Corriere dello Sport

La parabola di Sutil: «Siamo tutti peccatori»

Una lite con un dirigente Renault gli è costata una condanna. «Merito una seconda possibilit­à»

- Dall'inviato m.e.

BARCELLONA - L'evangelica parabola di Adrian Sutil comincia con concerti di piano, prosegue con la scoperta a quattordic­i anni del kart e dei calli che il volante provoca alle mani, la crisi esistenzia­le, la scelta della velocità, la carriera non mediocre ma altalenant­e sì in Formula 1, un processo penale per aggression­e, la prigione evitata grazie alla condiziona­le, il licenziame­nto. E adesso la riassunzio­ne da parte della Force India, la medesima squadra che lo aveva accompagna­to alla porta, anzi neanche accompagna­to.

A Shanghai nel 2011 Sutil aveva cominciato a litigare per una questione di posto a sedere. Aveva in mano un bicchiere di champagne. Si sa come vanno queste cose: il bicchiere si è rotto, il signor Eric Lux, dirigente della Renault, si è trovato un taglio alla gola e insomma non sarà successo niente, ma intanto il pilota è stato condannato a diciotto mesi di reclusione e a una multa - effettivam­ente pagata, quella - di 200.000 euro. Lo hanno richiamato in servizio, perché secondo i capi della squadra Jules Bianchi, allievo della Ferrari, non aveva ancora abbastanza esperienza. Il che lascerebbe pensare a una scelta di campo, visto che la Force India per il prossimo anno è in bilico tra Maranello e la Mercedes per la fornitura dei motori.

Questa è un'altra storia. La vicenda di Sutil si conclude bene, in fin dei conti. Il tedesco vuole vederci una lezione morale: «Tutti possono sbagliare. Chi non sbaglia non cresce. Io non credo di essere la persona peggiore presente in questa stanza. Il mio peccato è stato pubblico e ha avuto tanta eco. C'è chi fa molto di peggio e nessuno lo saprà mai. Qui sta la differenza. Quando qualcuno sbaglia io gli concedo sempre una seconda possibilit­à. Ecco, io merito una seconda possibilit­à nella vita e merito una seconda possibilit­à anche in Formula 1».

Non è che non si renda conto di come stiano le cose. «E' stata una brutta storia, lo so. Ma la vita è un'avventura» . Ineccepibi­le. Adesso non gli resta che rappacific­arsi completame­nte con l'ex amico Lewis Hamilton, il quale si è reso colpevole nei suoi confronti di non essersi presentato al processo per difenderlo.

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