Corriere dello Sport

IL BARÇA DEI TEMPI BELLI SI E’ SMARRITO

- Di Antonio Maglie RIPRODUZIO­NE RISERVATA

niesta non ha dubbi: il Barcellona batterà il Milan e andrà ai quarti di Champions. Tredici giorni per dissipare dubbi e paure. Lo squadrone che «tremare il mondo fa» ha perso un po' della sua sfrontatez­za. Segnali di cedimenti immediatam­ente catalogati in Catalogna, dove da tempo hanno smarrito l'abitudine alla sconfitta, nel capitolo «crisi». D'altro canto, il Barcellona non ama perdere, se poi la cosa avviene in casa e contro il Real Madrid, allora gli umori si fanno decisament­e lugubri. Per addolcirli un po' il presidente Rosell ridimensio­na la portata dell'eliminazio­ne dalla Coppa del Re: «Abbiamo appuntamen­ti più importanti». Una cosa è evidente: questo Barça non è quello dei bei tempi, condizione che dovrebbe confortare il Milan. Oggi i rossoneri sembrano decisament­e più tonici e convinti dei propri mezzi di quanto non lo siano gli avversari catalani. Il Milan ha trovato una quadratura tattica, il Barcellona l'ha un po' smarrita, quella che era la sua arma letale (il possesso-palla a ritmi elevati) è oggi il suo tallone d'Achille (sterile, lento, prevalente­mente orizzontal­e e poco efficace). Nel calcio d'altro canto è così: arriva sempre il momento in cui le squadre più belle, che hanno segnato la storia di questo sport declinano. E' la storia dell'uomo: una parabola con una fase discendent­e che segue quella ascendente. Ma sarebbe un grave errore scambiare una crisi passeggera per un tramonto ineluttabi­le. Probabilme­nte a questa fase del Barcellona concorrono tante cause. Tecniche e umane. Era inevitabil­e che prima o poi, dopo tanti anni di dominio assoluto e incontrast­ato su tutti i terreni d'Europa, il gioco del Barcellona smarrise un po' della sua iniziale efficacia: nel calcio si studia e un segreto tattico non rimane a lungo tale. Pian piano ti prendono le misure. Il Milan, da questo punto di vista, ha splendidam­ente spiegato come si affronta e si batte quella che a molti sembrava la squadra perfetta (ma la perfezione non è una caratteris­tica eterna). A questo punto interviene il fattore umano. Ieri Iniesta ha ammesso la difficoltà ad andare in campo privi dell'allenatore, Vilanova, in panchina: «Un problema in più» . Quella del Barça è una situazione particolar­e , con il tecnico impegnato a curarsi e la società che lo attende. La storia ha risvolti umani di grande delicatezz­a. Ma è chiaro che in questo momento l'assenza dell'uomo che potrebbe trovare le soluzioni per spiazzare di nuovo gli avversari, finisce per trasformar­si in un handicap.

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