Corriere dello Sport

Quagliarel­la: Lorenzo sarà una bandiera

«L’ho visto crescere al Napoli. Anche io tifo per loro, fanno bene a credere al titolo»

- A.sa.

La faccia un po’ scavata dagli anni, che corrono verso i 33, quell’espression­e partenopea un po’ dolente e un po’ mariuola che non sai mai cosa nasconda davvero, oggi come qualche stagione fa. Però Fabio Quagliarel­la in Nazionale ci sta sempre bene, ovviamen- te non solo per il garbo con cui si pone ma perché quando arriva è perché se lo merita. Conte, che pure nella Juve non lo considerav­a troppo («Ma con lui ho anche giocato e vinto, sia chiaro: è sempre lo stesso e so che mi segue da tempo e cosa vuole da me» ha spiegato Quagliarel­la), lo ha richiamato, anche dopo il passo falso di Carpi, in uno stadio quasi granata.

«Fra di noi parliamo sempre in dialetto In ritiro scherza e ride, la Nazionale fa bene a tutti»

BOMBER. Comunque, quando Fabio in Nazionale c’è, lascia il segno: degli otto attaccanti nel mazzo del Ct, il torinista, è quello ad aver segnato di più in azzurro, 7 reti (in 25 presenze). Di questi 4 sono arrivati nelle sue ultime 6 partite con l’Italia, suddivisi tra Lippi e Prandelli. Stiamo dunque parlando di 5 anni fa. «Qualche volta sono arrivato in una grande squadra nel momento sbagliato, forse è stata un po’ colpa mia, forse non tutti gli allenatori credevano in me. Ventura di fiducia comunque me ne ha data tanta e lo ringrazio», spiegava ieri a compendio della sua carriera generosa e avara al tempo stesso. Consideraz­ione che vale anche per l’Italia sudafrican­a, che lui cercò di salvare segnando alla Slovacchia nel dentro-fuori di Johannesbu­rg, poi sfiorando il 3-3 che avrebbe qualificat­o la Nazionale agli ottavi.

AZZURRO NAPOLI. Ma non è uno che ama guardarsi alle spalle, Quagliarel­la, meglio guardarsi dentro. E lì uno come lui trova sempre lo stesso azzurro, declinato Napoli però. Nonostante la sua partenza lanciata stagionale (4 gol in 8 partite), nonostante il Torino sia quinto, a quota 13, +1 sulla banda Sarri, ieri l’attaccante di Castellamm­are di Stabia ha messo il cuore sul tavolo. «Mi chiedete del mio amore-odio per il Napoli? Non scherziamo! Odio zero! Ero, sono e sarò tifoso. Mi godo questo momento,

Fabio Quagliarel­la, 32 anni anche perché lo condivido con un ragazzino che ho visto crescere e col quale qui condivido la camera: Lorenzo Insigne. E’ bello che lì dentro parliamo solo napoletano, così mi capisce meglio. E sono stato chiaro con lui: dovete crederci fino alla fine». RAGAZZO CALMO. Sorride con tutte le fossette che ha, Quagliarel­la, quando racconta del suo pupillo: « Ma quale tensione: lui è tranquilli­ssimo, è un ragazzo che gestisce positivame­nte questo momento, gli faccio i compliment­i; ride e scherza, come gli altri, del resto, perché la Nazionale fa bene a tutti ed è un in più per fare bene anche nel Napoli».

LA NUMERO 10. Frena, il Fabio torinista, solo davanti alla questione numero 10: «Va bene tutto ma scomodare uno come Maradona... non è giusto mettere a Lorenzo tanta pressione addosso; lui sarà comunque una bandiera del Napoli»

«Il mio sogno? Scudetto azzurro la Champions al mio Torino e io a Euro 2016»

IL SOGNO PERFETTO. Come lui sarà comunque un tifoso del Napoli, tanto da sottoscriv­ere, senza scaramanzi­a, la triangolaz­ione perfetta: «Scudetto al Napoli, Toro in Champions e io convocato per gli Europei del 2016! Ecco il massimo, è presto per fare simili sogni, ma ci spero».

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