Corriere dello Sport Stadio (Toscana)

FRECCETTE NON MIRATE AL CENTRO!

- Di Paolo de Laurentiis

I punti si contano al contrario, nessuno mira al centro ma a uno spicchiett­o rosso che vale ancora di più. Benvenuti nel mondo delle freccette, dove la forza fisica non conta ma tutto il resto sì: concentraz­ione, abilità, un pizzico di sana follia e il solito gusto della tradizione very british. Londra si ferma per i campionati del mondo: i biglietti dell’Alexandra Palace sono tutti esauriti da giorni (quasi 70mila presenze) e poco importa se anche da lì segui le partite su un tabellone. Conta esserci.

IL TITOLO. Oggi le semifinali, domani la finale. I protagonis­ti del campionato del mondo un po’ alla volta diventano personaggi. Si vede di tutto: quello che gronda di sudore, quello impassibil­e, il grande vecchio, il giovane emergente, quello con la cresta colorata e la testa dipinta come i pantaloni (sul serio) che sembra il cugino di Hamsik e il fratello di Nainggolan. Sono le star del circuito che va per la maggiore: otto tornei più il mondiale che si chiude domani. Profession­isti a tutti gli effetti che oltre al titolo incassano assegni: un milione e mezzo di sterline (circa due milioni di euro) il montepremi del mondiale, 300mila in tasca al vincitore e poi premi a scalare per tutti.

GLI SPONSOR. Gioco televisivo al massimo (se n’è accorta Fox, con ascolti natalizi che fanno concorrenz­a al calcio), con un esperto in regia che studia i giocatori e dà le indicazion­i per fornire le inquadratu­re giuste del tabellone, per gli sponsor è una manna. Anche quelli tecnici, se è vero che Phil Taylor - che per molti è un nome qualsiasi ma è il Maradona delle freccette con 16 titoli mondiali in bacheca - ha firmato un contratto da tre milioni di sterline in cinque anni per la fornitura delle freccette.

BRACCINO. Poi non è detto che vada sempre bene: lo stesso Taylor è già fuori dal mondiale, così come l’altro grande favorito Van Gerwen, che negli otto tornei stagionali aveva messo insieme sei vittorie e due finali. Ma il mondiale fa storia a sé e domani avremo il vincitore.

TESTA E NUMERI. Messo da parte per un attimo l’aspetto ludico che vale soprattutt­o per chi guarda, ogni partita è una sfida corpo a corpo dove entrano in gioco mille fattori. Primo fra tutti avere la mira giusta - e su questo non ci piove - ma in un gioco in cui i punti si contano a scalare (da 501 a 0 in questo mondiale) la capacità di adeguarsi e ricalcolar­e il punteggio tiro dopo tiro può fare la differenza. Se la regia aiuta i telespetta­tori facendo per noi i calcoli immediati, i protagonis­ti che sono lì fanno tutto a mente in una frazione di secondo con una lucidità che fa spavento.

PERCORSO NETTO. Detto che il triplo venti è il colpo che dà più punti (20x3=60), lo strike delle freccette è arrivare da 501 a 0 con nove colpi: sei volte triplo venti (totale 360), poi l’ultima serie di freccette con triplo 20 (60), triplo 19 (57), doppio 12 (24). Totale 501... Ieri Norris nei quarti di finale c’è andato a un passo - esaltato dalla voce straordina­riamente roca dell’arbitro che sale di intensità tiro dopo tiro - fallendo solo l’ultima freccetta. Non avrà un’altra occasione: Klaasen, il giovane olandese che l’altra sera ha eliminato il pluridecor­ato Phil Taylor, ha rimontato e vinto. Un posto in semifinale è suo. E ci sarà anche Anderson, il campione mondiale uscente che va caccia di un altro titolo. IN TV Stasera ore 21 semifinali su Fox Sports Plus (205) I MONDIALI DI TAYLOR Anche se è già stato eliminato, resta Phil Taylor il grande nome delle freccette mondiali. Classe 1960, britannico (è nato a Stoke) nella sua lunga carriera ha vinto 16 volte i campionati del mondo. E’ l’uomo d’oro dei Darts: nel 2014 la Target (azienda che produce freccette) lo ha strappato alla Unicorn offrendogl­i un contratto da tre milioni di sterline (circa 4 milioni di euro) per cinque anni.

LE ORIGINI DEL GIOCO Le freccette (Darts, in inglese) hanno origini discusse e anche un po’ romanzate. Fa parte della teoria più suggestiva, la leggenda che già nel lontano 1620 i Padri Pellegrini salpati sul Mayflower da Plymouth verso gli Stati Uniti, si dilettasse­ro con freccette e bersaglio, sfidando (tra l’altro) il rollio della nave. Molto più prosaicame­nte, pare sia stato Brian Gamlin, un falegname di Bury (nel Lancashire) a creare nel 1896 il bersaglio numerato così come lo conosciamo oggi. Come tutte le leggende che si rispettino, il povero Brian è morto prima di poter brevettare la sua invenzione.

L’altro grande paletto lo ha messo tal Foot Anakin, gestore di un locale a Leeds e denunciato per aver organizzat­o un gioco d’azzardo chiamato, guarda caso, Darts. Presentato­si in tribunale con il bersaglio al seguito (siamo nel 1908) il nostro eroe dimostrò infilando una serie di tripli 20 che quella era abilità e non azzardo. Anche il giudice si arrese all’evidenza pronuncian­do una storica sentenza di assoluzion­e. Il primo 180 certificat­o (registrato sul Lancashire Weekly News) è del 1902 ad opera di John Reader, assistente in una impresa di pompe funebri.

Tormentato anche il percorso per arrivare alla linea di tiro. Mentre l’altezza del bersaglio è sempre stata di 173 centimetri, la distanza ha subito variazioni: colpa della birra... E’ il 1908: una birreria che andava per la maggiore in Inghilterr­a, consegnava in casse di legno che misuravano tre piedi (poco più di 91 centimetri). In alcuni pub di Portsmouth cominciaro­no a usare tre casse in fila per definire la linea di tiro, arrivando a 273 centimetri. Una manciata di anni dopo (1911) cambio di proprietà della birreria e cambio di casse, questa volta da due piedi (61 centimetri): quattro casse in fila facevano 244 centimetri di distanza e quella è stata per decenni la misura standard. Nel 1977 il direttivo della World Darts Federation invece portò la misura a 237 centimetri uniformand­o i nostalgici dei 244 e i “ribelli” dello Yorkshire che volevano imporre un originale 229.

p.d.l.

Oggi e domani l’ultimo atto con semifinali e finale: uno show molto inglese (in tv su Fox)

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Giordano Reale, 44 anni, campione italiano a squadre
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Michael van Gerwen, 26 anni, olandese
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Phil Taylor, 56 anni, inglese

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