sapevamo se la Roma lo avrebbe ceduto. Appena si è presentata l’occasione l’abbiamo colta al volo». A gennaio pensa ad altri acquisti? (Sorride) «Dovete chiederlo a Michael (Williamson, il corporate director nerazzurro presente al nostro forum, ndr)... Ora dobbiamo fare del nostro meglio per conquistar­e più punti possibili fino al 20 dicembre, poi valuteremo se sul mercato c’è qualcosa che può aiutarci. Cambiare volto alla squadra a gennaio non è semplice: servono elementi che si adattino subito e che facciano la differenza. Mica facile...».

Sapete in quali reparti dovete intervenir­e? «Sì».

Pirlo vi darebbe una mano? «E’ forte, ma con lui non abbiamo mai parlato. E non abbiamo pensato a un rinforzo lì in mezzo».

Neppure a Biglia? «Non credo. Potremmo avere bisogno in altri ruoli».

Magari un esterno offensivo a destra come Bellarabi... «Bellarabi è un bravo giocatore, gioca in Champions con il Bayer ed è difficile da prendere a gennaio».

Feghouli, Ben Arfa, Van der Wiel e Ivanovic: scelga un parametro zero che farebbe fare un salto di qualità all’Inter la prossima stagione? «I nostri scout (guidati da Mirabelli sotto la supervisio­ne del ds Ausilio, ndr) sono bravi, lavorano bene e conoscono tutti i giocatori che si svincolera­nno. Vedremo quello che potremo fare».

Ripensando allo scorso mercato estivo, è Dybala il suo più grande rammarico? «Dybala è bravo e ha un grande futuro perché è tecnico e veloce. E’ stato il nostro primo obiettivo».

Stavolta la sua telefonata non ha fatto la differenza come in altri casi. Ha trovato il telefono dell’argentino... occupato? «No, uno parla e spiega quello che ha in mente, ma ci sono anche le altre squadre e capita di non prendere un calciatore».

All’Inter Dybala avrebbe giocato di più rispetto alla Juventus? «Mi sembra che stia giocando anche alla Juve».

Qualche mese fa avete pensato anche a Perotti che sfiderà sabato in Inter-Genoa? «Sì perché è molto bravo, ma non era facile da acquistare».

Rammaricat­o dal fatto che Totti finirà la carriera senza che lei lo abbia potuto allenare? «Lo posso allenare a... Paddle (ride, ndr). Prima o poi dovrà smettere perché i giocatori non sono eterni. Lui è forte, quello che forse mi assomiglia di più come colpi di tacco e gol segnati, ma facendo il centravant­i ne ha realizzati di più». A Paddle invece chi è più forte? «Lui ha il campo a casa e si può allenare di più».

I tecnici italiani «La nostra continua ad essere la migliore scuola. I nomi? Montella e Di Francesco danno alle loro squadre bei concetti»

Cosa manca a Balotelli per essere nuovamente l’attaccante che lei ha lanciato all’Inter nel 2007 e ha valorizzat­o anche al City? «Spero che possa tornare quel giocatore capace di pensare solo al calcio, che sarà la sua vita per i prossimi 10 anni. E’ un po’ di tempo che non lo alleno e non so cosa sia successo, ma quest’anno al Milan aveva iniziato bene».

Dzeko e Icardi «Ho avuto Edin, deve capire il calcio italiano. E Mauro crescerà, è ancora giovane. Ma tutti e due faranno 20 gol»

Chi vincerà il Pallone d’Oro? «Impossibil­e dire chi sia più forte tra Messi, Ronaldo e un Neymar che sta diventando un altro Messi. Credo comunque che vincerà ancora Messi».

Il calcio e Sacchi «Non c’è una verità assoluta Con i suoi campioni al Milan avrei giocato in un certo modo Io guardo la rosa e mi adatto»

Vota Florenzi come gol dell’anno? «Sì perché sennò vince tutto Messi».

Per Mancini in passato la panchina della Nazionale è stata una possibilit­à? «Non c’è mai stato niente».

Le star del 2015 «Il Pallone d’Oro? Difficile scegliere, alla fine dico Messi E per non dare tutto a lui... Il gol dell’anno a Florenzi»

Le piacerebbe un giorno ricevere una chiamata dalla Figc e... «L’Italia è un’avventura molto importante e non capita spesso. Devi essere fortunato ed essere libero nel momento giusto. Se capitasse sarebbe una cosa fantastica».

Il chiariment­o «Mai pensato di denigrare il ping pong: è bellissimo e lo ho giocato. Volevo solo citare uno sport non di contatto »

Non crede che le mancherebb­e il contatto quotidiano con il campo come successo a Conte?

«Guidare la Nazionale è diverso rispetto ad allenare tutti i giorni, ma chi fa il ct e viene da un club, deve adattarsi». Perché dopo diversi anni all’estero ha sentito il richiamo dell’Italia? «Non era mia intenzione tornare, ma se ti chiama l’Inter...».

Ha notato che dei nostri tecnici emigranti lei è l’unico che ha fatto ritorno in Serie A? «Vuol dire che gli altri sono più furbi di me. Evidenteme­nte sono ancora fuori perché non amano le... interviste post partita (sorride, ndr). Lavorare all’estero ti arricchisc­e e ti fa crescere perché lì il calcio è vissuto in maniera diversa. E lo dico con grande rispetto, esattament­e come ieri (lunedì) ho citato il ping pong. Mi spiace se qualcuno si è offeso, ma intendevo dire che il ping pong non è uno sport di contatto, ma è ugualmente bellissimo e ha tanti appassiona­ti in Italia e nel mondo. Ci ho anche giocato da ragazzo, chi di noi non lo ha fatto?».

Come ci si rapporta con un presidente straniero? «Per me non è un problema. In Inghilterr­a i presidenti non si vedono mai, il proprietar­io del City, Sheik Mansour byn Zayd, lo avrò visto 2-3 volte in 4 anni. Thohir viene in Italia spesso e ci sentiamo al telefono 1-2 volte a settimana».

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FOTOSERVIZ­IO BARTOLETTI All’incontro con Roberto Mancini e lo staff dirigenzia­le nerazzurro nella redazione del Corriere dello Sport-Stadio, hanno partecipat­o con il nostro direttore Alessandro Vocalelli e il capo redattore Alberto Dalla Palma, anche Guido D’Ubaldo, Andrea...
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FOTOSERVIZ­IO BARTOLETTI Un altro momento del forum
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Higuain
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Dzeko
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