PERCHE’ TUTTO E’ ANCORA POSSIBILE
Negli occhi rimane l’immagine finale: Chiellini e Cavani, dopo un’ora e mezzo di lotta e botte (anche proibite), si abbracciano e si scambiano le maglie, guerrieri tra i guerrieri in una notte più di battaglia che di spettacolo, più di tensione che di divertimento, più fisica che tecnica. No, questa nostra sfida scudetto così attesa non è stata un inno ai piedi buoni, né ha celebrato i campioni migliori; semmai ha messo alla prova ed esaltato le strategie di due grandi allenatori. In conclusione, è rimasto tutto com’era: Juve in fuga a più sei, Napoli a inseguire. Con una partita in meno da giocare e lo scontro diretto già alle spalle, significa che lo scudetto è assegnato?
No. Assolutamente no. Per quattro motivi, almeno: 1) mancano undici giornate, un’enormità; 2) il vantaggio della Juve è rilevante e comprende lo scontro diretto, ma basta uno scivolone (stavolta sfruttato dai contendenti) perché tutto torni in discussione; 3) i bianconeri hanno la Champions, che potrebbe distrarli e stremarli, mentre il Napoli pensa solo al campionato; 4) gli azzurri stanno forse uscendo dal periodo no che ha frenato la rincorsa nelle ultime gare.
Insomma: abbiamo visto campionati persi con vantaggi superiori, e a meno giornate dalla fine. Perciò oggi ci sembra che la cautela di Conte in chiave scudetto non sia di facciata, ma reale e giusta: lui di rimonte ne ha realizzate e subite in condizioni più sicure di questa e adesso rimane prudente.
La sfida scudetto lascia, dunque, soddisfazione e rimpianti da una parte e dall’altra: la Juve non ha perso punti, ma non ha chiuso i conti; il Napoli ha sprecato l’occasione, però può sperare.
Infine, l’arbitro. Che prima ha fatto tanto discutere e poi ha sbagliato una volta di qua e una di là: rigore negato al Napoli per la tirata di capelli di Chiellini a Cavani; mancata espulsione dell’uruguaiano per la gomitata successiva. Ci sono piccole polemiche, ma nessun sospetto: di questi tempi, non è poco.