Corriere dello Sport

Emendament­o, il giorno decisivo. Illustrato il piano per “rianimare” il settore

- Di Mario Viggiani

Oggi il Comitato dei 18 prima e il Governo poi dovrebbero pronunciar­si sull’emendament­o che terrebbe a galla l’ippica italiana. Intanto ieri a Bologna è stato il giorno del piano-sire, ovvero il documento-progetto voluto dalla società presieduta da Pio Bruni, personaggi­o storico dell'ippica nazionale e in particolar­e milanese, e redatto da Carlo Zuccoli, grande esperto di scommesse (è stato consulente di numerose società per lo più inglesi, oltre che DELL’AEP/EAP, l’associazio­ne Europea dei Totalizzat­ori) e cose ippiche in generale, in collaboraz­ione con il suo collega irlandese Keith Mcdonnell. Si tratta di un piano di ristruttur­azione dell'ippica nostrana e del suo sistema di finanziame­nto, da tempo ormai deficitari­o: tante spese e non altrettant­i ricavi, specie con gli introiti delle scommesse in caduta libera. Un singolo riferiment­o per tutti: nel 2011 le scommesse su Milano galoppo hanno fatto incassare 7,2 milioni di euro all'unire, peccato che tra montepremi e costi organizzat­ivi le corse siano costate 17 all'ente...

Allestito nell'estate del 2010, consegnato al ministro dell'economia dell'epoca (Giulio Tremonti) e illustrato ad Aams a dicembre, con tanto di simulazion­e (richiesta in un primo incontro a settembre) per qualche ippodromo significat­ivo della sua applicazio­ne, il piano smantella il sistema di scommesse a riversamen­to, introdotto nel 1995, senza che però in Italia ci fossero i presuppost­i giusti, ovvero proprietà di ippodromi e Tv, rete di accettazio­ne facente capo a un unico soggetto giuridico, prelievi ottimizzat­i, corretta proporzion­e scommesse sempli- ci ed esotiche, massima riduzione dei costi di distribuzi­one. Questo piano prende a riferiment­o il bilancio Unire di previsione per il 2011. Con un sistema misto elaborato in riferiment­o alle diverse realtà mondiali, mette al centro della rivoluzion­e gli ippodromi (che diventano imprendito­ri e si autogestis­cono anche per i premi a traguardo, oltre che per la gestione del gioco) e gli scommettit­ori, con benefici innanzitut­to per questi ultimi ma anche per le categorie del settore e lo stesso Stato. Il tutto attraverso la cancellazi­one della gestione pubblica del comparto, con l'unire sempre facente capo al Mipaaf ma deputata solo all'armonizzaz­ione di programmi di corse e questioni amministra­tive (patenti, disciplina, eccetera) e un'unire spa, posseduta al 100% da Unire, che funzionere­bbe come una banca per regolare tutti i rapporti economici tra gli ippici. La Tv sarebbe di proprietà degli otto maggiori ippodromi del circuito primario e sarà autosuffic­iente (con vendita delle corse italiane all'estero e incassi per i singoli ippodromi), le scommesse al totalizzat­ore avrebbero le dure regole del vero simulcasti­ng per tutte le corse (italiane o estere che siano), quelle a quota fissa regolate invece con imposizion­e fiscale all'inglese (da pagarsi agli ippodromi per l'uso dei dati).

Tutto molto bello (è stata anche lanciata “Uniti per l’ippica”, associazio­ne che vorrebbe raggruppar­e le sigle di tutte le categorie del comparto: impresa impossibil­e), ora bisognerà vedere se davvero ci sarà voglia di riformare il settore (l’aams si sarebbe pronunciat­a positivame­nte sulla parte-scommesse del piano) mettendo in pratica un progetto come questo o almeno qualcosa del genere. E in tempi brevi...

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