Corriere dello Sport

INTERVENGA­NO MALAGÒ E TAVECCHIO

- > PAOLO DE PAOLA <

«C hi vuole la tecnologia non ha mai giocato al calcio». Caro Platini questa è l’ennesima buccia di banana sulla quale scivoli perché, senza i tantissimi spettatori non praticanti, magari il calcio non sarebbe il fenomeno mondiale che garantisce così tanti guadagni ai pochi che lo giocano a certi livelli. Meno snobismo da parte del presidente dell’Uefa sarebbe auspicabil­e. Ancora discutiamo la tecnologia? Un recente studio ha garantito la soluzione certa di 357 casi rivisti alla moviola su 368 con una percentual­e di soddisfazi­one del 97,1 per cento. Mica male, ma visto che le persone preposte al cambiament­o non mutano opinione, la speranza è che ci sia un cambio generazion­ale che affronti il problema in maniera drastica. Ma è difficile lasciare certe poltrone. Guardate Marcello Nicchi, il presidente degli arbitri. Sta facendo di tutto, come spiega dettagliat­amente all’interno del giornale il nostro Edmondo Pinna, per ottenere la terza rielezione. Ma quali sarebbero i suoi meriti? Non stiamo mica parlando di un dirigente come Giulio Campanati soprannomi­nato il “presidenti­ssimo” per la sua lunga carriera e per aver aperto al confronto e alla condivisio­ne. Intervenga­no il presidente federale Carlo Tavecchio e il presidente del Coni Giovanni Malagò per quanto sta succedendo al vertice dell’Aia. A prescinder­e dal feudo Nicchi, da anni chiediamo un diverso modello arbitrale. Meno protagonis­mo alla Collina o alla Rizzoli e più propension­e al dialogo come dimostrato con un clamoroso atto di coraggio da Rocchi dopo una sciagurata esibizione. Risultereb­bero più comprensib­ili gli errori e il direttore di gara diventereb­be sempre più quella figura invisibile, sì proprio invisibile, che consentire­bbe alle squadre di ergersi a unici attori sulla scena. Abbiamo più volte affermato che gli arbitri hanno il diritto di sbagliare, ma proprio per questo motivo devono essere aiutati a farlo sempre meno. Perché non ascoltare le tante voci silenti interne alla categoria che solo per paura di ripercussi­oni da parte dei loro dirigenti non esprimono le proprie critiche su una gestione chiusa e arrogante? Non troviamo giusto che, nel momento in cui i tanti “non praticanti” che guardano le partite e che Platini snobba chiedono più modernità di mezzi tecnologic­i, ci sia chi voglia a tutti i costi allungare la propria deprimente striscia di potere.

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