«E’ un onore ma la maglia deve restare»
Contento, Tavano? «Di cosa?» Della decisione presa dai giocatori dell'Empoli, quella di ritirare la maglia numero 10. «Davvero? Credevo che volesse domandarmi se ero contento del trasferimento all'Avellino» Di quello potremo riparlarne. «Mah, non so niente di questa decisione che mi emoziona e mi onora. Ma è vero? Sa, i miei ormai ex compagni ogni tanto tirano qualche scherzo». Tutto vero. «E' bellissimo, non me lo aspettavo, una decisione unica perché di solito sono le società a prendere iniziative del genere». E' un atto di stima, di amicizia, cos'altro significa per lei questo gesto? «Significa molto. E' difficile descrivere con le parole ciò che provo. Riesco a dire semplicemente questo: bellissimo». Soprattutto una grande emozione per un calciatore che ha giocato 302 partite con la maglia dell'Empoli realizzando 119 reti. «Una lunga storia di vita, di soddisfazioni, di passione, davvero difficile da descrivere, peraltro divisa in due tronconi. E' un onore essere diventato un idolo in una realtà come quella di Empoli». Quel numero 10 ha un significato importante, un fascino particolare. «E' stato sempre il mio sogno, fin da piccolo immaginavo di indossarlo per emulare tanti campioni». Campione è diventato... «Non esageriamo, diciamo che ho saputo portarlo bene». E ora che lo hanno tolto di mezzo? «Mi auguro che sia per un anno soltanto». Perché mai? «Come lo è stato per me, sicuramente indossare la maglia numero 10 è il sogno di tanti altri bambini». E ad Avellino come farà per avere il numero 10? «Ne parlerò con Gigi Castaldo che indossa quella maglia. Siamo corregionali, ci comprendiamo bene, decideremo insieme». Se Castaldo non dovesse mollare il 10? « Potrei accontentarmi del 9, ma non c'è fretta».