Corriere dello Sport Stadio (Toscana)
LE CINQUE GIORNATE DI FIRENZE
Cinque partite per restare attaccati al treno delle grandi in campionato, per continuare a sognare
Cinque partite per puntare alla vetta. Per restare attaccati al treno delle grandissime in campionato, sfatando il tabù del sogno qualificazione alla prossima Champions League. Per non mettere fine alle speranze internazionali di questa stagione in Europa e per mantenersi in corsa pure in Coppa Italia, perché tra due settimane al Franchi c'è anche il debutto di Paulo Sousa nella Coppa nazionale. L'obiettivo è quello di vincere: non c'è più voglia di aspettare. Ha fame la squadra e pure l'allenatore, uno che negli ultimi anni ovunque è andato ha messo insieme titoli uno dietro l'altro, dal Videoton al Maccabi Tel Aviv passando per Basilea. La città, nel frattempo, si è trasformata nella benzina: le "migrazioni" dei viola in occasione delle trasferte, oltre che delle gare casalinghe, è il termometro di una tifoseria che vuole continuare a crederci. E' scattata la scintilla: l'entusiasmo è ponderato, attento, privo di eccessi, ma la voglia di provare a scrivere una nuova pagina della storia è più che mai fervida. I tre pareggi consecutivi - i primi dell'era del tecnico portoghese tra campionato e Europa League non hanno minato le certezze.
DENTRO-FUORI. Da qui alla sosta invernale, però, l'asticella dovrà necessariamente alzarsi: due delle cinque gare che aspettano i viola in questo dicembre decisivo saranno da dentro o fuori. Se contro l'Udinese, domenica al Franchi l'obiettivo è quello di riprendere la corsa per non perdere il contatto con Napoli e Inter e staccare ulteriormente la Roma che insegue, col Belenenses giovedì prossimo non ci saranno vie di fuga. C'è da cancellare il record negativo di questo avvio di stagione in campo internazionale, perché al Franchi, in quello che con Montella era stato il fortino europeo, ancora non è arrivata nemmeno una vittoria: due sconfitte in altrettante partite giocate, sia col Basilea all'esordio nel girone che col Lech Poznan qualche settimana dopo. Numeri alla mano, basterebbe un punto per qualificarsi alla fase successiva come seconda del girone, ma ora più che mai servono le vittorie per rimettere fiducia nel forziere, stando attenti a non consumare stavolta tutte le energie, fisiche e mentali. Anche perché l'avversario successivo (13 dicembre, in posticipo alle 20.45), di nuovo in Serie A, sarà la Juventus, l'ex squadra di Sousa per la quale era stato subito etichettato da una parte della tifoseria (poi ricredutasi) e pure l'acerrima rivale di sempre.
TRA JUVE E COPPA ITALIA. Ci sono ancora cinque punti di vantaggio in classifica, fin qui, tra i due club, ma ai tifosi viola questo non basta. Vincere allo Juventus Stadium, nel giardino di casa della squadra bianconera costringendola ancora alle proprie spalle significherebbe cancellare l'ultimo ricordo (bello) di Mohamed Salah con la maglia viola addosso - è stato lui il mattatore dell'ultima semifinale di andata di Coppa Italia - e guardare al futuro con ancora più ottimismo. Tre giorni dopo, il 16, ci sarà l'esordio nella coppa nazionale, ottavo di finale, in gara secca, di quelle da non sottovalutare perché il rischio, come accaduto negli anni di Cesare Prandelli è quello di essere eliminati subito.
TEMPO DI BILANCI. Prima della sosta, l'ultimo impegno, in casa, sarà quello contro il Chievo Verona. Poi sarà già tempo di bilanci. Restare in corsa sui tre fronti, moltiplicare le possibilità di sollevare finalmente un trofeo, che poi sarebbe il primo dell'era Della Valle, è l'obiettivo stagionale principale: per scegliere quale strada prediligere ci sarà tempo dopo. Il resto lo farà la dirigenza, perché nessuno ha intenzione di tirarsi indietro. Lo ha detto Diego al termine del derby con l'Empoli «Fate fare alla società che fa bene e fa tutto quello che serve per migliorare la squadra» - e lo ha ribadito pure suo fratello Andrea, il patron: «I dirigenti sono già al lavoro, se c'è da rafforzare la squadra non ci tireremo indietro». Tocca alla squadra dimostrare che i tempi degli investimenti, per quanto in linea con i bilanci societari, sono maturi, a Sousa dirigere il coro e tornare a vincere. Già da domenica. Per Firenze. Per non costringere una città a smettere di sognare.
Eravamo stanchi». Paulo Sousa conosce nell'intimo la propria squadra. La conosce in ogni sfaccettatura. Nel bene e nel male. Qualche tempo fa ci disse che lui faceva le omelette con le uova che gli mettevano a disposizione. E che il colpo di mercato non era stato Suarez, ma Savic. Nello stesso periodo il ds viola, Pradè, che questa squadra l'ha costruita, ci ha detto che mancava un difensore e che ha gennaio si sarebbe dovuto provvedere. Pochi giorni fa i dirigenti della Fiorentina, davanti alle belle battaglie sostenute dagli uomini di Sousa, ci hanno assicurato che a gennaio, laddove necessario si sarebbe intervenuti. Dunque tutti d'accordo? Noi sicuramente sì. Dopo il pari con il Sassuolo (figlio certamente dell'errore di Ilicic che avrebbe potuto portare il colpo da ko e di qualche errore arbitrale) Sousa ancora una volta ha battuto tutti in sincerità: «Già nella mezz'ora del primo tempo tutti siamo stati imprecisi. Stanchezza mentale, figlia della grande concentrazione avuta a Basilea. Anche merito della freschezza dei nostri avversari, squadra che sa cosa fare, difficile giocarci contro. Abbiamo provato a spingere fino alla fine, grazie anche ai nostri tifosi, provato a vincere, ma purtroppo non ci siamo riusciti. L'interpretazione della partita è stata buona ma quando la freschezza è mancata...». Il tecnico portoghese, che si era assunto tutta la responsabilità del mancato successo con l'Empoli per errori nella scelta della squadra titolare, ieri ha mandato uno dei suoi messaggi. Diretti, inequivocabili: se la Fiorentina vuol davvero concorrere più a lungo possibile nelle due Coppe e in campionato ha bisogno di una mano sul mercato. Sousa usa parole di cachemire ma i concetti sono inequivocabili. E anche noi siamo d'accordo. La Fiorentina è un'ottima squadra, addirittura migliore di quanto non fosse stata immaginata da critica e tifosi, ma ha bisogno di essere rinforzata.
Paulo Sousa, 45 anni
Certe imperfezioni sono sotto gli occhi di tutti. Le intemperanze in campo di Roncaglia, Tomovic che si adegua da centrale a esterno di destra. Suarez che non si è ancora inserito nel modo di giocare di Sousa, che per il momento almeno non ha i tempi. Gilberto troppo giovane e ancora da costruire, «Kuba» troppo usurato, Pepito Rossi che lotta per ritrovarsi. Sono alcune delle «imperfezioni» che fanno sì che la Fiorentina lamenti una rosa troppo risicata. Di fatto c'è una sola squadra viola e pensare di turnarla con un'altra che non c'è è assolutamente pericoloso. I Della Valle e i loro uomini lo sanno benissimo, così come sanno che si è davanti a un anno importantissimo per la Fiorentina. E' di queste ore la conferma che davvero potrebbe partire presto l'operazione nuovo stadio. Il piatto viola si potrebbe fare quindi particolarmente ricco. Una situazione imperdibile. Gli stessi dirigenti viola che pochi giorni fa ci hanno assicurato che la proprietà non si tirerà indietro se Sousa chiederà di allungare la coperta, ci hanno però allo stesso tempo ricordato che il fair play finanziario non si tocca. Dunque sì al mercato di gennaio, ma senza pazzie. Nessuno per la verità le ha chieste. D'altra parte Pradè e company questa estate hanno chiuso la campagna acquisti con un sostanziale segno «più». Quanto? Abbastanza per ridurre gli anticipi di bilancio in precedenza sostenuti dai fratelli Tod's. Non solo, a dicembre il bilancio viola si chiuderà con un «meno» dieci per cento relativo al monte ingaggi complessivo. Insomma ci sono i margini per dare una mano a Sousa e alla sua squadra. E se la meritano. Come i tanti tifosi che seguono la squadra ovunque. Quasi duemila a Basilea, oltre tremila a Reggio Emilia. La gente ci crede e fa bene. Ci credono anche i Della Valle, per questo siamo sicuri che giocheranno la loro partita. Senza follie economiche, con un mercato (ci hanno ribadito anche domenica sera) di tipo «fantasioso», ovvero capace di attingere alle qualità dei suoi manager. Il sogno, lo sanno tutti, a Firenze è da cinquant'anni quello di vincere il terzo scudetto: l'obiettivo mai dichiarato sta diventando almeno quello di tornare in Champions League. E, perché no, strada facendo, di vincere qualcosa. Con... fantasia, lavoro e intelligenza. Non sarà facile ma la strada può essere assolutamente percorsa.
L’obiettivo è vincere, qui nessuno ha voglia di aspettare Soprattutto Sousa
Due delle cinque gare che aspettano i viola in questo dicembre saranno da dentro o fuori