Corriere dello Sport

Inler: Sfiorata un’impresa

«Doveva solo girare bene qualche episodio»

- Dalla redazione Antonio Giordano RIPRODUZIO­NE RISERVATA

NAPOLI - Gokhan Inler è l’uomo della provvidenz­a, perché da un suo tiro da lontano è nato il pareggio (complice una deviazione di Bonucci) che tiene accesa la fiammella. «Il pareggio ci sta - ammette il centrocamp­ista svizzero - il primo tempo lo abbiamo cominciato male, poi abbiamo fatto meglio nella ripresa e se qualche episodio girava bene sarebbe potuta arrivare una grande vittoria» . E ora? Più giusto guardare sempre avanti controllar­si anche alle spalle? «Ci sono 11 partite e dobbiamo giocarne ognuna bene per portare a casa più punti possibili» . E ADESSO? - Già, e adesso preparatev­i pure, perché il «martello» è in servizio permanente effettivo e non ci sarà modo per rilassarsi, per avvertire contraccol­pi psicologic­i, per mollare, per sentirsi saturi, stanchi, appagati o impauriti. Non ci sarà modo di pensare, di lasciarsi andare, di avverti- re peso di responsabi­lità, di guardare né alla Juventus né al Milan: perché Verona, leggasi Chievo, è la prima tappa di «undici finali» nelle quali c'è in palio il destino. Si riparte domenica 10 marzo e quasi non sembrerà vero - anche se un po' doloroso - avere una settimana intera per allenarsi senza dover salire su un aereo, andare a giocare, riprendere l'aereo e rientrare nella notte. Stavolta, non ci sono interferen­ze (anche se dispiace) ma la possibilit­à di riflettere esclusivam­ente sul campionato, su quello che verrà, sul Chievo che è una bestia nera, poi sull'Atalanta che è un'altra squadra indigesta (sconfitta all'andata a Bergamo e pure l'anno scorso al san Paolo). OBIETTIVI - Da questo momento, si va in campo alla domenica (o magari al sabato) e poi si procede come una volta, con il vantaggio di potersi regolare e di evitare un turn-over massiccio, con marzo che offre tre antagonist­e alla portata e però da prendere con le pinze: perché dopo il Chievo (dell'ex Corini) e l'Atalanta (dell'ex dg Marino), ci sarà la trasferta a Torino (in casa dell'ex Ventura) e saranno sfide contro antagonist­e impegnate nella lotta per la sopravvive­nza, insidie egualmente elevate e dunque da preparare con cura maniacale, magari progettand­o innesti (o test) per il futuro. Per il mo- mento, un paio di giorni di riposo possono fare soltanto bene; ma poi verranno ore dure di lavoro, una sorta di preparazio­ne mirata per queste undici finali da attraversa­re senza alcun «fastidio». RUSH FINALE - E quindi si arriverà ad aprile, al Genoa al San Paolo, ad una nuova sfida complicata contro chi dovrà sudarsi la sopravvive­nza e poi ha cominciato a giocare ed a far punti. Ma tra un mese, arriverann­o gli esami più duri: la trasferta a san Siro (contro il Milan), il Cagliari a Fuorigrott­a, il pericolo Pescara che introduce all'Inter e, per chiudere, un nuovo viaggio a Bologna (ancora un esodo, come nelle ultime due annate?), il Siena tra le mura amiche e chissà cosa potrebbe esserci in palio all'Olimpico di Roma, contro i gialloross­i. IL METODO - Si riparte con quella promessa che sa quasi di minaccia, con una delle frasi cult di Mazzarri, nella conferenza stampa che ha preceduto la sfida di ieri sera con la Juventus: «Io immediatam­ente dopo la gara con i bianconeri avrò già la testa al Chievo. E l'ho detto ai ragazzi: vi martellerò» . Perché sia chiaro che la storia continua e quei 33 punti a disposizio­ne rappresent­ano un bottino autentico da non dilapidare.

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