Corriere dello Sport

Kawauchi, lo strano Forrest Gump del Giappone

Dal 2009 corre dalle 8 alle 12 maratone all’anno: non è profession­ista, non ha un coach ma fa tempi da campione

- Di Stefano Semeraro

Un giapponese eccentrico è come un napoletano noioso o uno svizzero ritardatar­io, una contraddiz­ione in termini. Ma provate a spiegarlo a Kawauchi San, il maratoneta-impiegato che corre scansando i luoghi comuni. Di nome fa Yuki e di mestiere il funzionari­o in un Liceo di recupero nella prefettura di Saitama. Tutti i giorni dalle 9.15 alle 12.45 registra pagamenti, risponde al telefono, distribuis­ce moduli.

Prima e dopo, con le scarpette ai piedi, corre. Tanto. Anzi troppo: dalle 8 alle 12 maratone in un anno, 40 in totale da quando ha iniziato nel 2009, mentre i migliori specialist­i al mondo non superano le due o tre. « Mi motiva più correre che allenar- mi», spiega agli scettici». Il problema - per gli altri, per i profession­isti - sono i tempi e i risultati di Kawauchi. Nel 2013 a Seul ha corso in 2 ore 8 minuti e 14 secondi, la 59ª prestazion­e mondiale, quest’anno al 18° chilometro si è trovato in testa alla maratona di New York, dove ha chiuso 11° in 2h16’41”. In Giappone, il paradiso dell’organizzaz­ione sociale, chi vuole continuare a fare atletica dopo le scuole superiori deve sperare di essere reclutato nei team foraggiati dalle aziende. Yuki invece corre da solo.

Uscito dalla scuola è stato ignorato dal sistema, ma non se ne è preoccupat­o. Come un Forrest Gump del Sol Levante ha iniziato a sgambettar­e per divertimen­to, «che resta la cosa fondamenta­le - come

Una delle vittorie del maratoneta giapponese Yuki Kawauchi, 27 anni ha dichiarato al sito americano Fittish -, insieme a visitare il mondo. Poi per dimostrare ai miei connaziona­li che si può scegliere cosa fare nella vita. E agli stranieri che anche i maratoneti giapponesi, che dì e il martedì corre 20 km a ritmo blando (5 minuti a km), il mercoledì si riposa, giovedì, venerdì e sabato altri 20 km. La domenica la gara. spesso in Giappone, così non deve chiedere permessi (nel 2013 dopo aver corso la maratona a New York si presentò al lavoro il martedì, appena atterrato).

E’ uno dai saldi principi, quindi la gente lo adora e il sistema lo teme: ha fallito la qualificaz­ione ai Giochi di Londra e si è rapato zero per punizione.Aveva giurato che se non avesse vinto i Giochi Asiatici non si sarebbe iscritto ai Mondiali del 2015, è arrivato terzo e per ora ha tenuto fede alla promessa. Guadagna più in montepremi che con lo stipendio ma a licenziars­i non ci pensa: « Perché dovrei? Ogni anno mi fisso dei traguardi, il prossimo è correre sotto le 2 ore e 8. Se avessi più tempo libero, forse non funzionere­bbe». Maratoneta è chi il maratoneta fa, direbbe Bubba..

È funzionari­o in un liceo di recupero Ha iniziato solo per divertimen­to Quest’anno 11° a NY

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