Valentino III il re è tornato
Trionfa dopo oltre due anni e mezzo, poi bacia la moto e fa festa con i tifosi. La sua terza carriera è cominciata
Sorpasso a Pedrosa e fuga da bei tempi Con Lorenzo al top, il duello tra i due sarebbe stato epico
Sulla linea del traguardo si è girato, e solo dopo aver controllato con i suoi occhi che il secondo era lontano, ha alzato, scuotendolo, il pugno in aria. Un gesto d’altri tempi, il massimo che si permettevano i centauri quando indossavano ancora la tuta nera e il casco a scodella. Così festeggiavano John Surtess, Jim Redman, Giacomo Agostini, ma poi anche Roberts, Lawson, Spencer e Rainey prima che Kevin Schwantz osasse il gesto di alzarsi sulle pedane.
E’ stata una celebrazione sobria, quella di Valentino Rossi dopo la sua vittoria di Assen. Non c’è stata nessuna impennata, nessuna scenetta goliardica. Avrebbe potuto tranquillamente prepararsela per dire, ehi, sono tornato! perché sapeva di poterlo vincere questo Gran Premio d’Olanda, ma non lo ha fatto.
Come un torero dopo la faena - la serie di passi rituali che precedono l’uccisione del toro - il Fenomeno ha percorso lentamente il giro di rientro, si è fermato sotto la curva dei suoi tifosi a rendergli omaggio, è stato issato sulle spalle di uno di loro - un altro gesto nobile ed antico - per rientrare poi al parco chiuso, sotto il podio, dove ha ripetuto l’atto di baciare il suo numero 46 e la Yamaha.
Ciao bella, sono di nuovo qui, sono di nuovo io. DUELLO MANCATO - E’ stata, quella di ieri, la sua 47esima vittoria in sella alla M1, la 67esima in MotoGP, la 106esima in totale. Ed anche la vittoria che segna la fine di un digiuno lungo oltre due anni e mezzo, 45 gran premi. L’ultima in Malesia nell’ottobre del 2010, prima di passare alla Ducati.
Non si è realizzato il sogno, che forse era anche il suo, di vederli entrambi vincenti, ma in queste due stagioni Vale è cresciuto, come crescono tutti gli uomini quando capiscono che insegna più una sconfitta di cento vittorie.
Per questo, forse, ieri il Fenomeno non ha voluto sfidare il destino inven- tandosi una celebrazione per un rientro epico. Con Jorge Lorenzo in pista con una clavicola fratturata ed operata trentasei ore prima, ha ritenuto che qualsiasi manifestazione di gioia eccessiva sarebbe stata fuori luogo.
Così Sua Velocità ha tenuto per sé la gioia straripante del sorpasso su Dani Pedrosa al termine del quinto giro che l’ha lanciato in testa alla gara, la caparbia resistenza, l’allungo ed infine la fuga solitaria che gli ha consegnato la vittoria.
Perché ogni vittoria è diversa e c’è quella urlata e quella da gustare quasi in silenzio. Un successo che anche il suo compagno di squadra e grande rivale, Jorge Lorenzo, ha onorato con la sua presenza in pista. Non fatevi, infatti, ingannare da ciò che galleggia sulla superficie dei fatti. Jorge non ha corso solo per portare a casa una manciata di punti, ma perché sapeva che, senza l’incidente, il suo rivale ad Assen questa volta sarebbe stato lui, il pesarese. Ed anche se sportivamente Rossi ha ammesso che con Jorge in forma non sarebbe riuscito a batterlo, ci rimane il dubbio di esserci persi uno dei più bei duelli degli ultimi vent’anni. Poco male. Ci rifaremo più avanti. TERZA CARRIERA - Perché, non c’è dubbio, questo è l’inizio della terza fase della carriera di Valentino. Ci sono stati gli anni dei trionfi a ripetizione, quando tutto sembrava facile e quasi inevitabile, le due stagioni difficili con la Rossa a due ruote e, ora, c’è il tempo del ritorno. Rimane un crepuscolo perché nessuno vive o vince per sempre, ma il mare comunque si incendia ad ogni tramonto. E ci regala ogni volta uno stupendo spettacolo.