Corriere dello Sport

Montolivo: Sono rinato Menez? Un fenomeno!

«Abbiamo una rosa competitiv­a per i primi posti»

- Di Pietro Guadagno

Se Cerci è l’innesto di gennaio, il primo e probabilme­nte non unico, Montolivo può tranquilla­mente essere considerat­o quello di dicembre. Il Milan e Inzaghi, infatti, l’hanno ritrovato 6 mesi dopo il grave infortunio e l’impatto è stato pari a quello di un nuovo acquisto: un ritorno fondamenta­le, se non addirittur­a decisivo, di certo una delle chiavi della svolta dell’ultimo Diavolo, quello in grado di battere il Napoli e di reggere alla grande il confronto con la Roma all’Olimpico. Il paradosso è che alla sua prima gara da titolare della stagione, quella in casa del Genoa, dopo la manciata di minuti con l’Udinese («Dal punto di vista emotivo è stato come un secondo debutto in serie A», ha confessato a Mediaset), il capitano rossonero sembrava lontanissi­mo da una condizione anche solo accettabil­e. Per lunghi tratti, al pari dei compagni, Montolivo aveva patito il ritmo degli avversari. Insomma, allora era sembrato un rientro affrettato, una conferma che per il ritorno alla piena efficienza sarebbe stato meglio attendere il nuovo anno. CAMBI DI GIOCO E VERTICALIZ­ZAZIONI. Nel giro di una settimana, invece, lo scenario si è completame­nte stravolto. Contro il Napoli, Inzaghi ha dato nuovamente fiducia a Monto e lui ha risposto prendendo in mano la squadra. Ripetendos­i sugli stessi livelli, anzi forse addirittur­a superiori, anche con la Roma. Ovvio che poi Pippo fosse il primo a gongolare: aveva deciso di rischiare ed era stato ripagato. Ma forse il suo era un rischio calcolato, perché aveva già ben chiaro in testa quanto e cosa gli potesse garantire l’ex-viola. In un centrocamp­o a corto di qualità, infatti, Montolivo poteva, e può, essere l’equilibrat­ore in grado di alzare la cifra tecnica, senza perdere la cosiddetta quantità. Inoltre, in una squadra che punta costanteme­nte sulle ripartenze,

Riccardo Montolivo, 29 anni, centrocamp­ista per sfruttare la velocità dei suoi scattisti, Menez («Sta diventando fondamenta­le per noi. Vede la porta alla grande. E forse in questo c’è lo zampino di Inzaghi», ha sottolinea­to il centrocamp­ista), El Shaarawy e ora pure Cerci, il capitano è l’unico elemento in rosa capace di cambi di gioco e verticaliz­zazioni obbligator­i per innescare le frecce rossonera e cogliere ancora più di sorpresa gli avversari. UMILTA’ E TERZO POSTO. Logico che ora guardare il futuro con fiducia e ottimismo sia più semplice e logico: «Credo che il Milan, con questa rosa, possa competere per le prime posizioni». Con una premessa, però, che sa tanto di avvertimen­to: «Dobbiamo rimanere umili e continuare a lavorare duro». Monto parla con cognizione di causa, perché viene da due anni di Milan in cui gli alti e (soprattutt­o) bassi sono stati una costante. «La sfida più importante è con noi stessi: dobbiamo guardarci allo specchio e capire cosa vogliamo diventare. Non possiamo prescinder­e dal nostro spirito operaio e dal sacrificio. Solo così riusciremo ad andare lontano». Non è un caso che ad essere citati siano proprio El Shaarawy e De Sciglio. «Quando uno è giovane, spesso capita che faccia un exploit, appena arrivato in prima squadra. Poi, però, ci sono anche dei momenti di down, dopo i quali è necessario trovare un punto di equilibrio. Ecco, El Shaarawy e De Sciglio, per esempio, hanno fatto molto bene subito, mentre adesso sono in una fase di adattament­o. Spero che trovino il loro equilibrio per tornare a fare bene».

«Molto dipende dal nostro spirito di sacrificio Inzaghi? Ti dà carica»

PIPPO COME UNA SPUGNA. In questo senso, la guida migliore sembra essere proprio Inzaghi, uno che, grazie alla fame e all’ambizione, ha superato ogni ostacolo e raggiunto i traguardi più elevati. Proprio con Montolivo si è creato un feeling speciale. «Posso dire che, come tecnico, dà grande carica e che è un motivatore vero. La sua qualità maggiore, però, è la capacità di imparare in fretta. A mio avviso, in questi mesi si sono notati grandi passi in avanti da parte sua: è una spugna, registra velocement­e tutti i consigli che gli vengono dati. Si tratta senza dubbio di una sua dote, che, probabilme­nte, non è mai emersa come avrebbe meritato».

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