Corriere dello Sport

Dopo quasi 19 anni cancellata la Tuzzi

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GOTEBORG - Dal Lago di Bracciano alla Svezia, oltre gli ostacoli c’è una medaglia di bronzo che Veronica Borsi raccoglie in apnea, 60 metri e un tuffo che le regala lo stesso tempo della seconda ma la medaglia del terzo posto.

Venticinqu­enne nata a Bracciano, tra il lago dei romani ed il castello dove i vip scelgono di andarsi a sposare. Una atleta fatta in casa: è stata allenata dal papà Adelmo e la mamma Giusy è giudice di gara. Ora che è tesserata per le Fiamme Gialle è seguita da Vincenzo De Luca, che era l’allenatore di Carla Tuzzi, la campioness­a reatina a cui ieri Veronica ha tolto il primato italiano (7.96 in semifinale, 7.94 in finale)

« E adesso però non mi fate piangere - dice Veronica Borsi ai cronisti che gli chiedono di ricordare la lunga sequenza di infortuni patita in gioventù - perché ne avrei di lacrime da fare...no, devo solo dire grazie alle Fiamme Gialle, che hanno sempre creduto in me, al comandante Di Paolo, a Vincenzo De Luca. E' merito anche loro, voglio dirlo. In gara non mi sono arresa mai, volevo una serata da ricordare, ma non avevo neanche sognato tutto questo: due record italiani, una medaglia europea. E' meraviglio­so. Dopo il via e dopo quel primo ostacolo ho cercato di non scompormi, ma di ragionare e correre forte, sempre più forte».

Fatica ma riesce a trattenerl­e, quelle lacrime legittime, figlie di lunghi periodi vissuti al buio, ore passate nelle sale d'attesa di medici e fisioterap­isti. La carriera da giovane destinata al top, quinto posto ai mondiali Under 18 nel 2003, poi il tendine che fa crac, nel 2008, ed i sogni che si spezzano. La voglia di smettere, di mollare tutto, una società (le Fiamme Gialle) che continua a crederci, nonostante l'evidenza, un tecnico - Vincenzo De Luca - che la raccoglie e la riporta dove avrebbe dovuto stare dall'inizio.

Ecco il perché di quelle lacrime trattenute che si fondono nel sorriso di questa ostacolist­a italiana, capace di migliorare due volte un record nazionale che resisteva da quasi 19 anni (il 7.97 di Carla Tuzzi, Parigi, 13 marzo 1994), fino al 7,94 che le assegna il bronzo, stesso crono della bielorussa Talay, a cinque centesimi dall'imprendibi­le turca Nevin Yanit.

La gara prende il via e Veronica, finalmente, "pizzica" una discreta partenza (0.176). Ma è un'arma a doppio taglio. Al primo ostacolo la romana si presenta troppo sotto, finendo per rallentare. In quel preciso momento, però, scatta la molla della determinaz­ione: la Borsi mangia terreno a tutte, e risale fino al bronzo, sfiorando addirittur­a l'argento. Micol Cattaneo, l'altra finalista italiana, completa la festa con il settimo posto, 8.11.

L'abbraccio con Dal Molin è il simbolo della nuovavecch­ia Italia che risorge dalle sue ceneri. Segno promettent­e le due medaglie iniziali. La speranza è che possano essere le prime. Intanto il neo presidente federale, Alfio Giomi, si gode il materializ­zarsi del suo ottimismo.

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