L’ALTRA FACCIA DELLE MEDAGLIE
La demarcazione fra il passato e il futuro è rappresentata dal valore assegnato al numero di medaglie che si conquistano alle Olimpiadi. Secondo Gianni Petrucci sono il criterio di valutazione dello sport italiano, per Giovanni Malagò danno prestigio ma non significano nulla. Quelle eccellenze, a detta del nuovo presidente del Coni, non denunciano la buona salute del movimento di base. Anzi, sono solo uno specchietto per le allodole viste le classifiche internazionali rispetto a strutture e pratica sportiva di tutti gli altri Paesi.
E’ la prima forte spallata su un fatto concreto che Malagò assesta al vecchio sistema durante il forum al nostro giornale. Per la verità l’incontro è stato all’insegna del fair play e del riconoscimento del lavoro altrui però si volta pagina. Su tutto. Lo sport inteso come passione non può poggiare solo ed esclusivamente sul volontariato. Malagò intende introdurre «una cultura manageriale centralizzata» esportando il suo modello su larga scala partendo dalle scuole. Si cominci dagli impianti. Inutile insistere sulla legge per gli stadi quando un palazzetto dello sport può essere molto più efficace per la sua poliedricità soprattutto se all’interno di un plesso scolastico. Gli stadi verranno ma devono essere inseriti in un quadro più ampio e più completo nel rispetto delle regole e delle esigenze del territorio.
Malagò ha voglia di muoversi in fretta perché c’è tanto da fare. Lo sport ha esigenze di pubblico e di popolarità, deve rispondere a logiche di fruibilità televisiva e deve essere lanciato da un sistema mediativo che accompagni ogni manifestazione trasformandola in evento. Chi segue lo sport cambia in fretta gusti e passioni. C’è bisogno di flessibilità e di spinta verso il futuro. Ciò che può piacere oggi diventa superato domani ed è inutile avere degli apparati mastodontici se inadeguati a seguire i forti cambiamenti. «Migliorare ciò che funziona, aggiornare quello che non va anche attraverso cambiamenti radicali». Le parole di Malagò rappresentano un continuo stravolgimento degli schemi, ma occorreranno tempo e persone giuste nei posti giusti. «Ciò che ho fatto già nei primi otto giorni rappresenta la piattaforma di partenza». Il resto verrà. Una parentesi anche sulle sue passioni personali. Una in particolare: la Roma. E’ preoccupato e frastornato per ciò che accade, ma è fiducioso per il futuro. Ovviamente non entra nel merito, ma gradirebbe più chiarezza. La stessa che chiedono tanti tifosi.