Moratti chiede la svolta
Il presidente, nerissimo, ieri alla Pinetina per invocare una reazione
APPIANO GENTILE - In palio non ci sono solo tre punti pesanti per conquistare l’accesso alla prossima Champions League, ma molto di più. Stasera contro il Bologna l’Inter mette in gioco una fetta del suo progetto di ricostruzione ed è decisa più che mai a non perdere contatto dal terzo posto in classifica per evitare di trasformare gli ultimi due mesi e mezzo della stagione in una specie di calvario. Ad Appiano Gentile, a dispetto dei festeggiamenti per il compleanno numero 105 andati avanti anche ieri con gli striscioni dei tifosi appesi fuori dai cancelli, il clima non è un granché: il caso Cassano ha lasciato degli strascichi nel gruppo, gli infortuni sono sempre più numerosi (si è aggiunto anche Alvarez), il ko contro il Tottenham è stato più pesante del previsto e deve essere riscattato. In più arriva il Bologna, l’avversaria che il 17 febbraio 2012 evidenziò spaventosamente la crisi dell’Inter di Ranieri (0-3) e diede il la alla contestazione contro la dirigenza. Fantasmi del passato che possono essere scacciati solo chiudendo bene il campionato e lottando fino alla fine per la Champions. D’accordo, il 17 aprile c’è la semifinale di ritorno di Coppa Italia contro la Roma, ma vedersi sfuggire il treno terzo posto con largo anticipo sarebbe un brutto colpo. CARICA MORATTI - Ecco perché ieri sera il presidente è salito alla Pinetina per cenare con la squadra e parlare con Stramaccioni, il dt Branca e il ds Ausilio. Serve una reazione e il patron, di pessimo umore, l’ha chiesta senza mezzi termini. «Per la società l'obiettivo prioritario fin dall’inizio della stagione è sempre stato quello di tornare a disputare la Champions League» ha ammesso Stramaccioni che adesso, con l’addio all’Europa League che sarà sancito giovedì, non potrà permettersi errori e soprattutto concentrerà tutte le energie solo sul campionato. Il terzo posto serve per avere più soldi da investire sul prossimo mercato, per non partire ad handicap anche nel 2013-14. PROGETTO - L’allenatore romano sa bene che da adesso in poi sarà vietato sbagliare. Ha sentito e letto le voci sui suoi possibili sostituti (soprattutto quelle su Mazzarri) e, anche se Moratti pure ieri non gli ha fatto mancare il suo appoggio in chiave futura, vuole blindare ulteriormente la sua posizione con i risultati. «Il presidente ha iniziato un progetto con certi giocatori e un allenatore. A causa degli infortuni abbiamo avuto degli alti e dei bassi e ci è mancata la continuità. Non è però costruttivo mettere in discussione tutto dopo ogni sconfitta. L’obiettivo è costruire una grande Inter dalle fondamenta, sapendo che un progetto è facile da avviare, ma difficile da proseguire perché ci possono essere critiche e pressioni. Noi dobbiamo andare avanti per la nostra strada». SPOGLIATOIO E MANCINI - Venerdì i leader dello spogliatoio hanno parlato tra di loro. Hanno capito che il momento è di quelli delicati e hanno chiesto al gruppo ancora più attenzione nello sprint finale. Alcuni di loro nel 2004-05 erano già presenti e ricordano che, anche nella prima stagione della ricostruzione con Mancini al timone, ci furono delle difficoltà (3 sconfitte nei derby, una tendenza preoccupante al pareggio) che però non impedirono a giugno di mettere in bacheca la Coppa Italia e di centrare il terzo posto. Nello spogliatoio c’è la sensazione di poter ripetere, pur tra mille difficoltà, quella doppia impresa. Il problema rispetto ad allora è che il Milan sta volando (ecco perché tutti sperano che vada avanti in Champions...) e che il Napoli, pur in frenata, è ancora distante. «Noi dobbiamo pensare a conquistare più punti possibile - ha aggiunto Stramaccioni -, senza guardare le altre. Il Milan ha vinto e noi vogliamo rimanere in scia».