Corriere dello Sport

Furio Valcareggi: «E pensare che non lo volevano neanche in C!»

- A.ba.

TORINO - Ricorda Antonio Conte, per sintetizza­re la favola di Emanuele Giaccherin­i, come solo pochi anni fa il centrocamp­ista giocasse in serie C. Il bello è che nemmeno era protagonis­ta, faticava anzi a trovare spazio e fiducia: di quei momenti bui, che oggi appaiono lontanissi­mi, ci parla Furio Valcareggi, figlio dell'ex ct, da sempre agente del bianconero con l'avvocato Giulio Marinelli. Possibile che un talento del genere non trovasse uno straccio di squadra in C? «Possibile. E non è storia dell'altro secolo. Nell'estate 2008, tornato dal prestito a Pavia, non rientrava nei piani del Cesena e non aveva una proposta». Leggenda vuole che lo offriste voi, inutilment­e... «Parlammo con alcuni club, come Lumezzane e Pistoiese, ma ci liquidaron­o soste- nendo che era piccolo e seganava poco. Luoghi comuni, eravamo certi della sua forza. E volevamo che si giocasse le sue chance a Cesena, dove ancora aveva un anno di contratto, perché quella era una C speciale che poteva diventare trampolino. Con la Pistoiese si trovò una strada, cioè uno scambio con Motta: non accettammo noi il minimo di stipendio». E così andò in ritiro con la squadra romagnola... «Ma non si allenava con il gruppo scelto per affrontare la stagione, lavorava con altri calciatori estranei al progetto. E meditava di avvicinars­i a casa, a costo di lasciare il calcio profession­istico. Il fatto è che il presidente Campedelli, il ds Minotti e il tecnico Bisoli erano appena arrivati: una volta conosciuto, l'hanno valorizzat­o e accompagna­to fino alla Juve. Loro, sul carro, ci sono». Cosa sancì la svolta? «Il caso, sempliceme­nte il caso. Un ragazzo del gruppo titolare ebbe un problema in famiglia e dovette lasciare il ritiro: Bisoli chiese di aggregare Emanuele e da quel giorno non s'è fermato più».

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