Corriere dello Sport

Non bastava l’inghilterr­a

Contro l’italia due “dinastie” polinesian­e

- Dall'inviato Dall'inviato Francesco Volpe RIPRODUZIO­NE RISERVATA f.v. RIPRODUZIO­NE RISERVATA (Reuters)

LONDRA - «A Twickenham? Non ci abbiamo mai giocato veramente. Sei nella casa del rugby e ti senti sempre sotto esame, come se dovessi giustifica­re ogni volta il solo fatto di esserci. E' un problema psicologic­o» . Massimo Giovanelli, capitano dell'Italia che negli anni 90 abbatté a spallate le porte dell'allora Cinque Nazioni, parla con il Daily Telegraph e mette il dito nella piaga. Twickenham, che sta al rugby come Wembley al calcio e Wimbledon al tennis, è l'incubo di tre generazion­i di rugbisti azzurri. Incapaci non solo di vincere, ma anche solo di esperimers­i sotto le pareti di pubblico e di storia dell'HQ (headquarte­rs), il quartier generale del rugby inglese. Qui ne abbiamo presi 80 nel 2001, peggior punizione di sempre nel Torneo, e ancora 59 due anni orsono, quando l'ala Chris Ashton segnò 4 delle 8 mete dei bianchi. «Giocare una grande partita a Twicken- LONDRA - Non c'è rosa senza spine. Anche se la rosa è quella dei Lancaster e campeggia sulle maglie bianche dell'Inghilterr­a ovale. Equiparati, sì o no? A queste latitudini la polemica è aperta. Perché ormai l'esclusivo Pennyhill Park Hotel a Bagshot, l'eremo dei bianchi di Stuart Lancaster, è un porto di mare. E passi per i sudafrican­i (Barritt, Botha, Fourie) o i neozelande­si (Hartley, Waldron), pronipoti dei Colonials. Ma a molti l'invasione dei polinesian­i stenta ad andar giù. Possibile che un Paese che conta due milioni di giocatori di rugby - venti volte l'Italia - non possa fare a meno di Manu Tuilagi e Mako Vunipola? Possibile, visto che i due guerrieri delle isole partono oggi titolari contro gli azzurri a Twickenham, dove tre mesi fa sono caduti gli All Blacks. Routine per il primo, che a 21 anni ha già alle spalle un Mondiale; prima assoluta per il secondo, che a 22 aveva sin qui qualche cap da panchinaro.

Tuilagi e Vunipola sono la punta di un iceberg che promette di trasformar­e il rugby inglese in colonia delle sue ex colonie. Samoano il primo, tongano il secondo, vengono da straordina­rie dinastie ovali. Manu è l'ultimo di sette figli: sei rugbisti (Freddie, Henry, Alesana, Andy, tutti nazionali samoani, e Vavae), ed uno allevato come... una donna (Julie, al secolo Olotuli), secondo un'antica tradizione polinesian­a. Mako è il pri- Panchina - INGHILTERR­A: 16 Hartley, 17 Wilson, 18 Marler, 19 Lawes, 20 Croft, 21 B. Youngs, 22 Burns, 23 Twelvetree­s. ITALIA: 16 Giazzon, 17 Lo Cicero, 18 Cittadini, 19 Pavanello, 20 Minto, 21 Favaro, 22 Botes, 23 Benvenuti. Arbitro: Clancy (Irlanda) Si gioca a: Twickenham, ore 16. In Tv: diretta SkySport 2, ore 16; differita La7, ore 18. mogenito di Fe'ao, ex capitano di Tonga, uno dei sette rampolli (Satisi, Kapelilei, Viliami, Manu, Elisi, Sikuti gli altri, tutti nazionali) di Sione, ex poliziotto e terza centro con 5 caps.

Il fratello di Mako, Billy, ventenne, è già nella “rosa” inglese. Tuilagi è un centro di 112 kg, Vunipola un pilone sinistro di 130 (!). Forza, potenza e mobilità sono scritte nei cromosomi, la tecnica l'hanno affinata alla scuola del rugby inglese. GUAI - Il vero nome di Manu è Manusamoa. Glielo diedero perché nacque il giorno in cui Freddie debuttava in Nazionale. Papà Vavae è un ex politico, mamma Ali'itasi gestisce un negozio di alimentari. Cresciuto giocando a piedi scalzi sulla spiaggia, a 13 anni Manu ha raggiunto i fratelli a Leicester con un visto turistico di sei mesi (mai rinnovato). Per studiare. Studiare e placcare. «Per lui placcare un avversario, intimidirl­o, era più importante che segnare una meta» racconta oggi un suo professore del liceo.

La convocazio­ne per l'Inghilterr­a U.16 impose una riunione di famiglia. «Dovevo o no tradire le Samoa? I miei fratelli hanno deciso per me» . Da allora una pioggia di mete e di guai. A 19 anni saltò fuori il visto scaduto: ci volle una campagna mediatica e politica per evitargli l'espulsione. A 20 una scazzottat­a con Chris Ashton stava per costargli la Coppa del Mondo: venne convocato perché batte tutti i compagni, avanti inclusi, alla panca e nella lotta.

In Nuova Zelanda, due mete e 7.500 euro di multe tra un paradenti sponsorizz­ato e un tuffo dal traghetto nella baia di Auckland (!). Da allora s'è redento e in novembre ha distrutto gli All Blacks con una meta d'intercetto e due assist. «Il modo migliore per fermare Tuilagi? Chiuderlo in spogliatoi­o» scherza amaro il c.t. azzurro Brunel. Per l'Italia, oggi, è il pericolo numero uno.

SCELTA - Il vero nome di Mako è... Mako. Lui è arrivato in Europa a 8 anni con il padre, ingaggiato dai gallesi del Pontypool, e la madre Iesinga, pastore metodista. Da Pontypool a Bristol, ad High Wycombe seguendo la famiglia. Sino a finire come Tuilagi nel mirino degli scout inglesi e nel programma di sviluppo allestito proprio da Lancaster, l'attuale c.t.

«Ho provato a convincerl­o a giocare per il Galles - dice oggi papà Fe'ao - E' grazie al Galles se siamo qui» . «Ma lui ci ha sempre detto che dobbiamo sforzarci di essere i migliori ed è per questo che ho scelto l'Inghilterr­a» ribatte Mako. E' un pilone dalla potenza esagerata, che oggi sosterrà l'esame di laurea contro il nostro Castrogiov­anni. «La polemica sugli equiparati non mi tocca - dice - Io vado in campo e do tutto per mostrare il mio amore per l'Inghilterr­a» . La nuova Inghilterr­a multicolor­e. Piaccia o no. ham sarebbe un segno di maturità» conclude Giovanelli.

«Non è lo stadio, è l'Inghilterr­a che in casa è una brutta bestia per chiunque» svicola Sergio Parisse, il capitano (ritrovato) dei nostri giorni. Prima di ammettere che «dobbiamo pensare poco all'ambiente e molto a noi, ritrovare la strada smarrita dopo la Francia. Ai ragazzi dirò: proviamo a cambiare la storia dell'Italia a Twickenham, a non subire lo stadio e il contesto come in passato» .

In generale l'Italia tigre (o quasi) di Roma si trasforma in gattino oltre confine. «Inconsciam­ente fuori casa non abbiamo la stessa serenità che ci accompagna nel nostro stadio - riconosce Parisse, al rientro dopo la farsa della squalifica per il presunto insulto all'arbitro Cardona - Non sentire la differenza tra casa e fuori d'altronde è dote delle grandi squadre e noi ancora non lo siamo» .

 ?? CICLONI DELLE ISOLE ?? Sopra Manu Tuilagi, 21 anni, centro di 112 kg. A sinistra Mako Vunipola, 22, pilone di 130 kg
CICLONI DELLE ISOLE Sopra Manu Tuilagi, 21 anni, centro di 112 kg. A sinistra Mako Vunipola, 22, pilone di 130 kg
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