Corriere dello Sport

Insigne vota Napoli «Noi da scudetto»

«Sarri un grande tecnico, ce la giocheremo fino alla fine Con il 4-3-3 voliamo, lo chiedevamo anche a Benitez...»

- di Andrea Santoni

Lorenzo Insigne, che momento! Stendere il Milan a San Siro e uscire tra gli applausi di tutto lo stadio: compliment­i per altro meritati. «Che devo dire? Che mi fa molto piacere. Non capita certo tutti i giorni di essere applaudito dai tifosi avversari».

E lei cosa ha pensato, e cosa pensa adesso, qui a Coverciano? « Alla mia famiglia, che mi è sempre stata vicino; penso ai tanti sacrifici che hanno fatto loro e a quelli che ho fatto io... Sapete, a me non mi piaceva andare a scuola... dunque lavoravo la mattina e mi allenavo col Napoli nel pomeriggio...».

Tempi difficili «Sì, fare l’ambulante non è una cosa da poco. Vendevo vestiti, ma posso assicurarv­i una cosa».

Che cosa? «Che in casa c’è sempre stata allegria; noi quattro fratelli, anche se non avevamo niente, eravamo felici; e ora ci godiamo il momento; insomma, sono contento per me e per tutti noi».

Si sente arrivato al top? « No, questo è un punto di partenza, non ho fatto ancora niente, devo migliorare».

Ha avuto paura di doversi arrendere, dopo l’infor- tunio al legamento del ginocchio destro dello scorso novembre? « E’ stato un brutto periodo ma non mi sono mai abbattuto, diciamo che l’ho presa bene».

Diciamo che è tornato più forte, visti i risultati. Merito anche del nuovo ruolo? « Io dico questo: trequartis­ta o esterno, vi assicuro che do sempre tutto; con Sarri mai avuto problemi: nel 4-3-3 mi trovo molto bene».

La pensa così anche Conte. «E io spero di ripagare anche lui giocando».

Giocando così, lei e i suoi compagni potete arrivare allo scudetto «E’ presto per parlare di scudetto, abbiamo solo 7 partite alle spalle, dobbiamo andare cauti; di sicuro ci proveremo fino alla fine».

Per lei adesso aumentano aspettativ­e e pressione. «Credo di sì ma non sento alcun peso in più per questo».

La forza le viene dalla sua napoletani­tà: Insigne destinato a diventare una bandiera alla Totti? «Diciamo questo: io ho sempre dato il mio ok alla società per restare il più a lungo possibile; da ragazzo di Napoli e da tifoso del Napoli il sogno di tutti quelli come me era di giocare nel Napoli; io ci sono riuscito».

Non senza problemi. «Vero, ho avuto qualche problema con la tifoseria: tempi passati, ora continuo a dare tutto per fare felice la mia gente».

Certo, Benitez non pare averla aiutata in questa missione... « Ma io devo tanto a mister Rafa; con lui sono cresciuto molto nella fase difensiva, con il suo 4-2-3-1 che diventava 4-4-2; mi diverto di più adesso, è sicuro, ma non ho mai avuto problemi personali con Benitez».

Lasciando stare per il momento Benitez, in passato ci sono stati momenti in cui lei ha pensato di lasciare il Napoli? « Mai! So a cosa vi riferite: se ho risposto ai fischi dei nostri tifosi è solo perché io ci tengo a fare bene, e sono il primo a stare male se le cose non vanno bene per la squadra; così ho reagito male ma non ho mai voluto andare via».

Ma se adesso la società dovesse riassegnar­e la maglia numero 10, che fu di Maradona, le spalle di Insigne sono larghe abbastanza per indossarla? (sorride) « L’ho già detto a San Siro, domenica sera: non bisogna scomodare Diego, il più forte di tutti i tempi, io ho solo segnato la mia prima doppietta in serie A; se un giorno il Napoli dovesse rimettere la maglia numero 10 e io dovessi prenderla, quello sarà un peso e una felicità; ma sto bene col mio 24 e la 10 lasciamola nel cassetto».

Anche il Napoli di Benitez è stato messo nel cassetto: finalmente c’è una squadra messa in campo con il modulo giusto. «Rispetto a Benitez il cambio di modulo ci ha dato più sicurezza; noi avevamo provato a chiedergli­elo...».

Voi giocatori a Benitez? «Sì. Ora c’è Sarri che ci sta dando tanto, ci fa giocare bene, curando nei minimi dettagli gli schemi; noi lo stiamo seguendo con convinzion­e: è uno che capisce di calcio». Quando ve ne siete accorti, quando lo avete “riconosciu­to”? Perché all’inizio la sensazione era che ci fosse qualcosa che non funzionava, forse perché dubitavate di lui, che non aveva mai allenato in una grande piazza? «No, mai dubitato di lui; il discorso è semplice: l’Empoli lo scorso campionato giocava molto bene, molto meglio di tante grandi; per questo noi non abbiamo mai dubitato del suo valore; e fin dal primo giorno ci ha dato grande carica, ci ha trasmesso la sua grinta. Eppoi...»

Eppoi? «Si è dimostrato un grande! Lui credeva in un modulo, il 4-3-2-1 ma come tutti i grandi ha riconosciu­to l’errore e ha cambiato; insomma, lui ci dà molto e ci darà ancora tanto».

Insomma, voi avete ottenuto quello che Benitez non aveva concordato: chi è stato a parlare a Sarri? « Principalm­ente gli esterni: io, Mertens Callejon; in una squadra si parla, come del resto facevamo anche con Benitez; noi pensavamo che col 4-3-3 gli esterni si esprimesse­ro meglio; ma vorrei chiarire: siamo sempre stati tutti disposti a seguire l’allenatore. Sarri all’inizio mi ha chiesto dove avrei voluto giocare; e aggiungo che non era solo questione di modulo se i risultati non arrivavano; comunque il 4-3-3 è più giusto, ma l’intensità di gioco vale più del modulo».

Prima di Sarri lei, a Pescara, ha avuto un vero teorico del 4-3-3: Zeman. Ci sono differenze dal suo punto di vista? «Ogni allenatore esprime il proprio gioco interpreta­ndo un modulo; io con Zeman mi

sono trovato benissimo, ho segnato tanto; i movimenti d’attacco sono gli stessi; sono io che sono diverso».

Come? « I due anni con Zeman, tra Foggia e Pescara, ero giovane, un ragazzino lontano da casa per la prima volta; lui mi ha aiutato a maturare come uomo, non solo come giocatore. In questi giorni non l’ho sentito ma di sicuro mi sta seguendo».

Di quel grande Pescara qui in Nazionale, manca solo il suo amico Immobile. « L’ho sentito due giorni fa; era giù, non tanto per la

mancata convocazio­ne ma per il momento; siamo amici, anche fuori dal campo, io gli ho detto di non mollare mai lui è un grande attaccante e tornerà qui in Nazionale».

Dove potrebbe arrivare Jorginho. «Sta facendo bene nel Napoli, non spetta a me dire se verrà chiamato; io ne sarei contento perché sta dimostrand­o di poter essere qua».

Alla ripresa del campionato lei ritrova la Fiorentina. Un anno fa contro i viola lei si infortunò, adesso giocate per lo scudetto. « Lo ripeto, è presto. Questo

è un campionato equilibrat­o e la Fiorentina sta facendo bene; dopo aver battuto il Milan non c’è stato il tempo di parlare dei viola, io poi ero al doping... Ma in questi giorni il mister già starà parlando ai miei compagni di come affronatar­e al meglio questa sfida».

Insigne, per chiudere, ancora tatuaggi? «Ho superato i dieci: l’ultimo l’ho fatto 15 giorni fa».

Lo scudetto, il 10 di Maradona? « No: io, mia moglie e i miei due figli».

Gli allenatori «Devo ringraziar­e Rafa, ma adesso mi diverto di più Spero di ripagare anche il ct Conte»

Il nuovo assetto

«Con questo modulo mi trovo meglio. Sarri ha capito l’errore e ha cambiato»

La numero 10 «Non scomodiamo Maradona adesso Prenderla in futuro sarebbe un peso e una felicità»

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Lorenzo Insigne, 24 anni
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GETTY Lorenzo Insigne, 24 anni, ha già realizzato 5 gol in questo avvio di campionato con il Napoli

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