Super Hamilton pole alla Fangio
Il pilota della Mercedes partirà in prima fila per la 28ª volta: eguagliato il leggendario argentino. «Invecchio anch’io. E divento più saggio...»
SILVERSTONE - C'è britannico e britannico. Paul Di Resta, per esempio, azzecca una delle migliori prestazioni della sua carriera nella corsa di casa - è scozzese, ma fa ancora poca differenza -, ci resta di sale lui stesso e poi ci resta di sale nuovamente quando scopre che hanno pizzicato la sua Force India un chilo e mezzo sotto il peso minimo obbligatorio.
La faccenda è lievemente più complicata. La macchina pesava 641,5 chili, mezzo sotto il limite regolamentare di 642. Siccome tale limite deve valere a vettura priva di carburante, questo è stato asportato e la macchina è scesa a 640, due chili sottopeso. Poi i tecnici della federazione si sono accorti che la bilancia in uso rubava di suo mezzo chilo. Anche calcolando questa imprecisione di misura, la Force India resta 1,5 chili più leggera del dovuto. Quindi, retrocessione in fondo alla griglia per lo scozzese e un passo in avanti per Alonso e Massa. Il quale peraltro continua a incasellare sfortune. Ieri si è fermato per la rottura del motore e alla fine delle prove libere aveva messo insieme il nulla di 29 giri. IL GRIDO - Potremmo prendere in considerazione Jenson Button, però la sua McLaren è in brutte acque (eppure lo ha portato davanti a Massa) e per farla stare peggio Perez ha anche forato. All'altro capo della scala britannica troviamo invece Lewis Hamilton, campione del mondo nel 2008 con un po' di fortuna, protagonista di un debutto travolgente nel 2007 e adesso pari a un colosso come Juan Manuel Fangio nel conto delle pole. Sono 28. Quella di ieri è la seconda nel GP di Gran Bretagna, e con record della pista. Hamilton, che comincia ad avere i suoi 28 anni, tanti quanti le pole, ieri si è risentito giovane: «Sembrava di essere nel 2007, appunto. Con tutta la folla che gridava. Vorrei fare qualcosa di più per questa gente durante la corsa. Temo però che sarà difficile tenere dietro Vettel».
Oltre agli inglesi che gridavano ci conta proprio anche Alonso, al quale non farebbe piacere vedere la Mercedes infangarsi sulle gomme consunte e permettere al leader della classifica di andarsene indisturbato. Chissà. L'aria di casa talvolta confonde i profeti e talvolta fa miracoli. Intanto Hamilton si sente diventare vecchio e non gli dispiace. Sotto i quarant'anni può persino essere una sensazione gradevole. «Resto il ragazzino che correva in GP2 e si entusiasmava per tutto. Però mi sento più saggio, più razionale. Più bravo a prendere le decisioni corrette».
Lo sta aiutando la Mercedes, perfetta per Hamilton fino al sabato. Lo sta tormentando la Mercedes, disperante la domenica per uno che non ha mai avuto molta pietà per le gomme. « E' la macchina più difficile da guidare che mi sia mai trovato tra le mani. Proprio per questo, quando riusciamo a trovare tutte le soluzioni giuste diventa velocissima. Io ci muoio sopra ogni fine settimana, faticando sulle minime regolazioni, provando e riprovando e, certo, guidandola allo spasimo. E mi sembra proprio che lei risponda. Ogni fine settimana migliora un po'». SICUREZZE - Quello che non sta succedendo alla Ferrari, anche se Seb Vettel da bravo giocatore di scacchi tenta di risollevare il morale del suo primo avversario per spingerlo a commettere imprudenze: « Non mi aspettavo il risultato negativo di Alonso. Spesso non basta avere una buona macchina. Bisogna essere fortunati a bilanciarne tutte le caratteristiche. Sarei molto sorpreso se in gara la Ferrari non risalisse».
Torniamo a Hamilton. Si sta ricostruendo intorno l'ambiente rassicurante della McLaren, dopo aver lasciato la sua squadra storica perché era stanco di sentirsi rassicurato. E' venuto Paddy Lowe, l'antico direttore tecnico del team inglese, a rendere più familiare la Mercedes. «Non l'ho voluto io. Lui rappresenta un valore aggiunto per tutta la squadra, non solo per me ». Può essere, ma intanto Rosberg comincia a guardare Hamilton con una certa inquietudine.