Ganong, giù in picchiata nel segno di Kit Carson
Le discese italiane piacciono parecchio agli statunitensi. Se una settimana fa in Val Gardena il mormone Steven Nyman aveva trionfato per la terza volta in carriera sempre sulla medesima pista, alla prima maschile sulla “Deborah Compagnoni” il sorprendente Travis Ganong ha trovato il primo acuto in Coppa del Mondo. Ma il 26enne cresciuto nello Squaw Valley Ski Team non ci sta a passare per una semplice comparsa: «Questo è solo l’inizio, vincerò di nuovo». Eppure, sino all’apoteosi di ieri in Valtellina, Ganong era riuscito a raccogliere soltanto un terzo posto a Kvitfjell nel marzo scorso e un quinto nella discesa olimpica del mese precedente.
Proprio nella sua performance a cinque cerchi però, si nasconde il segreto dell’inatteso successo: «La pista mi è piaciuta moltissimo e nella parte alta mi ha ricordato la discesa di Sochi con tante curve, una dopo l’altra, mentre in basso era decisamente più sempli-
Travis Ganong, 26 anni, sul podio ce. Dopo le cattive sensazioni provate in allenamento non mi sarei mai aspettato di stare davanti a tutti. Poi però la visibilità è migliorata notevolmente e sono riuscito a tenere la linea che volevo, senza commettere errori e mantenendo molta velocità».
Nella parte centrale nessuno è riuscito a sfrecciare come lo sciatore statunitense (117,04 km/h) e la sua capacità di far correre gli sci l’ha di fatto catapultato in prima posizione. Tutti i protagonisti più attesi, scesi subito dopo di Ganong hanno provato ad avvicinarlo, ma senza senza successo. «Sapevo che nella parte finale era tenere d’occhio perché riesce sempre ad arrivare in fondo con un po’ di energie: nel bosco ha fatto le prime due curve a tutta e lì ha vinto la gara», commenta il nostro Paris.
E dire che a inizio carriera Ganong era uno slalomista, prima di scoprire l’amore per l’adrenalina. Anche perché a farsi notare tra i pali stretti c’è già la compagna canadese Marie-Michèle Gagnon con cui vive in riva al Lago Tahoe, luogo caro all’icona del Far West Kit Carson. «Ho letto tutto di lui, è il mio eroe», rivela il barbuto californiano. Tra l’ exploit di Ganong e quello di Nyman in Val Gardena, ora gli Stati Uniti si trovano due belle carte da giocare per i Mondiali casalinghi di Beaver Creek del prossimo febbraio. Senza contare che a gennaio è atteso anche il ritorno di quel funambolo di Bode Miller, costretto subito a osare per battere l’agguerrita concorrenza interna.
Lo statunitense vive sul Lago Tahoe luogo caro all’eroe western: «Di lui ho letto tutto»