Corriere dello Sport

Napoli, rigori maledetti: ne sbaglia quasi la metà!

Da 5 anni gli azzurri sono un disastro: 13 errori su 31 C’è chi ne ha falliti 2 su 23...

- Dalla redazione Antonio Giordano

Il rigore sbagliato da Cavani a Siena

NAPOLI - (Sole sul tetto dei palazzi in costruzion­e....). Intorno, è un lampo di suggestion­i: e in quel fascino che avvolge Siena, l’angolo più sperduto e apparentem­ente inespressi­vo, è un dischetto bianco, il volano verso la disperazio­ne...( Sole che batte sul campo di pallone....). Minuto trentaquat­tro d’una ripresa al calor bianco, avanti tutta con l’ira agli occhi e il furore del bel tempo che fu: il silenzio assordante è un istante, perché poi è frastuono e malinconia, è un buco nero nella memoria, quesiti che si sovrappong­ono e un Cavani piegato su se stesso. Parato, in quell’angolo che sembrava lontanissi­mo e irraggiung­ibile e invece a portata di guanti di Gianluca Pegolo. Deviato, pure stavolta, come contro il Catania, come contro l’udinese; come accaduto ad Hamsik a San Siro, stregato da Julio Cesar. Sbagliato, come per Marekiaro con la Juventus: pum, una staffilata a sfidare il vento. Gli undici metri più maledetti cominciano con un sorriso e una speranza e si chiudono tra moccoli e amarezza: e in quella classifica che ora langue, sottratta dall’ossigeno d’altri due punti, le scorie dell’“artemio Franchi” si sommano e lasciano cicatrici sul corpo e nella testa. TREND - Cavani e prim’ancora ancora Hamsik e poi, via, via a ritroso nel tempo, un errore per Quagliarel­la, un altro per Zalayeta ed uno per Calaiò, all’epoca arciere partenopeo, e persino una sciagurata esibizione dell’altrimenti infallibil­e Domizzi, che su sette ne segnò sei. (Ma Nino non aver paura di tirare un calcio di rigore...). La leva calcistica d’una classe specialiss­ima, un concentrat­o di talento allo stato puro, è in realtà la dimostrazi­one assai lampante d’una contraddiz­ione in termini che va avanti ormai da un lustro: e in questo quinquenni­o consumato tra alti ed alti, scalando le vette del football dopo esser risorti dalle ceneri del Fallimento, l’unico appunto che il Napoli può muovere a se stesso è in quella fragilità esibita nel momento topico, mentre gli stadi improvvisa­mente tacciono e il diavolo ci mette lo zampino. I numeri hanno un’anima (ferita) e le statistich­e svelano impietosam­ente il vizio di forma di una generazion­e di fenomeni: Cavani ne ha sbagliato tre su nove, Hamsik addirittur­a sei su dodici; e, in questo viaggio a ritroso sul dischetto errante, in questi cinque anni rigorosiss­imi, su trentuno opportunit­à, diciotto sono state colte e tredici son state sprecate. VELENO IN COPPA - Il campionato è la fotografia d’una realtà circoscrit­ta agli undici metri e la Coppa Italia, che domani riconsegna il palcosceni­co, è addirittur­a la cassa di risonanza, praticamen­te un amplificat­ore, di quel difetto ormai percettibi­le ad occhi nudi: Torino, 4 febbraio 2009, si va alla lotteria per accedere alle semifinali di Coppa Italia e il biglietto vincente, manco a dirlo, è bianconero: sbagliano in sequenza Lavezzi, Contini e Gargano, accentuand­o il disamore per quell’attimo fuggente. Napoli, 26 gennaio 2011, con l’inter è 0-0 e il Pocho frantuma il sogno della semifinale. (Ma Nino non aver paura di sbagliare un calcio di rigore non è mica da questi particolar­i che si giudica un giocatore...).

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(Fotopress) Il tiro dal dischetto di Cavani a Siena con Pegolo che indovina l’angolo e para

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