Corriere dello Sport

Massa va, fino all’ultima goccia

Spreme la F138, simula una gara, si ferma per mancanza di benzina. «Sono ottimista, siamo da podio. Gli altri non sono più forti»

- Dall'inviato Marco Evangelist­i r.m. r.m.

BARCELLONA - Lo scorso anno le prime sette gare ebbero sette vincitori diversi. Nel suo piccolo, il 2013 comincia sugli stessi ritmi. Nove giorni di test sino a ieri, nove piloti diversi in cima alla lista dei tempi. In ordine cronologic­o: Button, Grosjean, Massa, Raikkonen a Jerez; Rosberg, Perez, Alonso, Hamilton e Webber a Barcellona. UN QUARTO D'ORA - Così alla fine ha messo fuori il nasino anche la Red Bull, senza che nessuno si sorprendes­se. Tanto meno Felipe Massa: «Che la Red Bull sarebbe stata una delle protagonis­te della stagione era scontato. Comunque ho visto diverse vetture forti. Anche la nostra Ferrari non va malaccio».

Pare di no, anche se deve ancora migliorare, la vera aerodinami­ca verrà montata solo nei due giorni conclusivi dei test e forse neppure intera, ci sono tanti difetti da correggere e tanto lavoro davanti eccetera eccetera. Ieri hanno tagliato via a Massa l'ultimo quarto d'ora imponendog­li una prova di pescaggio. Cioè, volevano vedere fino a quando si pote- va girare prima di finire la benzina. La F138 si è fermata tra la curva otto e la nove, sulla fronte della testa di toro a cui somiglia la planimetri­a della pista di Montmelò. Era il momento in cui il sole al tramonto aveva stracciato le nuvole e accarezzav­a l'asfalto. «Così gli altri hanno abbassato i propri tempi e io sono rimasto fermo. Nel momento migliore del pomeriggio le mie gomme erano troppo consumate. Ma in questo momento l'ul-

Nove piloti diversi al miglior tempo in nove giorni di test «Ci sono tante macchine veloci»

tima cosa che conti è la classifica».

Ha stretto la mano alla macchina a Jerez, inizio febbraio. Non se n'è mai pentito: «Sono soddisfatt­o. Abbastanza soddisfatt­o. Non posso dire come saremmo messi in un'ipotetica griglia di partenza, però sono certo che a Melbourne lotteremo per il podio. Intanto ho completato la prima vera simulazion­e di gara dell'anno. Ho concluso la gara, anche se non so ancora in che posizio- ne». Vuol dire comunque che la macchina è solida come tradiziona­lmente sono solide le Ferrari. E si guida bene. E deve ancora crescere parecchio. «Finora abbiamo introdotto solo piccoli migliorame­nti».

I problemi non sono scomparsi, ma a quanto pare sono comuni e quindi appaiono meno gravi. «Il consumo delle gomme è pazzesco. Del resto era quello che le squadre hanno chiesto: pneumatici meno resistenti, una sosta Tempo 1:22.693 1:24.348 1:25.017 1:26.458 1:26.538 1:26.574 1:27.107 1:27.541 1:28.166 1:28.644 1:34.928

Giri in più di media per gara. Però mi sono accorto che anche le altre monoposto perdono prestazion­e piuttosto velocement­e. Siamo in linea con gli altri». FIDUCIA - Con la Red Bull, non sappiamo. Webber ha messo in mostra l'inquietant­e capacità di trovare il risultato buono molto rapidament­e a ogni cambiament­o di condizione: pioggia leggera e balzo in testa, secchiate d'acqua e balzo in testa, pista quasi asciutta e balzo in testa. Come fa notare Massa, potrebbe essere sempliceme­nte questione di scelta di tempo. «A me non interessa il giro veloce in sé, non adesso. Conta come la macchina regge la pista. Sono fiducioso. Del resto all'inizio della stagione lo sono sempre. Ma credo di aver ragione, questa volta. La direzione è quella giusta».

Massa garantisce che c'è altro da vedere in questa Ferrari. Webber garantisce lo stesso per la Red Bull: «Questo era il massimo che avevamo nelle condizioni di oggi. Adesso datemi un giorno asciutto, per favore». Oggi guidano Alonso e Vettel. Democratic­amente, il cielo annuncia il medesimo trattament­o.

La parabola della vita, a volte, sa essere davvero perfida. Filippo Preziosi, l’ingegnere, anima e cuore della filosofia Desmosedic­i di Ducati lascia la scuderia bolognese, da lui portata in cima al mondo. E lo fa al termine di una parabola, appunto, sconcertan­te.

Filippo aveva scommesso su Valentino Rossi alla Ducati, sognando di vincere tutto. Ora, a distanza di poco più di due anni, si ritrova a perdere tutto: prima Vale, tornato in Yamaha, poi la sua amata MotoGP, infine da ieri la stessa Ducati. E a guardare bene il fallimento del binomio tutto italiano è alla base di questo abbandono che definire clamoroso è riduttivo.

Le dichiarazi­oni ufficiali dal fronte Ducati recitano un dispiacere sincero dell’azienda, che informa come la decisione sia motivata da problemi di salute legati alla sua condizione fisica.

« Pur con il rammarico di perdere una figura strategica e di grande competenza, Ducati ha accettato le dimissioni, confermand­o stima e riconoscen­za al 45enne tecnico italiano, ringrazian­dolo per il significat­ivo e profession­ale supporto che ha offerto nei 19 anni trascorsi in azienda, di cui 12 in Ducati Corse».

Ma le frasi istituzion­ali non possono raccontare la verità di un rapporto che si è incrinato proprio a causa della gestione della vicenda Rossi - ricordate i lamenti in serie di Vale? - sfociata nell’addio, benedetto da una parte del management ma non condiviso dall’altra, quella appena arrivata di Audi, che aveva rilevato la proprietà. Da qui la promozione a direttore ricerca e sviluppo Ducati Motor Holding che a fine 2012 somigliò tanto a una “bocciatura” .

E come tale Filippo deve averla sentita sulla pelle, lui padre naturale di tutte le moto sportive, trionfi Superbike a giornata era iniziata male a Sepang, con la pioggia a bagnare la pista malese, ma le alte temperatur­e hanno rimesso rapidament­e le cose a posto tanto che Valentino Rossi, il più stakanovis­ta fra gli ufficiali, ha inanellato 61 giri. Meglio di lui hanno fatto solo il collaudato­re della Honda, Takahashi (65) ed il debuttante della Yamaha, Bradley Smith (64).

I test, comunque, si sono conclusi addirittur­a con una doppietta della Honda: a segnare il miglior tempo è stato Dani Pedrosa con 2.00.562, ma la notizia è che il “rookie” Marc Marquez si è fermato ad appena 81 millesimi dal caposquadr­a non facendosi mancare nemmeno due scivolate, una sul bagnato e la successiva sull’asciutto. Segno che il giovane iberico sta spingendo per prendere le misure alla RC213V.

Il fatto che l’iridato uscente della Moto2 abbia messo le ruote davanti a Jorge Lorenzo è da rimancare, visto che gli ha dato poco più di quattro decimi, come da sottolinea­re è il quinto tempo di Valentino Rossi che si è fermato a esattament­e mezzo secondo dalla vetta, ma ad appena settanta millesimi dal compagno di squadra campione del mondo.

LPASSO - Un bel passo avanti lo ha fatto Alvaro Bautista, migliore dei piloti satellite e unico delle Honda ad utilizzare sospension­i Showa al posto delle Ohlins del team ufficiale. Un bel tempo lo ha fatto anche Crutchlow, che ha portato la sua Yamaha satellite ad appena 32 millesimi da quella di Valentino. Il pesarese do-

I TEMPI: compresi, dei motori e delle sfide tecnologic­he annesse. Lui che viveva per la MotoGP, faticava a sopportare questo allontanam­ento forzato dalla sua creatura. E l’astinenza dall’adrenalina, dalla passione delle corse, ha finito per peggiorare le sue condizioni fisiche, già precarie da quel maledetto incidente che dal 2000 lo costringe su una sedia a rotelle. Una decisione comunque meditata, non improvvisa, visto che negli ultimi giorni aveva scritto una mail ai collaborat­ori più stretti, annunciand­o la sua volontà di lasciare. L’unica speranza è che la parabola di Preziosi sia quella di un boomerang, quello caro al suo pupillo Stoner. Che possa cioè tornare indietro e regalarci altre emozioni tinte di Rosso Ducati. In bocca al lupo, Filippo. vrà anche guardarsi le spalle, quest’anno, non solo guardare avanti perché il pilota britannico sta ancora guidando la M1 versione 2012. Le Ducati un leggero migliorame­nto l’hanno mostrato, ma il secondo di distacco che ha rimediato Dovizioso ed il secondo e mezzo di Nicky Hayden non promettono niente di buono.

«Dopo questo test la nostra situazione non cambia molto – ha sottolinea il forlivese - ma abbiamo avuto la conferma che lavorando si può migliorare anche questa moto, che è esattament­e quella con cui ho iniziato. Però non basta, non siamo qui per fare solo dei buoni risultati ma per tornare davanti e siamo ancora lontani. Il limite è nella velocità di percorrenz­a e quindi anche modificand­o le linee e forzando in frenata non riesci ad abbassare più di tanto i tempi e soprattutt­o non puoi essere costante».

«Questo test alla fine - ha detto Rossi vedendo il bicchiere mezzo pieno - è stato positivo perché siamo al quarto posto e non lontano dalla vetta. Stiamo lottando un pò di più rispetto al primo test anche se siamo stati sfortunati poiché ho sofferto di un piccolo problema elettrico nei giorni scorsi che ci ha fatto perdere un pò di tempo, oltre ad altre piccole difficoltà. In questi giorni abbiamo cercato di migliorare le nostre prestazion­i e abbiamo risolto alcuni problemi, ma non tutti. Il saldo è positivo perchè abbiamo provato altri tre giorni facendo chilometri che ci servono per arrivare sempre più al limite della M1. Ora la prossima tappa per noi sarà Austin in Texas».

Intanto Melandri, dopo la scivolata in Gara1, in Australia, nel mondiale Superbike, è stato operato dal Dott. Porcellini a Cattolica. L’intervento, eseguito in artroscopi­a, ha ripulito alcune aderenze e alcune artrosi all’acromion che provocavan­o il forte dolore alla spalla. Il ravennate tornerà in pista fra sei settimane ad Aragon.

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Filippo Preziosi, 45 anni, con Rossi, 34

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