Trionfa l’azzurro invisibile
Suo lo slalom di Kitzbuehel, 17 anni dopo Tomba. «Boh, sarà il casco...»
KITZBUEHEL - Cristian Deville non si ribella alla sua vita da mediano e anzi la chiama, la invoca, nonostante abbia scelto il posto più indicato del mondo per cominciare a vincere: Kitzbuehel.
Come si definisce? «Un tipo tranquillo» .
Puntava a vincerla, questa gara? «No, nella seconda manche volevo solo difendere il quarto posto» . L'ostentazione del grigiore. Ma adesso che ha fatto di più, come cambia la sua vita, Deville? Perché otto anni in Coppa del Mondo l'hanno resa visibile come un geco su un muro? Perché a trentun anni, quando si comincia a pensare al ri-
Già pensava all’addio In premio 75.000 euro e nome sulla cabinovia «Ma ora quanti soldi dovrò dare a Monti?»
tiro, questa sequela di grandi piazzamenti, un secondo e un terzo posto e ora questo sfavillante slalom? E il piazzamento nelle classifiche: nono in quella assoluta, secondo dietro Kostelic in quella di slalom, migliore italiano in entrambe. Spieghi cos'è cambiato, o se preferisce: cosa non andava prima. E CHISSENE - «Devo dirvi la verità? Non lo so, e tutto sommato non me ne frega niente. Non ho più la fidanzata ma non è questo ad averni aiutato, anzi non sono contento di averla persa; stessa preparazione atletica dello scorso anno, stessi sci, stessi scarponi e scarpette, ormai quasi più vecchie di me. Ah, il casco nuovo! La Dainese me ne ha dato uno personalizzato all'inizio dell'anno. Sarà il casco a farmi andare più forte?» , ridacchia.
Fatto sta che vince qui 17 anni dopo Tomba e si porta via il bocconcino più ghiotto dell'anno: 75.000 euro di premio.
«Lieto di questo precedente, ma a Tomba neanche mi paragono. Lui cinquanta vittorie, io una. Dei soldi quanto dovrò dare a Monti? Seriamente: non ci penso ma a riconsiderare questa giornata mi viene solo da ridere. E riderò anche la prossima estate, quando tornerò qui per guardare la cabinovia con il mio nome, come spetta a tutti i vincitori di Kitz» . BOH? - Strano ma vero, Deville non sa perché ha vinto. «E chi pensava di poter dare un secondo e mezzo di distacco ai più forti? Credevo di aver perso il treno già nella prima manche, perché su una pista che si rovinava rapidamente non avevo approfittato della fortuna del pettorale numero uno. Mi chiedevo se Kostelic sarebbe sceso un po' di conserva pensando ai punti della combinata e mi sono risposto di no, dopo essermi illuso allo stesso modo a Wengen. Una volta quarto nella prima manche il mio obiettivo era non arretrare» .
La domanda è prevedibile - a chi la dedichi? -, la risposta anche: «A me stesso ea chi ha lavorato per me» .
E poi c'è il caso del giorno, questo Hirscher che inforca e non se ne accorge mai. «Passerò per fesso, ma io voglio credere alla sua buona fede. Mi ha spiegato che lui, piccolino e con gli sci stretti, gli scarponi e i parastinchi che gli si agganciano spesso, non ci fa più caso, per cui non si accorge quando inforca di poco. Ne parlavo con Manfred (Moelgg): secondo lui Hirscher fa bene a provarci, perché rischia al massimo la multa e gli può andare solo bene. Io non sono d'accordo, per me scorrettezze del genere - se scorrettezza c'è stata - andrebbero sanzionate con venti numeri di pettorale in più alla gara dopo» .
Grazie per questa domenica densa di emozioni, ragionier Deville. Ora a Schladming, sulla pista dei Mondiali 2013.