Rossi lancia l’allarme «Bologna, siamo pochi»
La battuta del primo Delio Rossi stagionale - rivolto ai giornalisti - riflette perfettamente l’urgenza del Bologna. «Siete più voi dei miei giocatori...». Diciannove rossoblù, «quattro portieri e quindici giocatori», sottolinea il buon Delio. «Sapevamo di dover cambiare molto. Vogliamo scegliere gli uomini giusti, Corvino sa cosa mi serve. Mi fido di lui. E poi i colpi migliori si fanno alla fine del mercato. Certo, mi farebbe piacere avere più giocatori a disposizione, perché questa situazione cozza con le esigenze di dare un’infarinatura a questa squadra». QUELLI CHE HA. Rossi si arrangia. Racconta di essere in contatto diretto con Corvino. «Sì, il mio telefonino prende anche tra i boschi, molte volte guardo perché anch’io penso che sia fuo- ri servizio». Una certezza c’è. Il modulo. «Giocheremo con la difesa a quattro e il centrocampo a tre». Un 4-3-fantasia, nel senso che lì davanti il modulo dipenderà da chi arriverà. Due punte e un trequartista? Può essere. «Ma non voglio la punta statica che sta lì in mezzo e spizzica il pallone. Però se mi pigli Suarez, che è il mio attaccante-tipo, è chia- ro che gioca. Se viene Ilicic gioco in un modo, se viene Pastore in un altro e se viene Quintero in un altro ancora. Ma tanto questi non verranno». Gli viene chiesto se nel gruppo c’è qualcuno di insostituibile. La risposta alza scenari imprevisti: «Ce n’è uno, ma me lo venderanno...». Oikonomou? Rossi smentisce. «No, non è lui. E’ un insospettabile». E dunque? Masina? Ci può stare. OTTIMISMO. A quello ci si affida. «Il Bologna è il mio Real. E vorrei che fosse così anche per chi arriva qui. Bologna è una tappa d’arrivo, non di passaggio. Questa è una piazza futuribile, per quello l’ho scelta». Tra quaranta giorni comincia il campionato. Rossi, quaranta giorni sono tanti o pochi? Ci pensa su, neppure troppo. «Sono pochi anche per dare un’infarinatura alla squadra, per un gioco poi ci vogliono anni...».