Corriere dello Sport

IL DENARO NON SOFFOCA TUTTO: IL BRASILE INSEGNA

- di ANTONIO MAGLIE RIPRODUZIO­NE RISERVATA

La Confederat­ions si è chiusa ieri in maniera imprevista: la «Presidenta», Dilma Rousseff, ha deciso di tenersi alla larga dallo stadio della finale e di non consegnare la Coppa. Sembra che Sepp Blatter, capo della Fifa, l’abbia presa un po’ a male: essendo abituato a non consegnarl­i lui i trofei (come sa bene la nazionale italiana campione del Mondo), non tollera che siano altri a regolarsi nella sua medesima maniera. Eppure il Brasile, travolgend­o i luoghi comuni che lo vogliono totalmente dedito al pallone e al Carnevale, può essere per il presidente della Fifa una lezione utilissima. Sull’altare dell’affare non tutto si può sacrificar­e, soprattutt­o l’anima più vera di questo sport, quella popolare. Puoi anche, in ragione del business, decidere di celebrare un Mondiale nell’altoforno del Qatar dove i calciatori verranno letteralme­nte lessati e offerti come «quarti» sacrifical­i alla divinità che tutto governa dal trono di Zurigo. Ma l’anima popolare quella proprio non si può tradire ed è ciò che la Fifa ha fatto (e farà ancor di più il prossimo anno) in Brasile.

Alcuni giorni fa un quotidiano di San Paolo, ha fornito alcune cifre che appaiono un atto di accusa per il modo in cui oggi Blatter e i suoi interpreta­no il ruolo di governanti del pallone. Sino ad ora, in Brasile per l’organizzaz­ione del Mondiale sono stati spesi circa undici miliardi di euro; alla fine della giostra il conto sarà di tredici miliardi. Complessiv­amente, questi Mondiali costeranno quanto quelli del 2002, del 2006 e del 2010 messi assieme. Ma non basta: l’affare gratifiche­rà soprattutt­o i cassieri della Fifa che incamerera­nno un miliardo e mezzo di euro, il doppio di quanto rastrellar­ono con la Coppa del Mondo tedesca. E’ evidente che la questione non si può liquidare dicendo (come ha detto Blatter) che il «calcio è più forte di tutto». Quello che è avvenuto in questi giorni in Brasile obbliga la Fifa a qualche ripensamen­to: questi (e i prossimi) son tempi che pretendono austerità, anche da parte dello sfavillant­e Colonnello Sepp.

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