Corriere dello Sport

CASO NICCHI Tavecchio all’Aia «Riforme sì, ma...»

«Se vogliono un cambiament­o, va fatto a 360 gradi»

- Di Edmondo Pinna

Se Marcello Nicchi non accenna a ravvedimen­ti in merito alle modifiche «ad personam» che vorrebbe apportare al Regolament­o dell’Aia (in particolar­e, l’abbassamen­to della soglia del quorum valido per il terzo mandato), in via Allegri hanno già inquadrato la situazione. Il presidente Carlo Tavecchio, quasi come discorso ecumenico di fine anno, è pronto non solo a ricevere il plico con le modifiche apportate e votate lo scorso 21 dicembre nel Comitato Nazionale in composizio­ne allargata ai presidenti di sezione (uno per regione), ma ad ampliare eventualme­nte il discorso a tutto il mondo arbitrale. Insomma, la sintesi - a voler leggere fra le righe, ma neanche tanto - è: volete le riforme? Bene, allora riformiamo tutto. Ma è una valutazion­e al momento intempesti­va, che arriverà, a tempo debito. AMPIE VEDUTE. Subito dopo le feste, il plico con le modifiche (e non è detto che qualcosa cambi) arriverà al quinto piano di via Allegri. Solo allora Tavecchio metterà in moto la macchina. Il testo passerà alla Commission­e Carte federali e, quindi (ma già parliamo di qualcosa che oggi sembra difficile possa accadere) al Consiglio federale. Ma attenzione alle parole di Tavecchio: « Noi non abbiamo ancora ricevuto niente, è una questione talmente delicata che dovrebbe riguardare tutto il panorama arbitrale». E allora, ci viene in mente: la giustizia domestica dell’Aia (troppo domestica), la revisione delle commission­i, le designazio­ni a chilometra­ggio fisso, ecc, ecc... Il messaggio, per chi lo sa (e lo vuole) leggere è chiaro. Vale la pena? STUPORE. Dovrebbe chiedersel­o Marcello Nicchi, che invece si dice stupito, a chi raccoglie le sue confidenze, di tanta attenzione. Eppure vuole abbassare il quorum per facilitare la sua elezione, vuole azzerare gli organi di controllo, interni (il SIN) e esterni (Il Comitato dei Garanti, dal quale vuole estromette­re il rappresent­ante del Coni), aumentare il suo potere sugli arbitri (chissà cosa faranno mai oggi i delegati che votarono per lui cinque anni fa...). Il suo postulato si basa sul fatto che, pure per le leggi dello Stato italiano vince chi ha la maggioranz­a. E’ vero, ha perfettame­nte ragione, Marcello Nicchi. Peccato che nessun ruolo di vertice, nello Stato italiano, preveda più di due mandati...

Se Nicchi si stupisce di tanto clamore il presidente Figc attende: «A tempo debito, valuteremo»

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