Bronzo dalla 4x100 di Magnini E Tania vince la terza medaglia
Gli azzurri in coro: «Filippo è stato fenomenale»
« Portami più vicino che puoi e poi ci penso io?». Sono cose che si dicono per caricare un compagno ma il bello è che Magnini l’ha fatto davvero, in una finale mondiale: « Lo racconto solo perché è andata bene?» ride felice e soddisfatto. Santucci e Magnini dividono la stanza e da ieri anche il bronzo della 4x100 stile libero. Missione compiuta.
«Portami più vicino che puoi e poi ci penso io». Sono cose che si dicono per caricare un compagno ma il bello è che Magnini l’ha fatto davvero, in una finale mondiale: « Lo racconto solo perché è andata bene» ride felice e soddisfatto.
Santucci e Magnini dividono la stanza e da ieri anche il bronzo della 4x100 stile libero. Missione compiuta: Dotto e Orsi tengono gli azzurri in corsa per il podio fino a metà gara, l’altra metà della medaglia è di Santucci e Magnini. Il primo non è perfetto, travolto dalle onde di Morozov (46.95 lanciato) ma l’azzurro tiene botta e fa quello che gli chiede il capitano: Italia e Brasile partono insieme al cambio dei 300 metri e si giocano il bronzo.
Lì vedi la differenza tra un atleta normale e uno che nell’atmosfera del Mondiale ci sguazza come nella Jacuzzi di casa: a 33 anni il capitano ribalta decine di vittorie costruite sulla seconda parte di gara e ribalta pure il Brasile. Il vantaggio che scava nei primi 50 metri è quasi di un secondo e se lo porterà fino alla fine (22.18 a metà gara, 47.55 alla fine). Re Magno ridà lustro alla sua corona di campione del mondo a distanza di 10 anni, parla di «vittoria di squadra» ma quando sfilano gli altri tre azzurri con il bronzo al collo, diventa un coro: « Noi siamo stati nor- mali e anzi qualche errore lo abbiamo commesso, ma Filippo ha fatto una cosa fenomenale». «Ho scelto di partire forte - racconta Magnini - scherzando avevo detto che correvo il rischio di restarci e gli ultimi metri non finivano mai. Ho dato la vita ma siamo stati tutti bravi: Dotto alla pari con gli altri in prima frazione, con Orsi siamo saliti in zona medaglia, Santucci è una garanzia, lui è quello che fa il lavoro sporco e sapevamo che non avrebbe tradito. Domani (oggi, ndr) ho le batterie del 200. In qualche modo farò». OCCASIONE. Dovevano allinearsi i pianeti per centrare una medaglia con la staffetta veloce e ai due indizi del mattino mancava solo la prova. Il suicidio di Stati Uniti e Australia, entrambi fuori dalla finale, non toglie niente al valore del podio azzurro che erano lì quando serviva. Gli altri sono andati più piano, peggio per loro: « Non credo - prosegue Magnini - che alle Olimpiadi gli Stati Uniti ci faranno un altro regalo e sarà dura competere con il Brasile che gioca in casa ma noi abbiamo dimostrato di esser- ci. Devo ringraziare Matteo Giunta, il mio allenatore: non ero convintissimo della preparazione, quest’anno siamo andati in altura due volte e avevo qualche perplessità. Ma a volte bisogna stare zitti e ascoltare chi ti allena senza fare storie». RIVALI E AMICI. Orsi, Dotto e Magnini si sono scannati per tutta la stagione: in palio c’erano due posti nella gara individuale dei 100 stile libero. Dalle selezioni di aprile si era usciti con Orsi titolare e l’altro posto in ballo tra Magnini (secondo a Riccione) e Dotto (più veloce in staffetta). Che fare?
Ha deciso il ct Butini: a Kazan Orsi e Dotto nella gara individuale, Magnini solo nella staffetta. Il capitano non l’ha presa bene e l’ha detto, salvo poi rimettersi subito al servizio della Nazionale: quello di ieri è stato anche (o soprattutto) un piccolo-grande capolavoro di squadra, in cui gli interessi personali sono stati azzerati. Tutti insieme si sono spinti e aiutati in nome di un obiettivo superiore: la medaglia, la terza nella storia del nuoto italiano nella staffetta veloce. « E in due di queste tre c’è il mio nome, mi piace» chiude Magnini. «Per fortuna abbiamo cominciato bene - dice il ct Butini - qui sono arrivate medaglie da tutti i settori: sincro, tuffi, fondo. Ora ci siamo anche e noi e vogliamo continuare così».
Il capitano aveva detto a Santucci: «Tu portami più vicino possibile e poi ci penso io»