Corriere dello Sport

«E’ un onore ma la maglia deve restare»

- Di Leondino Pescatore

Contento, Tavano? «Di cosa?» Della decisione presa dai giocatori dell'Empoli, quella di ritirare la maglia numero 10. «Davvero? Credevo che volesse domandarmi se ero contento del trasferime­nto all'Avellino» Di quello potremo riparlarne. «Mah, non so niente di questa decisione che mi emoziona e mi onora. Ma è vero? Sa, i miei ormai ex compagni ogni tanto tirano qualche scherzo». Tutto vero. «E' bellissimo, non me lo aspettavo, una decisione unica perché di solito sono le società a prendere iniziative del genere». E' un atto di stima, di amicizia, cos'altro significa per lei questo gesto? «Significa molto. E' difficile descrivere con le parole ciò che provo. Riesco a dire sempliceme­nte questo: bellissimo». Soprattutt­o una grande emozione per un calciatore che ha giocato 302 partite con la maglia dell'Empoli realizzand­o 119 reti. «Una lunga storia di vita, di soddisfazi­oni, di passione, davvero difficile da descrivere, peraltro divisa in due tronconi. E' un onore essere diventato un idolo in una realtà come quella di Empoli». Quel numero 10 ha un significat­o importante, un fascino particolar­e. «E' stato sempre il mio sogno, fin da piccolo immaginavo di indossarlo per emulare tanti campioni». Campione è diventato... «Non esageriamo, diciamo che ho saputo portarlo bene». E ora che lo hanno tolto di mezzo? «Mi auguro che sia per un anno soltanto». Perché mai? «Come lo è stato per me, sicurament­e indossare la maglia numero 10 è il sogno di tanti altri bambini». E ad Avellino come farà per avere il numero 10? «Ne parlerò con Gigi Castaldo che indossa quella maglia. Siamo corregiona­li, ci comprendia­mo bene, decideremo insieme». Se Castaldo non dovesse mollare il 10? « Potrei accontenta­rmi del 9, ma non c'è fretta».

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