L’uefa suona l’allarme: il football europeo è sempre più in «rosso» L’anno scorso persi 1,6 miliardi!
a Uefa è proccupata: il calcio europeo è sempre più in «rosso». Nel 2010 le squadre delle 53 federazioni iscritte ai massimi campionati hanno prodotto perdite per 1,6 miliardi, addirittura 0,4 in più rispetto all’anno precedente, nonostante un aumento dei ricavi di quasi un miliardo (12,8 contro 12 del 2009). Se partisse oggi il fair play finanziario voluto dal presidente, Michel Platini, alle competizioni europee non potrebbero iscriversi ben 13 club. Un quadro poco confortante che induce Ernesto Paolillo, amministratore delegato dell’inter, a prevedere un futuro prossimo per i nostri club nel segno delle lacrime e del sangue: «Le regole del fair play finanziario sono indispensabili per garantire un buon futuro al calcio ma nei prossimi anni penalizzeranno la competitività delle squadre italiane». La questione è molto semplice: oltre i 45 milioni (che scenderanno a 30), i proprietari non potranno ripianare (a meno che i debiti non siano stati contratti per finanziare investimenti infrastrutturali). La Uefa ritiene che le norme varate impediranno al calcio europeo di scivolare lentamente verso il fallimento. Ma la medaglia ha molte facce e non tutte confortano le speranze di Platini.
LSCAPPATOIE - In questo momento ci sono protagonisti che stanno squilibrando il mercato e stanno mettendo a repentaglio il fair play. Qualche mese fa, Karl Heinz Rummenigge, gran capo del Bayern e pasdaran, da buon tedesco, del virtuosismo finanziario, li ha indicati quasi per nome e cognome: «Viviamo in un mondo in cui russi e arabi giocano un ruolo importante. Spendono e tutto diventa più costoso» . Nel mirino soprattutto il Manchester City. I padroni arabi sono, allo stesso tempo, anche i principali sposnsor. Conseguenza: possono attribuire il valore che vogliono ai contratti e così aggirare il limite dei 45 (o 30) milioni aumentando più o meno fittiziamente i ricavi. Questione più che fondata visto che l’uefa si è preoccupata di aprire una inchiesta per valutare la reale congruità dei contratti di sponsorizzazione firmati dal club con l’etihad. Ma una cosa è chiara: se certi comportamenti non verranno fermati, il fair play sarà attuato, come denuncia Rummenigge, solo a parole. E il «buco» del calcio europeo si amplierà ancora di più. SANZIONI - E’ evidente che gli «aggiramenti» possono essere evitati solo aggiungendo alle norme un quadro sanzionatorio molto forte. E su questo tema ancora non c’è totale chiarezza perché a fronte degli integralisti alla Rummenigge (figlio di un calcio che va a gonfie vele: nel 2010-2011 la Bundesliga ha aumentato di 230 milioni i ricavi arrivando a 2 miliardi, ha prodotto 52,5 milioni di utili e portato allo stadio mediamente a partita 42.101 spettatori) vi sono quei club (come il City, appunto) che vogliono crescere a tappe forzate suscitando l’irritazione di altre società che, invece, stanno provando a costruire questa prospettiva in maniera sobria e senza debiti (il Napoli). La serietà del fair play, insomma, si misurerà sulla qualità delle sanzioni: quanto più saranno severe (l’esclusione dalla Champions «riformata»), tanto più l’obiettivo di Platini (cioè un calcio che produce spettacolo e non debiti premiando i virtuosi in campo e dietro la scrivania) sarà a portata di mano. Altrimenti, anche i lamenti di oggi si trasformeranno in puro esercizio retorico.
Michel Platini (Ap)
E se partisse oggi il fair play finanziario (oltre i 45 milioni i debiti non si ripianano) 13 club non si iscriverebbero alle competizioni continentali