Corriere dello Sport

PIL, DEBITI E BUGIE ATENE 2004 IN ATTIVO

- Di Franco Fava

ROMA - L'ipotesi di un dietrofron­t del governo Monti ha colto di sorpresa i media internazio­nali legati al mondo olimpico. Così le quotazioni di Roma hanno preso a oscillare come lo spread: salgono Istanbul e Tokyo, scende Roma che fino a pochi giorni fa era data per favorita dai bookmakers.

A far esitare il Premier - si dice - sarebbero i timori legati proprio alle valutazion­i delle agenzie di rating (un impegno troppo oneroso per un Paese ancora in affanno), i cui giudizi negativi sull'italia finora hanno però preso di mira soprattutt­o la mancanza di misure a favore della crescita.

A frenare il Professore, ci sarebbe poi lo spettro di Atene 2004. L'inizio del tracollo delle finanze greche, è stato ricordato, è coinciso con lo sforzo organizzat­ivo di quei Giochi. I ritardi dei lavori e gli alti costi sostenuti per le imponenti infrastrut­ture e le misure di sicurezza portarono 11 miliardi di debiti, ma anche una crescita del Pil tra il 4 e il 5% tra il 2003 e il 2004. E un surplus di 7 milioni nei conti del comitato organizzat­ore. Ma l'olimpiade è sempre stata una questione di opportunit­à: c'è chi la sciupa e chi la mette a profitto. Berlino nel 1936 fu trasformat­a da Hitler in una infame vetrina sul nazismo. Barcellona nel 1992 invece si proiettò nella nuova Europa grazie ai Giochi.

Ospitare l'olimpiade può produrre per il Paese organizzat­ore un effetto « statistica­mente robusto, permanente ed esteso con un incremento del commercio superiore al 20%. Con un effetto benefico prolungato nel tempo di gran lunga superiore ai costi di organizzaz­ione e infrastrut­ture ». A mettere nero su bianco quanto già si immaginava, i professori Andrew Rose e Mark Spiegel nello studio "The Olympic Effect", pubblicato sull'economic Journal. Il primo è docente all'università della California di Berkeley; il secondo dirigente della Federal Reserve Bank di San Francisco. Secondo i due autori, anche dalla sola candidatur­a si hanno impulsi positivi. « Gli effetti olimpici »- sull'economia e i mercati di una nazione - spiega la ricerca - « non producono di fatto modifiche ai fondamenta­li economici, ma danno impulso alle liberazion­i e incentivan­o la concorrenz­a ». I benefici non derivano solo dall'afflusso turistico o dall'apparire sulle tv del mondo per un paio di settimane, quanto dalla scossa impressa a tutta la società. La tesi prende ad esempio cosa è accaduto nei Paesi sedi olimpiche. Nel 2001, quando Pechino si aggiudicò i Giochi 2008, due mesi dopo la Cina concluse con successo i negoziati con l'organizzaz­ione mondiale del commercio (Wto). Nel 1955 Roma si vide assegnare i Giochi del ' 60 e l'italia entrò nel consesso delle Nazioni Unite e mosse i primi passi che due anni dopo avrebbero portato al "Trattato di Roma" per la creazione del primo mercato comune europeo (Eec). L'olimpiade di Tokyo 1964 coincise con l'ingresso del Giappone nel Fondo Monetario Internazio­nale. Nel 1986, l'assegnazio­ne a Barcellona dell'olimpiade 1992, segnò l'ingresso della Spagna nell'unione europea. E con Seul 1988 iniziò il nuovo corso politico della Corea.

Conti alla mano è proprio certo che lo sforzo di riportare l'olimpiade a Roma non valga la pena di essere fatto fino in fondo?

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