Azzurri e un po’ dottori questo oro vale doppio
L’Italia di Piscedda trionfa dopo 18 anni: «In futuro più calciatori-studenti. Con la Corea una vendetta...»
Ma nessuno parli di fuga di cervelli. Questi - prima cosa - giocano a calcio (e bene), poi studiano, comunque non fuggono, infatti stanno tornando in Italia in queste ore, carichi di una gloria inaspettata - il trionfo alle Universiadi - e forti di una consapevolezza nuova: quella di chi rappresenta un azzurro inedito, che riesce a coniugare il calcio con lo studio all’Università. E’ una buona notizia per tutto il nostro movimento, siamo di fronte ad una generazione di calciatori più aperta, più fresca anche mentalmente, che non considera i libri un impiccio, ma un valore aggiunto. Andrea Abodi, presidente della Lega B, era in tribuna a Gwangju. «E’ speciale la medaglia d’oro vinta da una squadra e da uno staff di uomini e di professionisti di grande valore, che amano, rispettano e onorano il calcio. La Nazionale Azzurra, che torna a vincere dopo 18 anni le Universiadi, è il frutto della collaborazione tra la FIGC e la Lega B che ha iniziato da un anno un ambizioso progetto di promozione del percorso universitario dei calciatori dei club associati». BRAVO PISCEDDA. Sei partite in undici giorni, cinque vittorie, una sconfitta (con la Corea all’inizio), come sali-
Non solo studenti di Scienze motorie: economia, lingue e giurisprudenza nei loro percorsi
re sulla giostra e prendere velocità cercando di strappare la bambolina al filo cui è appesa: una cosa così, in Corea, per la nazionale guidata dal bravo Massimo Pisced- da, non nuovo a esperienze del genere. E’ Piscedda stesso ad augurarsi che «in futuro ci siano più calciatori-studenti, perché se hai la possibilità devi studiare». L’eterogeneo gruppo che ha avuto a disposizione racconta di un manipolo di ventenni ambiziosi, uniti da un collante umano: quello di Piscedda. «Prima dell’avventura gli ho raccontato la storia della Danimarca del ‘92, te la ricordi? Vennero chiamati all’Europeo poche settimane prima del via, erano tutti in vacanza, c’era da sostituire la Jugoslavia in guerra. Vinsero l’Europeo con leggerezza e forza mentale, come abbiamo fatto noi». I PROTAGONISTI. C’è Jacopo Dezi, il capitano, due anni a Crotone, ora pronto a giocarsi tutto a Napoli, iscritto a Scienze Motorie. C’è il friulano Filippo Berra, che studia economia e commercio a Udine, tifoso juventino, gioca esterno di centrocampo, Dani Alves è il suo idolo, ha chiuso la stagione con la Carrarese e ora ha fatto il salto: l’ha preso la Pro Vercelli. «E’ un ragazzo che farà molta strada», prefigura Piscedda. C’è Daniel Cappelletti - fresco di retrocessione col Cittadella - che studia alla Statale di Milano: deve molto a Rosario Pergolizzi, che nella Primavera del Palermo gli ha dato tanti consigli e un ruolo, quello di difensore centrale. « Daniel studia lingue - racconta Piscedda - parla bene inglese e francese e qui in Corea ci ha fatto praticamente da interprete». C’è Tommaso Biasci della Paganese, 20 anni, unico attaccante di ruolo tra i ragazzi a disposizione di Piscedda. «E sono contento che in finale abbia fatto gol, se l’è meritato». C’è Francesco Bergamini, giovanili del Bologna, andrà all’Arezzo, è iscritto a giurisprudenza, dovrà preparare l’esame di diritto privato per fine settembre. «Finora quando si diceva Corea noi italiani pensavamo sempre alla disfatta del ‘66 o a quella della nazionale del Trap nel 2002. Magari con la nostra impresa Corea da oggi in poi significherà anche qualcosa di bello». Hanno vinto, a diciotto anni dall’ultima volta, era il 1997 e anche quella volta l’avversario era la Corea del Sud. Chiude Piscedda: « E allora è giusto ringraziare tutto lo staff. Il mio vice Alessandro Musicco, l’allenatore dei portieri Paolo Onorati, il preparatore atletico Mario Lodi, il prof Franco Bragonaro, i fisioterapisti Umberto Improta e Riccardo Da Re e i magazzinieri Gianfranco Brivio e Fabio Feratti». Appello fatto, Universiadi vinte.