CASO NICCHI Tavecchio all’Aia «Riforme sì, ma...»
«Se vogliono un cambiamento, va fatto a 360 gradi»
Se Marcello Nicchi non accenna a ravvedimenti in merito alle modifiche «ad personam» che vorrebbe apportare al Regolamento dell’Aia (in particolare, l’abbassamento della soglia del quorum valido per il terzo mandato), in via Allegri hanno già inquadrato la situazione. Il presidente Carlo Tavecchio, quasi come discorso ecumenico di fine anno, è pronto non solo a ricevere il plico con le modifiche apportate e votate lo scorso 21 dicembre nel Comitato Nazionale in composizione allargata ai presidenti di sezione (uno per regione), ma ad ampliare eventualmente il discorso a tutto il mondo arbitrale. Insomma, la sintesi - a voler leggere fra le righe, ma neanche tanto - è: volete le riforme? Bene, allora riformiamo tutto. Ma è una valutazione al momento intempestiva, che arriverà, a tempo debito. AMPIE VEDUTE. Subito dopo le feste, il plico con le modifiche (e non è detto che qualcosa cambi) arriverà al quinto piano di via Allegri. Solo allora Tavecchio metterà in moto la macchina. Il testo passerà alla Commissione Carte federali e, quindi (ma già parliamo di qualcosa che oggi sembra difficile possa accadere) al Consiglio federale. Ma attenzione alle parole di Tavecchio: « Noi non abbiamo ancora ricevuto niente, è una questione talmente delicata che dovrebbe riguardare tutto il panorama arbitrale». E allora, ci viene in mente: la giustizia domestica dell’Aia (troppo domestica), la revisione delle commissioni, le designazioni a chilometraggio fisso, ecc, ecc... Il messaggio, per chi lo sa (e lo vuole) leggere è chiaro. Vale la pena? STUPORE. Dovrebbe chiederselo Marcello Nicchi, che invece si dice stupito, a chi raccoglie le sue confidenze, di tanta attenzione. Eppure vuole abbassare il quorum per facilitare la sua elezione, vuole azzerare gli organi di controllo, interni (il SIN) e esterni (Il Comitato dei Garanti, dal quale vuole estromettere il rappresentante del Coni), aumentare il suo potere sugli arbitri (chissà cosa faranno mai oggi i delegati che votarono per lui cinque anni fa...). Il suo postulato si basa sul fatto che, pure per le leggi dello Stato italiano vince chi ha la maggioranza. E’ vero, ha perfettamente ragione, Marcello Nicchi. Peccato che nessun ruolo di vertice, nello Stato italiano, preveda più di due mandati...
Se Nicchi si stupisce di tanto clamore il presidente Figc attende: «A tempo debito, valuteremo»