Corriere dello Sport

«Pozzecco? Mi rubava le mandorle»

Soragna racconta l’ex compagno che oggi torna a Capo d’Orlando

- Di Giuseppe Lanza

Orlandina-Varese non sarà una gara come le altre. Non lo sarà per infinite ragioni, soprattutt­o perché porterà in scena il ritorno di Gianmarco Pozzecco a Capo d’Orlando, club con cui ha terminato la carriera da giocatore (il 15 maggio 2008, ad Avellino, gara di playoff) e con il quale ha iniziato la carriera da allenatore (Jesi-Orlandina, 18 novembre 2012).

A rendere ancora più gustoso il cocktail emotivo che verrà servito al Poz al PalaFantoz­zi c’è anche la prima da coach avversario con gli amici e suoi ex suoi giocatori Matteo Soragna, Gianluca Basile e Sandro Nicevic. Con il capitano dell’Upea, Soragna, in particolar modo il rapporto è sempre andato al di là del parquet, i due hanno anche diviso la stanza durante la spedizione azzurra che portò alla medaglia d’argento alle Olimpiadi di Atene 2004, il momento più alto della pallacanes­tro italiana. INCUBI. «Con Gianmarco abbiamo condiviso tanto - racconta Matteo Soragna, ex capitano azzurro - Non soltanto emozioni e ricordi legati ai campi di gioco e alle gare, è stato anche il mio compagno di stanza. Ricordo che in una delle prime volte che ho dormito in stanza con lui, in piena notte ha cominciato a urlare: “Nooo, noooo, nooo!”. Me la sono fatta addosso dalla paura! La mattina dopo gli chiesi che aveva combinato : e lui non ricordava nulla. Poi mi confidò che ogni tanto gli capita di parlare nel sonno .Poi è ricapitato - continua Teo - ma ho imparato a tranquilli­zzarlo! Non contento, ogni tanto di notte si svegliava affamato e mi rubava le mandorle. Svegliando­mi, ovviamente...»

Com’è stato passare dall’averlo come compagno di stanza a vederlo diventare il proprio coach?

«Mister, non coach! Gli dissi sin da subito che non riuscivo a chiamarlo coach perché mi veniva troppo da ridere e che l’avrei chiamato mister! Scherzi a parte, è stato strano: perché anche se profession­almente da parte di noi giocatori il ruolo è stato super rispettato, lui si poneva comunque come uno di noi. Faceva praticamen­te parte dello spogliatoi­o, è stato un modo diverso di vivere uno dei rapporti, quello tra allenatori e giocatori, tra più complicati del mondo»

Come si poneva Giamarco con i tre ex compagni: Soragna, Basile e Nicevic?

«Una delle caratteris­tiche di Gianmarco allenatore è stata da subito la grande umiltà. Aveva la sfortuna di avere tre ragazzi di 38 anni e non ha mai fatto segreto del fatto che potesse avere bisogno di un nostro consiglio. E’ sempre stato un piacere provare ad aiutarlo». PING PONG. In più durante gli allenament­i non mancavano i momenti divertenti. «Li dirigeva a modo suo. Ad esempio interagiva con ogni persona che assisteva al palasport. Ma c’erano anche momenti di agonismo puro e concentraz­ione. Nelle partite di ping pong prima e dopo gli allenament­i ad esempio (ride, ndr): nessuno voleva perdere, la pena era un massacro di prese per il sedere!». Stasera tornerà a Capo d’Orlando, come verrà accolto? «Non voglio neanche immaginare che qualcuno possa fischiarlo, sarebbe l’anti-basket. Poz qui è davvero amato, e anche lui è tanto legato alla piazza. Ma il fatto che siamo amici, non vuol dire che qualcuno voglia farlo vincere. Per noi è importante questa gara».

Pozzecco, 42 anni, coach di Varese, torna a Capo d’Orlando dove ha giocato e allenato

Il coach di Varese parlava nel sonno «E durante la notte mi svegliava perché era affamato»

 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy